Vincenzo Terracciano
Beatrice
Beatrice di Vincenzo Terracciano è un cortometraggio insolito nel panorama del cinema breve italiano: da un lato perchè è un film che non ha paura di raccontare, dall'altra perchè è un corto, nobilissimo, che rischia di non apparire nemmeno nella filmografia del regista a causa della sua invisibilità: il negativo del film si è perso e rimangono solo copie in vhs nelle mani di alcuni amici. Il corto sembra essere destinato, ancor più di altri, nell'enorme stanza buia chiamata Dimenticatoio.
Ma se parliamo di questo corto realizzato dal regista napoletano una decinna d'anni fa non è solo per il fatto che lo abbiamo visto (e ci è piaciuto) ma anche perchè attraverso Beatrice si può parlare di un genere, quello del giallo-noir, elaborato dal cinema italiano.
La tradizione gialla italiana è certamente consolidata e viva in letteratura (Gadda, Frutttero e Lucentini, Lucarelli, solo per citare alcuni autori) e si inserisce in una "scuola mediterranea gialla" che si differenzia dalla detective story anglosassone principalmente per la maggiore passionalità e carnalità dei personaggi unite al cinismo e alle atmosfere decadenti proprie del genere. Il cinema italiano giallo raramente ha saputo raccontare questa passionalità unita alla quotidianità degli ambienti, più spesso affascinato dal thriller di stampo americano: vedi Bava, Argento, Soavi e pensiamo anche al siciliano Tornatore, che realizza un noir freddo, distaccato e metafisico come Una pura formalità.
Terracciano, in Beatrice, prova invece a raccontare una vicenda gialla all'italiana utilizzando il formato breve per avvicinarsi con semplicità alla storia cittadina (anzi casalinga) di Bice (anzi Beatrice) decisa a uccidere il suo ex-marito. Una donna con i capelli neri a caschetto arriva in una stazione, raggiunge un appartamento e aspetta stesa su un letto. I capelli neri sono in realtà quelli di una parrucca che nasconde la chioma rossa e folta di una bellissima Marina Giulia Cavalli.
La donna è decisa a litigare con il suo ex (che si scopre avere già una nuova storia d'amore); suonano alla porta: è la vicina che vuole parlare con la signora perché nel condominio ci sono stati i ladri. Le vicine di casa, si sa, sono tutte pettegole e un po' rompiscatole, e quella di Terracciano non fa eccezione: "La signora non c'è, è al mare...sono solo!" risponde l'ex-marito per zittirla e farla andare via. Ed ecco l'alibi. In questo modo innocente e casuale si viene a creare l'alibi per il delitto perfetto.
Terracciano è abile nel far capire allo spettatore le intenzioni della donna attraverso questa semplice e banalissima situazione quotidiana di vicinato. E in questa scena sta il senso del film: la possibilità dell'omicidio e del peccato non nascono da una costruzione razionale e fredda creata intenzionalmente dal protagonista (alla Hitchcock) ma da una vicina rompiscatole che senza saperlo diventa testimone preziosa che scagionerà la donna dal suo futuro omicidio. In questa poetica del giallo casalingo sta uno dei segreti della narrativa gialla italiana: luoghi di tutti i giorni, appartamenti un po' squallidi, personaggi un po' ignoranti e abitudinari.
Il corto di Terracciano si avvicina alla produzione gialla televisiva, a oggi la più interessante e vitale nell'ambito del giallo (pensiamo a Blu notte di Lucarelli, alla recente fiction del Comissario Montalbano, nel recente passato al commissario Sarti e nel passato un po' più lontano all'indimenticabile Maigret interpretato da Cervi) attraverso una messa in scena essenziale e un sapiente uso del montaggio alternato (Beatrice nascosta nella camera mentre il marito discute alla porta con la vicina). Si può perdonare in certi momenti un'attorialità un po' troppo sostenuta da parte dei protagonisti, considerata la banale e ovvia situazione drammatica di partenza (una coppia che ritorna a discutere intorno alla sua crisi).
Può risultare inutile a questo punto ricordare il colpo di scena finale con la telefonata della polizia che avvisa in segreteria telefonica che la casa al mare (là dove doveva stare Beatrice con il suo alibi di ferro) è stata visitata dai ladri: tutto Beatrice sta in quel dialogo un po' stupido e banale tra un uomo e una vicina di casa. In un dialogo in cui un uomo firma la sua condanna a morte.
BEATRICE
(Italia, 1994)
Regia
Vincenzo Terracciano
Sceneggiatura
Vincenzo Terracciano, Laura Sabatino