Pedro Almodovar
Tutto su mia madre: tutto sulle donne
di Cristina Dall'Igna
Con questo film Pedro Almodovar punta ancora una volta la cinepresa sull' universo femminile, abbandonando però, attraverso uno stile più maturo e brillante, i suoi caratteristici eccessi ed isterismi: Tutto su mia madre è un mix di dramma e divertimento, un vero e proprio melodramma capace di sprizzare sentimenti, convogliare emozioni e abbandonarsi alla passione senza mai eccedere con il sentimentalismo. Oppure, più semplicemente, è un film sulle donne: sulla loro capacità di fingere, sulla loro solidarietà, sulla maternità offesa. Gli uomini, i padri, vengono annullati e i superstiti hanno perso le caratteristiche maschili: il padre del giovane Esteban ha cambiato sesso e si fa chiamare Lola, il padre di Suor Rosa a causa di una malattia è completamente avulso dalla realtà e Agrado, trait d'union tra tutti i personaggi, è un transessuale. Questa mancanza di uomini, esplicita analogia a All About Eve di Mankiewicz a cui tra l'altro si ispira anche il titolo del film, viene compensata da un nucleo femminile molto forte.
Le donne di Tutto su mia madre sono dei simboli che incarnano in modo archetipico ognuna un aspetto diverso della femminilità: Manuela è la figura centrale, la personificazione stessa della maternità con la sua ostinata volontà di accudire il prossimo; Nina e in qualche modo Suor Rosa incarnano un'altra caratteristica molto femminile, l'istinto autodistruttivo: l'una attraverso la droga e la vita sregolata, l'altra attraverso un altruismo portato all'eccesso che scaturisce probabilmente da un bisogno di annullamento. Huma, la diva di teatro, personifica la quintessenza dell'esibizionismo e della vanità femminile, mentre Agrado somma il meglio di tutti questi mondi possedendo l'unica qualità utile a sopravvivere e ad accettare la durezza della vita: l'ironia, soprattutto verso se stessi. L'unico uomo che ha il diritto di entrare come tale in questa collezione di ritratti al femminile è il figlio di Manuela, Esteban, alter ego di Almodovar e rappresentante di un nuovo "genere" capace di amare veramente le donne. Purtroppo la sua morte in una delle prime scene del film (descritta dal regista madrileno con particolare talento iconografico ) sembra far perdere ogni speranza in questo senso, ma mette invece in gioco un altro dei temi fondanti di questo "Almodrama": la fatalità, il caso, caratteristica drammaturgica che percorre l'intera vicenda fino ad approdare ad una sorta di lieto fine, o, meglio, il ritorno all'ordine che ogni eccesso comporta. Fin dalle prime battute aleggia una sorta di pietas che alla fine riscatterà tutti, buoni e cattivi, incluso Esteban/Lola, il personaggio più melodrammatico del film e vero e proprio "portatore di morte": il senso 'materno' con cui abbraccia il figlio neonato prima di morire finisce per accomunarlo a tutte le madri, a tutte le vere donne del mondo, facendo della maternità un sentimento universale che non dipende più dal genere sessuale a cui si appartiene.
Almodovar ci presenta così una visione dell'esistenza grottesca e stoica, nella quale vita e morte, amore e fatalità si confrontano sullo stesso piano; il confine tra realtà e finzione è volutamente labile e da questa confusione solo le donne escono a testa alta, proprio per la loro straordinaria capacità di adattamento, per la loro grande apertura mentale e per quell' "abitudine ad improvvisare" che da sempre pare affascinare il regista: "Inizialmente – ha detto il regista - la mia idea era quella di fare un film sulla capacità di recitare da parte di determinate persone che attori non sono. Ricordo, da bambino, di aver visto questa qualità nelle donne della mia famiglia. Sapevano fingere più e meglio degli uomini. E grazie a simili menzogne riuscirono ad evitare più di una tragedia. Le donne fingevano, mentivano, occultavano, e in questo modo permettevano alla vita di scorrere e di andare avanti, senza che gli uomini ne fossero informati o l'ostacolassero". Tutto su mia madre è quindi un monumento di Almodovar alle donne, un omaggio alla loro forza, al loro coraggio e alla loro generosità.
TODO SOMBRE MI MADRE
(Spagna, Francia, 1999)
Regia
Pedro Almodovar
Sceneggiatura
Pedro Almodovar
Montaggio
José Salcedo
Fotografia
Affonso Beato
Musica
Alberto Iglesias
Durata
101 min