M. Night Shyamalan
The village
di Giuseppe Santagata
In un cinema che tende sempre più a distrarre che a far riflettere, i film di Shyamalan rischiano di passare inosservati. Attraverso una metafora che fa appello alle atmosfere, ai brividi del cuore e alla suspense, piuttosto che agli effetti speciali, il regista mette in scena un mondo accerchiato dal terrore di ciò che è oltre. Mostrando un confine (i pali di legno e le torce) che non presenta alcun tipo di recinzione, il film evidenzia la natura prevalentemente mentale dei limiti umani di fronte al trascendente. Ma The village è anche la moderna società occidentale terrorizzata e controllata dal potere attraverso il terrore. Con nemici, creati ad arte e resi mostruosi per tenere sotto controllo i movimenti e gli istinti liberali della popolazione.
L'esperimento condotto dall'ex docente universitario Edward Walzer (William Hurt) e dal consiglio degli anziani cerca utopisticamente, attraverso la creazione di un mondo artificiale, di preservare l'innocenza originaria dei primi americani, spostando indietro di un secolo la vita di un intero villaggio. Il quieto vivere non verrà turbato, purché si rispetti "il divieto". Nessuno deve avventurarsi nel bosco, nessuno deve portare il colore delle creature (il rosso), nessuno deve provocarle e meglio sarebbe se nessuno ne parlasse. La sceneggiatura, oltre alle frasi ad effetto come "Nascondi l'infausto colore", si concentra soprattutto sui dialoghi tra i due protagonisti, Joaquin Phoenix e Bryce Dallas Howard. La suadente "voce" del violino di Hilary Hahn accarezza, per tutta la durata del film, la trama e insieme alla maestria di Shyamalan ci spinge oltre i confini della paura, perseguendo l'innocenza della menzogna su cui si fonda la sopravvivenza di un intero mondo, che fugge dagli altri ma che non può scappare da se stesso.
Con un'opera complessa e politica Shyamalan, attraverso il terrore dell'ignoto, la paura istintiva e narcotizzante dell'oscurità (interiore) e la razionale xenofobia che cancella i desideri più intimi, propone una lucida ed illuminata riflessione sugli incubi del presente, lanciando un messaggio la cui natura politica è inevitabilmente chiara allo spettatore: il controllo della società tramite l'esercizio della paura genera i mostri della ragione. Il regista conosce e smonta i tormentati meccanismi della follia, attraverso la forza devastante dell'amore che frantuma ostacoli e barriere. La sua capacità di coniugare suggestioni differenti, dislocate su una ragnatela di sensazioni e sentimenti che hanno radici profonde e arcaiche - come la paura del buio, il terrore, l'amore -, è unica.
Impreziosito da un cast d'attori d'eccezione, che agisce sulla scena come parte di un ensemble teatrale, The village è curato minuziosamente in ogni singolo dettaglio. Il risultato è un film d'attesa e di scoperta attraverso "il buio del bosco", come se fossimo guidati dalla cecità della protagonista e succubi del labirinto delle sue stesse paure, ma è anche un film sulla forza dell'amore, sull'unico elemento capace di ergersi vittorioso sul male del vivere, sull'unica vera speranza per fondare un nuovo mondo.
THE VILLAGE
(Usa, 2004)
Regia
M. Night Shyamalan
Sceneggiatura
M. Night Shyamalan
Montaggio
Cristopher Tellefsen
Fotografia
Roger Deakins
Musica
James Newton Howard
Durata
108 min