Marco Tullio Giordana
Quando sei nato non puoi più nasconderti
di Endrio Martufi
Quando sei nato non puoi più nasconderti è uno sguardo sulla vita, uno sguardo che ci introduce lentamente all'interno di un mondo e di una realtà che troppo spesso si incontra e si scontra con una vita dal gusto amaro. Ma la tua vita è lì, e quando nasci hai il dovere di viverla, anche se otterrai in cambio solo dolore.
Marco Tullio Giordana (La meglio gioventù, I cento passi) torna nelle sale, stavolta accarezzando un problema che da tempo attanaglia la società italiana: quello dell'immigrazione e della vita dei clandestini. Lo tocca, lo sfiora, in modo tenue e garbato, ma in realtà non colpisce nel segno. Il regista milanese sceglie un input interessante, cercando uno spiraglio nel passaggio dalla ricca vita borghese alla disperazione dei clandestini in arrivo in Italia, e lo fa filtrando le devastanti immagini attraverso l'innocente sguardo di un bambino. Il piccolo Sandro, caduto in mare, trova la salvezza grazie ad un'imbarcazione clandestina che lo traghetta verso l'Italia, e allo stesso tempo verso un mondo a lui sconosciuto, un mondo disumano, crudele, che non ha rispetto per la vita umana.
È interessante vedere come Sandro possa trovare solidarietà all'interno di un ambiente dove la solidarietà non esiste, e come ciò lo spinga a stringere un'amicizia con due sfortunati viaggiatori. Ma dove porta alla fine questo viaggio? Verso un "comodo" ritorno alla vita borghese o piuttosto verso una più matura consapevolezza? Forse il viaggio porta verso un naufragio, che è - sfortunatamente per lo spettatore - il naufragio della storia, troppo carica di luoghi comuni per non perdersi inesorabilmente nelle maglie del pietismo. Marco Tullio Giordana perde le staffe, il film gli sfugge di mano, trasformandosi in un minestrone che nel mescolare troppi ingredienti perde ogni sapore. Dall'Italianità fatta di luoghi comuni e personaggi "tipici", al razzismo o al pregiudizio verso gli extracomunitari, passando attraverso il Dio denaro, per sbarcare infine nell'antro della prostituzione. Il voler dire tutto si scontra con l'impossibilità di farlo. E si perde nella retorica con la quale lo sguardo si posa sui poveri diseredati.
Da un punto di vista tecnico il montaggio appare lineare, forse volutamente garbato, così come le inquadrature, che esplorano con il massimo della delicatezza, quasi in modo accademico, privando tuttavia il film di spunti registici interessanti o degni di nota. C'è un flebile tentativo di recuperare il terreno perduto attraverso una buona e sapiente conduzione degli attori, tutti bravi nell'interpretare le emozioni che si susseguono nel film e nel comprendere le idee di un regista che a tratti appare troppo confuso. Ma tutto ciò non basta a far riemergere dal mare di retorica che ci fa annegare, senza scampo.
Il film scorre, e le immagini mostrano Sandro alla ricerca della verità, o semplicemente alla ricerca di una realtà, che troppo spesso viene omessa dal quieto vivere borghese. Ma la ricerca è confusa, si perde nei meandri del già visto e si schianta contro una massiccia dose di mediocrità. Non ci sono percorsi chiari, non c'è un punto di arrivo, ma solo tanta confusione. Così il film si spegne lentamente, e le luci della città svaniscono nel nulla, mettendo fine ad un film che non è mai realmente iniziato.
QUANDO SEI NATO NON PUOI PIÙ NASCONDERTI
(Italia/Francia/Gran Bretagna, 2005)
Regia
Marco Tullio Giordana
Sceneggiatura
Sandro Petraglia, Stefano Rulli
Montaggio
Roberto Missiroli
Fotografia
Roberto Forza
Durata
115 min