La vita è un miracolo PDF 
di Paolo Fossati   

In bilico tra allegria e allegoria Emir Kusturica torna a mostrare l'anima dei Balcani. Se nell'avventura di Super8 Stories il regista si era concesso una divertente divagazione nel territorio della docu-fiction, con La vita è un miracolo torna ai fasti della pura finzione naïf, riappropriandosi delle sue armi stilistiche migliori, ma anche più prevedibili. L'affresco in cui descriveva la genesi della sua "No Smoking Band", attraverso immagini del backstage di una tournée miscelate con l'intrecciarsi delle storie dei musicisti del complesso, rappresentava, dunque, uno sguardo fugace verso uno sperimentalismo autobiografico e musicale. Ora si riapre una porta sull'immaginario tipico del Kusturica più classico e conosciuto.

Facile, dunque, trovare le differenze tra le sue più recenti pellicole. Più sfizioso indagarne le analogie e i legami sotterranei. Forse non le leggi del caso, ma l'incedere lento e graduale dei sentimenti hanno spinto l'autore ad affrontare il doloroso tema del conflitto che ha insanguinato l'ex-Jugoslavia negli anni Novanta, argomento per forza di cose a sfondo autobiografico. É giunto il tempo di risparmiare dall'oblio le tristi vicende del passato recente e ne è maturata la consapevolezza passando attraverso la tappa intermedia del racconto realistico delle passioni personali e dei propri affetti. Dopo aver messo a nudo la propria anima artistica con la fusione di musica, cinema e vita, Kusturica (nato in Bosnia da padre serbo e stabilitosi successivamente a Belgrado) ha, finalmente, focalizzato l'attenzione sul dramma feroce della guerra. Non ha tentato l'impresa di descrivere complicati eventi storici, ma ha preferito tramandare le sensazioni umane, il prodigio della vita che scorre secondo la propria velocità, anche se minacciata dalla frenesia dei tempi.

Il nucleo della storia è costituito dall'innamoramento degli opposti. Un imprevedibile miracolo dei sentimenti che sorprende, primo tra tutti, proprio il protagonista dell'azione, l'ingegnere Luka, disperato da quando la guerra è giunta ad infrangere i suoi sogni: il progetto di costruire una linea ferroviaria che unisca Bosnia e Serbia, la carriera di calciatore di suo figlio Milos (chiamato alle armi e fatto prigioniero) e, indirettamente, l'idillio della sua vita matrimoniale. Luka è fermo, solo in una stazione fantasma dove continua a lavorare al plastico della sua ferrovia, curandolo come fosse un piccolo mondo ideale in attesa di realizzazione. All'apice della disperazione viene sorpreso dalla vita: esiste una possibilità di liberare suo figlio, scambiandolo con Sabaha, una ragazza musulmana che lui dovrà sorvegliare fino al momento della trattativa. Ma se ne innamora, e lei ricambia. Nuova energia nutre, temporaneamente, l'umanità dilaniata dalle bombe. Non è una soluzione definitiva, né collettiva. É un'allegoria della felicità, come il plastico lo è di un territorio pacifico e la ferrovia di una comunicazione perfetta. I simboli disseminati da Kusturica sono innumerevoli e ridondanti... partite di calcio si concludono con scontri tra tifoserie più efferati di battaglie, animali ostinati manifestano il loro carattere come fossero esseri umani, partite a scacchi giocate per sconfiggere la paura delle notti sotto i bombardamenti necessitano di collante alla base delle pedine, affinché esse si convincano a rimaner divise in due squadre, senza mescolarsi, impazzite e succubi delle vibrazioni causate da ogni esplosione.

L'ironia si traveste da allegria, provocando cortocircuiti tra finzione e realtà. Un esempio? Usciti dalla sala cinematografica scopriamo che il villaggio costruito dal regista Emir Kusturica a 250 chilometri da Belgrado come set per La vita è un miracolo non verrà smantellato. Al termine delle riprese il cineasta ha deciso di trasformare le scenografie montate nella regione collinare di Mokra Gora, sul confine tra Serbia e Bosnia, in una vera cittadina. Il plastico di Luka si trasforma in un mondo reale? Sembra proprio così, venticinque case di legno costituiscono il borgo, ancora senza nome, che diverrà un centro culturale ideato per approfondire discipline legate al cinema, alla musica ed alla letteratura. Un territorio appartenente all'immaginazione, visto sullo schermo cinematografico, si trasformerà in un reale laboratorio creativo. Si organizzeranno seminari ed eventi: il paese ospiterà chi vorrà soggiornare per periodi di studio oppure sia deciso a lavorare in modo stabile all'interno della struttura. Il progetto include la presenza di una chiesa, un cinema, un ufficio postale e una galleria d'arte. Kusturica si è già trasferito a vivere in questa nuova città, in attesa che si popoli e che il caotico folklore che caratterizza i suoi film si diffonda tra le vie. Osservando cinema, arte e realtà fondersi, come in Super8 Stories.

 


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