Quo vadis, baby?: del genere noir PDF 
di Barbara Lorenzoni   

E' vero che Quo vadis, baby?, ultima opera di Gabriele Salvatores, è tratto da un romanzo noir di Grazia Verasani pubblicato dalle edizioni 'Coloradonoir' destinate a lanciare nuovi autori di gialli e volute dallo stesso regista; è vero che lo spettatore è portato, sulle tracce e sugli indizi raccolti dalla protagonista, l'investigatrice Giorgia, a ricomporre gli elementi di un giallo risalente a sedici anni prima il tempo della vicenda, ma ciò che colpisce e interessa di più di questo film è il modo in cui rappresenta una tappa e forse una svolta nella filmografia di Salvatores. Salvatores, infatti, abbandonato il filone del viaggio di pura evasione (Marrakech Express, Puerto Escondido ecc.), in un altro tempo o mondo (Mediterraneo, Amnesia) o in un universo fantastico (Nirvana), come metafora della fuga dalla realtà e dalle responsabilità dell'età adulta e tema portante, anche se non unico, del suo lavoro, ha recentemente intrapreso strade per lui nuove, segno anche della sua maturità anagrafica, che disegnano contesti più raccolti e chiusi, in cui si usano parole di un linguaggio intimista, in cui al centro della storia non ci sono più gruppi di trentenni o quarantenni, o comunque protagonisti maschili, ma due bambini e ora addirittura una quarantenne.

Così Io non ho paura e Quo vadis, baby? hanno molto in comune: in entrambi i casi un fatto drammatico, da cronaca nera, innesca un'evoluzione, una crescita nel protagonista, nel primo film Michele, nel secondo Giorgia. Inoltre nel corso dei film sono rivisti, riletti, rielaborati i rapporti famigliari dei due protagonisti. E alla fine il fatto di cronaca, il dato diegetico in sé, è ciò che conta di meno. In entrambi i film, inoltre, il regista dedica grande attenzione a caratterizzare e a definire con dovizia di dettagli il contesto, l'ambiente di appartenenza dei due protagonisti, indulgendo alle suggestioni offerte dai testi di partenza e caricando ogni inquadratura del valore aggiunto del punto di vista 'generazionale', della capacità cioè di interpretare sullo schermo il costume, la musica, i colori della campagna del sud nell'Italia degli anni '70 di Michele, l'inquietudine esistenziale, la 'singletudine' metropolitana e introversa, ai nostri giorni, della quarantenne disillusa, Giorgia.

Quo vadis, baby? declina il genere noir sfiorando appena elementi canonici come i fatti di sangue, la suspense e i colpi di scena, perché i fili che intessono la trama del film sono fatti prevalentemente dei segreti di una famiglia della media-borghesia italiana, da ricordi inconfessati. La detective Giorgia, impiegata nell'agenzia del 'capitano Cantini', come è chiamato da lei il padre ex-carabiniere, è spinta dal contenuto di un anonimo e voluminoso pacco recapitatole, a indagare sulla sorella Ada, suicida sedici anni prima e da allora enigma irrisolto che ha segnato la sua vita. Questo non è che il punto di partenza per l'indagine più difficile e spinosa che Giorgia abbia mai affrontato, ma è evidente che non è la vicenda noir in sé a interessare Salvatores, lo si capisce dalla prima sequenza, quella che, con il breve flash del filmino in superotto, restituisce uno spaccato della famiglia di Giorgia e Ada: apparente serenità fatta di feste di compleanno, giochi e piccoli saggi domestici di Ada come ballerina. Qui c'è già una prima chiave di lettura per tutto ciò che lo spettatore sta per vedere nel film, c'è l'infanzia di quella ragazza che poi riemergerà dal passato nello schermo televisivo di Giorgia e che si presenta, bambina, estroversa e sicura di sé, diversa dalla tranquilla e riccioluta sorella.

Il tema centrale del film consiste nella dolorosa rilettura del passato famigliare di Giorgia, nella necessità per lei di riaprire vecchie pagine in cui affondano le radici del suo modo di essere, e quindi della sua condizione attuale, e nella difficoltà di affrontare realtà non solo impreviste ma neanche lontanamente immaginate. Un percorso in cui alle scoperte sul periodo in cui Ada, a Roma, aveva cercato di sfondare come attrice e documentava parlando ad una videocamera i suoi fallimenti e la sua acuta crisi esistenziale, si affiancano avvenimenti della vita privata di Giorgia che alla vita di Ada finiscono col ricollegarsi.

I piani dell'investigazione e quello personale si intrecciano continuamente e attraverso essi Giorgia riesce a mettere insieme le tessere di un puzzle che si fa via via più chiaro, riguardo alle ultime ore di vita di Ada, ma che è soprattutto una sorta di analisi che ricompone le dinamiche psicologiche interne alla sua famiglia. La casa di Giorgia, dove non avvengono grandi rivelazioni ma dove si consuma la sofferta visione delle cassette contenute nel pacco, in cui Ada mostra senza pudore i segni delle sue frustrazioni, è una sorta di cupa tana che nei suoi colori scuri rispecchia le inquietudini,le insoddisfazioni, forse i sensi di colpa che imprigionano la coscienza di Giorgia che fino a quel momento ha maturato un lieve risentimento verso la sorella che non dava notizie di sé. Nell'antro oscuro in cui si rifugia, Giorgia metabolizza e cerca una giustificazione a tutto quello che la assale fuori: la notizia che l'autopsia della sorella risulta sparita, il silenzioso inseguimento di un suo cliente divenuto assassino, l'incontro con Berti, l'incontro a Roma con la vecchia amica di Ada, gli scontri verbali con il 'capitano'. Nell'antro oscuro rivede, mentalmente, il suo personale filmino dell'infanzia sua e della sorella che ha sempre percepito come suo opposto, mentre la presenza discreta del suo gatto bianco le ricorda che la propria vita potrebbe virare verso un colore più chiaro per staccarsi finalmente dallo sfondo scuro della sua casa, come fa il gatto, oltre al fatto che la realtà non è mai di un solo colore.

Ma anche quello che sta fuori, l'uggiosa e nebbiosa Bologna che gli esterni restituiscono, rispecchia, così connotato, gli umori di Giorgia, in forte contrasto con gli interni luminosi della casa di Ada e degli esterni di Roma quando Giorgia vi si reca a incontrare Anna. Infine il suo look, decisamente dark e volutamente trasandato, esteriorizza quanto di ombroso e irrequieto ci sia nel suo animo. Il mondo di Giorgia è così bene tratteggiato e definito, la macchina da presa è talmente solidale con lei che lo spettatore fatica a interessarsi al dramma di Ada se non in quanto vissuto a distanza di tempo da Giorgia e quindi mediato dal filtro emotivo che è in lei. Gli stessi nuovi elementi che portano luce sul mistero di Ada e che sono comunque dati come passi avanti dell'indagine, nell'economia della narrazione, sbiadiscono di fronte al dramma e poi alla catarsi che provocano nell'animo di Giorgia. Tanto è vero che la verità definitiva e completa sulla sera in cui Ada si è uccisa viene mostrata dal televisore di Giorgia agli spettatori, e agli spettatori non può non essere data, nella sequenza finale del film, quando Giorgia è già uscita e la riconciliazione della protagonista con se stessa è già avvenuta, come dimostra il cambiamento se non altro delle sue abitudini alimentari.Così Salvatores sceglie di rendere onniscienti solo gli spettatori, alla fine del film, e questa non è una soluzione convenzionale in un noir.

Altro tema del film , si potrebbe dire sottotraccia, è il cinema stesso più volte citato dalle due sorelle, da Giorgia che lo detesta, da Ada che avrebbe voluto farlo, inoltre evocato dalle locandine di Jules et Jim, I pugni in tasca e Blow up, dal mestiere di Berti, critico cinematografico e in passato regista mancato, dalle immagini di Ultimo tango a Parigi a cui Berti ruba, nel suo corteggiamento di Giorgia, come aveva già fatto con la sorella, la frase pronunciata da Marlon Brando, che dà il titolo al film, e dalle immagini di M, il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang. In realtà, sia il film di Bertolucci sia quello di Lang aiutano Giorgia a capire, a orientarsi tra le nuove realtà che ha scoperto, come a dimostrare, se ce ne fosse bisogno, che il cinema, film dopo film, semina tanti spunti di riflessione, almeno quanti sono gli spettatori che si ritrovano ogni volta in una sala.E poi, a rincarare la dose, c'è la presenza ossessiva, ingombrante in senso letterale e figurato per Giorgia, di quelle videocassette registrate da Ada, sorta di testamento per immagini, diario intimo spietato che è un piccolo film dentro al film.

Quo vadis, baby? è infine un caso cinematografico per come è scaturito dalla riuscita e curiosa combinazione, nella sua genesi, di differenti talenti che per l'occasione hanno collaborato e, almeno in parte, si sono scambiati i ruoli. La protagonista del film non è interpretata infatti da un'attrice protagonista, bensì da una cantante prestata al cinema, Angela Baraldi,che tra l'altro canta nel film Impressioni di settembre della PFM, mentre l'autrice del romanzo, Grazia Verasani, vanta nel suo curriculum anche esperienze di cantante e doppiatrice.

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.