Blind Mountain PDF 
Emanuele Scansani   

Mang Shan (Blind Mountain, per il mercato internazionale) è uno dei film più interessanti che l’industria cinematografica cinese ha prodotto negli ultimi tre anni. Pur senza ottenere premi al Festival di Cannes del 2007, il film, realizzato con capitali ridotti, accresce la sensazione che il cinema d’autore cinese non si sia spento dopo i gloriosi successi della cosiddetta “quinta generazione”.

Nonostante la trama del film pecchi di un’eccessiva semplicità narrativa, pur evitando di cadere nel puro cliché, la luce che getta sull'amara realtà della condizione della donna nei villaggi di certe remote aree di campagna della Cina porta in superficie un problema sociale a cui è difficile credere, dietro lo schermo dello sviluppo cinese a due cifre. Lascia sorpresi, infatti, il vedere scene che a tratti richiamano la claustrofobica durezza di Jagdszenen aus Niederbayern (Scene di caccia in bassa Baviera, Peter Fleischmann, 1968), in un film che racconta la prigionia di una giovane di città laureata e venduta come moglie e schiava ad una famiglia di contadini nella Cina del ventunesimo secolo. In altre parole: la storia è semplice (e si limita a raccontare tre tentativi fallimentari di fuga della donna), ma la scioccante freddezza con la quale è descritta la realtà contadina illumina la sensibilità artistica di Li Yang, regista del film e originario della provincia dello Shaanxi, dove la storia è ambientata.

Ed è proprio lo stile del'autore, fortemente influenzato dal neorealismo italiano, a regalare le prospettive più belle in questo suo secondo film. Li Yang, apprezzato da molti in Cina (anche se con timidezza) per il suo saper raccontare con delicata crudezza lil volto nascosto dello sviluppo del paese, appartiene, almeno formalmente, alla “sesta generazione” (i registi succeduti ai monumentali superstiti/testimoni di Piazza Tienanmen), pur dimostrando una maturità superiore agli altri. Il suo film precedente, Blind Shaft (2003), è stato bandito dalle autorità per l'occhio crudo gettato sull'industria mineraria cinese, mentre Mang Shan è stato distribuito in Cina soltanto dopo diversi tagli, che a conti fatti alterano completamente lo stile narrativo del film, cambiandone radicalmente il tono. E il finale, con la polizia che salva la donna e le altre mogli/schiave del villaggio, è lì a dimostrarlo.

Mang Shan presenta uno stile a tratti documentaristico, con lunghe sequenze che ritraggono la vita della comunità contadina, impressa anche nei volti affaticati e nei colori dalla magistrale fotografia del maestro di Taiwan Ling Jong, per anni assistente di Ang Lee. Al contempo, la musica strumentale tradizionale riesce ad accrescere il senso di autenticità. Ma quello che impressiona ancor di più è la capacità del regista di saper mescolare con soave maestria il talento artistico della bella attrice professionista Huang Lu, nella sua caratterizzazione di Bai Xuemei, con lo sguardo neorealista sulla vita della comunità contadina, sfiorando momenti di alta poesia, come quello che vede la stessa Bai Xuemei avvolgere con una tenera camicia un bambino cui darà lezioni scolastiche in una sordida stalla (lo stesso bambino che la aiuterà poi a mettersi in contatto con la sua famiglia), o quando implora dal profondo del cuore il postino in bicicletta di spedire le sue lettere anche se non ha un soldo per pagarlo.

Tuttavia, lo spettatore dovrebbe evitare di cadere nell'errore di giudicare il film (e la Cina) unicamente dal punto di vista della condizione della donna, poiché la storia descrive pratiche in fase di lento abbando o addirittura assenti dalla realtà delle grandi megalopoli della costa, dove peraltro a volte la condizione della donna rimane comunque difficile. Il giudizio finale  resta dunque molto positivo, sia per la capacità del regista di saper trarre dal neorealismo italiano del dopoguerra la miglior lezione in fatto di sensibilità artistica sia per l'incredibile talento artistico dell'attrice protagonista.

TITOLO ORIGINALE: Mang Shan; REGIA: Li Yang; SCENEGGIATURA: Li Yang; FOTOGRAFIA: Ling Jong; MONTAGGIO: Li Yang, Mary Stephen; PRODUZIONE: Cina; ANNO: 2007; DURATA: 95 min.

 


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