From Hell - La vera storia di Jack lo Squartatore PDF 
di Barbara Rossi   

"Un giorno gli uomini si renderanno conto che sono stato il precursore del XX secolo".
Parola di Jack "The Ripper", lo Squartatore.

Nella Londra fumogena, perennemente annebbiata, oscura del 1888, nel quartiere malfamato di Whitechapel, pullulante di miserabili d'ogni genere, prostitute, truffatori e di altre ben più inquietanti presenze, gli incubi non finiscono all'alba. Anzi, dopo essere rimasti latenti e come sospesi nella fioca, pallida luminosità del giorno, si scatenano nel suggestivo tramonto rosso sangue con la virulenza di certe epidemie dell'epoca.

Non c'è luce nella più recente fatica dei giovani fratelli Hughes, la terza dopo Nella giungla di cemento (1993) e Dollari sporchi (1995), entrambe drammatiche quanto emblematiche storie d'emarginazione e violenza sullo sfondo di un'America corrotta e corruttrice: Peter Deming, direttore della fotografia con esperienza in horror (La casa II, 1987; Scream II, 1997, e Scream III, 2000), responsabile delle cupe atmosfere di due film di David Lynch, Strade perdute (1996) e Mulholland Drive (2001), è superlativo nel restituirci una città dal volto crepuscolare e umbratile, attraversata solo sporadicamente dai flash accecanti dei primi apparecchi fotografici, dalle luci traballanti delle strade, dai riverberi di candele e lampade a olio negli interni, oltre che dai lampi delle visioni all'assenzio dell'ispettore Frederick Abberline (Johnny Depp).

E se gli stati allucinogeni di quest'ultimo in una fumeria londinese ci ricordano le analoghe condizioni sceniche di Noodles/De Niro in C'era una volta in America (1984) di Sergio Leone, se la fosca messinscena, non priva di ovvietà, accomuna From Hell a numerosi film antecedenti dentro e fuori dal genere (nel cinema moderno il topos visivo della città corrotta si ritrova in Blade Runner, 1982, di Ridley Scott), non c'era tuttavia maniera migliore per descrivere il teatro di alcuni fra i più efferati omicidi seriali del XIX secolo.

La pellicola - il cui soggetto è stato tratto dal romanzo a fumetti di Alan Moore e Eddie Campbell - presentata fuori concorso alla cinquantottesima Mostra del Cinema di Venezia, racconta una fra le tante ipotetiche verità sull'inquietante vicenda dell'uomo ribattezzato "Jack lo Squartatore", il feroce omicida di cinque prostitute nella Londra di fine '800 la cui misteriosa identità è divenuta leggendaria.

La trama, drammaticamente plausibile, rispetta nel suo sviluppo le convenzioni narrative del genere, assicurando ritmo, alta tensione, suspence al tutto, fra la crudezza realistica della rievocazione del quadro vittoriano (sulla scia di Dickens e dei romanzi popolari inglesi e francesi dell'epoca), in cui l'orrore è riflesso dappertutto, dai volti, dagli oggetti, da certi terribili sguardi che provengono dal fuori campo e l'estrema pubblicitaria dinamicità dello stile, con inflessioni verso l'espressionismo cinematografico.

Fra gli attori, notiamo l'eleganza mefistofelica di Ian Holm nel ruolo di Sir William Gull e la perfetta assuefazione di Johnny Depp nell'ennesimo ruolo baudelairiano dai tempi de Il mistero di Sleepy Hollow (1999) di Tim Burton.

Notazione per cinefili: l'inquadratura del profilo di Jack che si staglia sul muro della stanza da letto della sua ultima vittima richiama alla memoria una scena analoga da La morte corre sul fiume (1954) di Charles Laughton.

Apprezzabile, dunque, questo film di ambientazione ottocentesca, girato a Praga sfruttando gli espedienti fotografici più innovativi: un viaggio nell'inferno londinese della seconda rivoluzione industriale, non così diverso da certe degradazioni urbane dei nostri giorni. A riprova del fatto che la vera perversione è sempre e soltanto dentro il cuore umano.

 


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