Big Fish PDF 
di Valentina D'Amico   

Il potere del racconto fantastico, la magia della fiaba nella sua forma più pura: questo è, in sintesi, l'ultimo film di Tim Burton. Dopo schizofrenici uomini-pipistrello, pierrot dark che recidono ciò che toccano, alieni anarchici e distruttori e scimmie guerrafondaie, Burton offre un omaggio entusiastico e toccante nei confronti del cinema inteso nella sua vera essenza, quella di racconto per immagini, capace di creare mondi più veri della realtà, più grandi della vita stessa. Abbandonati gli universi cupi e gotici di Gotham City o di Sleepy Hollow, il regista si immerge nel profondo Sud degli Stati Uniti solare e colorato per narrare la vicenda di Edward Bloom (Albert Finney), padre di famiglia, ma soprattutto abilissimo story-teller. La sua presenza ingombrante e la personalità esplosiva lo portano ad entrare in contrasto e ad interrompere i contatti col figlio William (Bill Crudrup), fino a quando una malattia non spingerà i due uomini a riavvicinarsi.

Il percorso risulta difficile e doloroso, la sofferenza e le incomprensioni sono sempre dietro l'angolo, ma pian piano William riuscirà a mettere da parte i suoi pregiudizi e a penetrare nel magico mondo del padre, mondo fatto di giganti, di streghe con un occhio solo, di licantropi e poeti, di gatti acrobati ed affascinanti gemelle siamesi, di imprese eroiche e di un amore infinito per Sandra (Alison Lohman/Jessica Lange), la donna con la quale Edward trascorrerà il resto della vita. Viaggiando continuamente tra presente e passato, tra realtà e fantasia, tra ricordo e mito, lo spettatore esplora attraverso lo sguardo entusiastico e fiducioso del giovane Edward (Ewan McGregor) il profondo Sud, col suo sole caldo, i fiori gialli, le atmosfere sonnolente, le linde cittadine di provincia (in particolare la paradisiaca Spectre, che Burton, con fare sornione, ha definito molto simile a Burbank , la cittadina californiana in cui lui è cresciuto) incontrando un'umanità varia e sorprendente, una schiera di freaks che stavolta, però, a differenza delle pellicole precedenti più cupe e malinconiche, vengono accolti bonariamente fino a trovare ognuno il proprio posto nel mondo. Un film avventuroso quindi, che costringerà a ricredersi tutti coloro che hanno spesso accusato il regista di non saper raccontare una storia; un mondo colorato dove molteplici sorprese si annidano dietro ogni angolo e dove un lieto fine è ancora possibile. Ma c'è di più.

In Big Fish, Burton riesce a scandagliare in profondità l'animo umano, a fotografare con grande delicatezza un rapporto padre-figlio tormentato da molteplici incomprensioni che diventa più intenso, più vero proprio nel momento della morte, quando il grande pesce che ha accompagnato la nascita di William torna ancora una volta per condurre Edward via con sé, nelle acque profonde di quel fiume che ha scandito il ritmo della sua esistenza. All'interno di Big Fish non mancano omaggi ai grandi maestri del passato che Burton da sempre ammira e a cui spesso fa riferimento, da Tod Browning (Freaks) a Fellini, del quale il regista ama la fantasia sfrenata e il senso di gioia di vivere, inoltre la pellicola ospita anche autocitazioni, come il bosco incantato e la strega (Sleepy Hollow), i colori vivaci e le geniali invenzioni (Pee Wee s Big Adventure), i cimiteri (onnipresenti nei suoi film). Un doveroso riconoscimento, infine, nei confronti di tutto il fantastico cast (notevole la presenza in ruoli minori di Danny De Vito, Helena Bonham Carter e Steve Buscemi), che Tim Burton, da sempre ottimo direttore di attori, ha scelto con grande intuito: gli attori si sono perfettamente calati nell'atmosfera fiabesca di un film che fa ridere e piangere, che commuove e fa riflettere, riuscendo a toccarci nel profondo della nostra anima.

 


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