Swimming Pool PDF 
di Gloria Misul   

Il trentaseienne regista Ozon continua ad essere sedotto dall'universo femminile e dalle storie che esso può generare. Se nel suo penultimo lavoro (Otto donne e un mistero) le donne ad agire sullo schermo erano ben otto, qui sono state ridotte a due, ma il "mistero" non ne ha risentito. La narrazione prende avvio dalla crisi creativa di Sarah Morton, affermata giallista inglese, stanca di Londra e del proprio alter ego letterario. Il suo editore, John Bosload, le offre di soggiornare per qualche tempo nella sua villa a sud della Francia, nel Luberon, per poter riacquistare l'ispirazione perduta e prepararsi a nuovi impegni. La tranquillità dei primi giorni però viene interrotta dall'arrivo di Julie, l'inattesa figlia dell'editore: la disinvoltura delle sue abitudini quotidiane e sessuali inizialmente irritano la flemmatica scrittrice, ma il rapporto che si stabilisce man mano tra le due protagoniste ne influenzerà i rispettivi atteggiamenti, innescando un ambiguo scambio tra realtà e fantasia.

François Ozon ha esordito alla regia con "Sitcom", passato alla Settimana della Critica del Festival di Cannes nel 1998, mentre "Gouttes d'eau sur pierres brûlantes" ha vinto il Teddy Award come miglior film al Festival di Berlino del 2000. Ancora Berlino ha visto la presentazione di "8 Femmes" nel 2002 e "Swimming pool" è stato in concorso al Festival di Cannes di quest'anno. Insomma, un curriculum di tutto rispetto per questo autore d'oltralpe che continua a dimostrare la sua abilità dietro la macchina da presa, qui utilizzata per raccontare una fuga dal mondo reale. Sarah, infatti, una perfetta e coraggiosa Charlotte Rampling, ha bisogno di isolarsi nell'anonimità della campagna francese per poter ricominciare a scrivere. La realtà però arriva improvvisamente a notte fonda con le sembianze di Julie (Ludivine Sagnier), una maliziosa "french beauty" in grado di sovvertire le regole che questa donna si è imposta.

A destabilizzare ulteriormente il suo mondo essenziale e rigoroso concorre anche la figura di Frank, il cameriere del bar del paese, simbolo di desiderio e di intrigo. Queste due realtà diventano, così, parte del progetto creativo dell'autrice, in cui le traiettorie cambiano continuamente. Julie diventa la sua ispirazione e il film acquista una dimensione metalinguistica, cioè la creazione (filmica) di una creazione (letteraria). Quando questo processo ha inizio la m.d.p. riprende il profilo di Sarah, intenta a scrivere, riflesso all'infinito in uno specchio, simbolo di una genesi costante del meccanismo artistico. Esso però si completa solo quando Sarah decide di fare un bagno in piscina, lo spazio che caratterizza Julie e da cui l'ospite inglese all'inizio della storia si tiene lontana, considerandola solo una fonte di batteri. La nostra lolita invece ci trascorre buona parte delle sue giornate, come se fosse il suo habitat naturale, ed è proprio ai suoi bordi che essa consuma il delitto di Frank. Portato da lei a casa una sera, cerca di sedurlo per distoglierlo dal fascino di Sarah, ma l'uomo non accetta le avances della ragazza che, presa dalla rabbia, lo uccide spaccandogli la testa con una grossa pietra. La scrittrice non assiste all'omicidio ma ne ricostruisce la dinamica mettendosi in cerca di Frank il giorno seguente, quando lui stranamente non si presenta al lavoro. L'antagonismo tra le due figure femminili a questo punto diventa complicità: la ragazza confessa la sua colpevolezza e per un momento vede in Sarah sua madre, appartenente ad un passato abbastanza nebuloso. La scrittrice abbandona definitivamente la sua insofferenza e l'aiuta a far sparire il cadavere. Qui la narrazione si conclude solo in apparenza, il regista vuole perturbare la logica dello spettatore ed inserisce un finale in cui l'immaginazione si travasa nella realtà, ridisegnando l'intero equilibrio filmico e letterario.

La posizione frontale della m.d.p. segue Sarah nei suoi vari gesti quotidiani: dapprima a Londra, illustrando il suo rapporto con il lavoro e con l'editore, il suo universo familiare, la sua convivenza con il padre anziano in una plumbea solitudine. Poi si sposta con lei in Francia e con l'organizzazione del suo nuovo lavoro, acquistando il ritmo di tutto ciò che concorre al processo creativo della scrittura. La messa in scena è volutamente ambigua, perché dispone la realtà e l'illusione sul medesimo piano, ma non fa altro che rispecchiare le tappe della creazione artistica, dove "tutto si mescola molto rapidamente. Raccontando una storia e filmandola, il processo d'identificazione con i personaggi è tale da entrare totalmente nella loro logica e nei loro sentimenti" (1). In questo caso la contaminazione tra le due figure femminili è reciproca: Sarah abbandona progressivamente la propria freddezza a favore di un atteggiamento più femminile e disponibile, Julie invece perde il proprio aggressivo esibizionismo riacquistando genuinità e freschezza.

La fotografia, diretta da Yorick Le Saux, esalta la geometria spaziale della villa e coglie le corrispondenze tra i diversi soggetti, mentre il film cambia ad ogni loro nuovo ingresso, giocando con la straniante e ingannevole natura del cinema.

(1) Tratto da un'intervista rilasciata dal regista sul sito ufficiale http://www.françois-ozon.com

 


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