Vacanze in maschera: Verso il sud di Laurent Cantet PDF 
Marianna Marino   

Il terzo lungometraggio di Laurent Cantet dichiara immediatamente il suo tema aprendosi con l'offerta di un corpo, di una persona, attraverso la scena in cui una misteriosa signora propone ad Albert - il proprietario dell'albergo che fungerà da ambientazione principale del film - di prendere con sé la propria figlia. Dinanzi al rifiuto dell'uomo, la donna ribatte: “Ci sono maschere buone e maschere cattive, ma tutti indossano delle maschere”. Viene in mente Pelle nera, maschere bianche, il noto saggio di Frantz Fanon (anch'egli di origine caraibica) sul colonialismo della psiche e dell'immaginario. La minacciosa terza persona plurale che ricorre nelle riflessioni timorose della donna può assumere, infatti, diverse valenze. Potrebbe indicare i numerosi militari in tuta mimetica all'aeroporto, gli uomini della dittatura di Baby Doc Duvalier (i Tonton Macoute - “uomini spettro” - infiltrati in borghese tra la popolazione), o gli americani, che da occupanti si sono trasformati in turisti (pur sempre pericolosi).

Cantet abbandona le atmosfere delle sue prime opere, ovvero Risorse umane (1999) e A tempo pieno (2001) - che presentavano scenari francesi, protagonisti maschili e problematiche contemporanee legate alla precarizzazione del lavoro - per passare a un film “d'epoca” (Haiti, anni Settanta), e soprattutto al “femminile”.  Verso il sud trae origine dall'adattamento di tre novelle di Dany Laferrière, autore haitiano trapiantato in Québec, e presenta l'inserimento di alcuni ritratti-monologhi riservati a una focalizzazione sul retroterra sia geografico che privato dei protagonisti: le tre nordamericane, Brenda, Ellen e Sue, e Albert, che tuttavia, al contrario delle donne, non parla ad alta voce nella sua stanza, sguardo dritto in camera, ma silenziosamente mentre è intento al lavoro in cucina. Tali inserti rivelano il gioco di travestimenti intrapreso sullo sfondo della spiaggia, nel contesto delle conversazioni frivole, scherzose o falsamente cortesi. Le maschere evocate all'inizio si configurano come merce di scambio nel gioco della dominazione economico-sessuale. “Qui tutto è diverso”, “Qui si diventa diverse”: se le turiste si prendono una vacanza dalla loro insicurezza e/o solitudine di donne di mezza età, i giovani ragazzi che le accompagnano si improvvisano amanti passionali e spensierati, malgrado lo scenario di povertà e terrore che li circonda. Questa fluidità identitaria si mostra anche all'interno del gruppo femminile: Brenda, da timida e repressa, sceglie alla fine di viaggiare da un sud all'altro, mentre l'inizialmente cinica e disinvolta Ellen scopre dolorosamente una fragilità che pensava di aver definitivamente escluso, e rientra nella sua Boston. L'intreccio di lingue della versione originale (francese, inglese, creolo) sottolinea bene le frontiere presenti in questa moltitudine, aspetto che ovviamente si perde nella versione italiana dove tutti condividono lo stesso idioma e lo stesso accento, tranne rare eccezioni, come nel caso di qualche brano in inglese per lo più ridoppiato in stile corso con audiocassetta.

Anche qui, in fondo, il tema del lavoro è presente (Legba, urtato dalla reazione meravigliata della madre di fronte a una cospicua mazzetta di banconote, ribatte: “Io lavoro!”), seppure in una forma “non regolare”. Il problema del turismo sessuale non è affrontato con un'aura di squallore, nè di condanna verso gli approfittatori (o, meglio, le approfittatrici) o di pietismo nei confronti delle vittime. Ha quasi l'aria di uno scambio equo non privo di umanità (sia Ellen che Brenda hanno atteggiamenti spesso materni o in ogni caso protettivi verso Legba), il che ne rivela un carattere forse ancora più insidioso. Lo spazio dell'hotel si configura come il classico sud cartolinesco ambito dai nordici, mentre la città (Port-au-Prince) è caotica e polverosa, e si inserisce in un altro stereotipo del sud (si veda la passeggiata di Brenda al mercato, macchina fotografica alla mano, per immortalare gruppi di ragazzini vestiti di stracci e donne intente a vendere la loro misera mercanzia). Un sud compresso tra la sua versione sognata e quella temuta, quindi, ma che consiste in entrambi i casi soprattutto di immaginario convenzionale. Alla fine, tuttavia, si realizza un collegamento tra questi due spazi nettamente separati, e la tragedia irrompe tra le palme della spiaggia assolata e quieta dell'Hotel “Petite Anse”. Alle ospiti non resta che rientrare o proseguire altrove la vacanza, usufruendo di una possibilità dinamica esclusa agli abitanti di Haiti.

Un turista non muore mai, come viene detto da un personaggio disincantato: gli basta cambiare scena.


TITOLO ORIGINALE: Vers le sud; REGIA: Laurent Cantet; SCENEGGIATURA: Laurent Cantet, Robin Campillo; FOTOGRAFIA: Pierre Milon; MONTAGGIO: Robin Campillo; PRODUZIONE: Francia/Canada; ANNO: 2005; DURATA: 105 min.

 


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