I demoni di San Pietroburgo PDF 
Christian Olivo   

ImageNella San Pietroburgo del 1860 uno sconvolgente attentato provoca la morte di un membro della famiglia imperiale. Pochi giorni dopo lo scrittore Fjodor Dostojevskij incontra casualmente Gusiev, un giovane ricoverato in un ospedale psichiatrico della città. Gusiev confessa di aver preso parte all’attentato e rivela che i compagni stanno preparando un piano per eliminare un altro parente dello Zar. Il giovane, in evidente stato confusionale, gli rivela inoltre l'indirizzo di Aleksandra, il capo del gruppo terroristico. Dostojevskij – sconvolto e alle prese con un periodo terribile della sua esistenza, preda di frequenti attacchi di epilessia e delle pressioni dei creditori e dell’editore in attesa di un nuovo romanzo – deve trovarla per convincerla a fermare un nuovo atto terroristico. Inizia così una doppia vita per Dostojevskij: di giorno scrittore, con l'aiuto di una giovane stenografa, Anna Grigorjevna, compone Il giocatore; di notte quasi un investigatore nella affannosa ricerca del gruppo terroristico. Senza accorgersi, poi, che il suo libro sta acquistando progressivamente toni rivoluzionari.

A vedere l’ultima fatica di Giuliano Montaldo (a quasi vent’anni dallo sfortunato Tempo di uccidere), c’è da chiedersi per l’ennesima volta quale sia lo stato del cinema in Italia e se soprattutto non possa esistere una via di mezzo tra la volgare leggerezza di Vanzina, Parenti & soci e le opere didascaliche di tanti autori. Basato su un racconto ideato da Andrei Konchalovsky e scritto da Paolo Serbandini, I demoni di San Pietroburgo appartiene certamente alla seconda schiera. Alla conferenza stampa di presentazione a Roma, Giuliano Montaldo aveva esordito dicendo che “un film è come un’opera lirica: per avere successo deve funzionare lo spartito, deve imbucare l’orchestra e i cantanti devono essere all’altezza, il tutto gestito e diretto con la sua bacchetta dal regista che è il direttore d’orchestra”. L’impianto scenico è certo un pregio evidente di questo film costruito magistralmente nella forma, dalla cura quasi maniacale degli ambienti, ma che nella sostanza lascia ben poco, nonostante la trama quasi da spy story o, meglio, da thriller esistenziale potesse avvicinare quel pubblico solitamente non avvezzo all’essai o alle cento copie distribuite in tutto il Paese. Ma, come per molti tra gli autori nostrani, la trappola è dietro l’angolo ed è qui rappresentata dal piglio quasi scolastico della materia filmica: lo spettatore finisce così con l’essere presto ingabbiato dall’indottrinamento, insabbiato dai troppi sottotesti e piegato da 118 minuti che diventano tre ore percepite. Girato in sole otto settimane e in gran parte a Torino, dopo anni di gestazione e numerosi tentativi falliti sin dagli anni Ottanta (quando i sovietici pare si fossero imposti affinché un film del genere non potesse vedere la luce), I demoni di San Pietroburgo è innanzitutto la storia di un intellettuale, Fjodor Mikhajlovic Dostojevskij – coerente, onesto e fermo nel pensiero –, che soffre e combatte per conservare la propria morale integra proprio quando la terribile epilessia di cui soffre sembra scardinarlo dalle sue certezze. Che sono poi quelle attualissime di chi vorrebbe sottrarsi alla violenza finendo poi con un’inaspettata rielaborazione nella quotidianità: proprio come lo scrittore, che da una parte tenta di evitare un nuovo attentato e dall’altra fa trapelare in fase di stesura di una tra le sue opere più significative, Il giocatore, l’inevitabile segno dei tempi. Un’attualissima riflessione sul terrorismo, quindi, che si serve di un’ambientazione lontana nel tempo e nei luoghi forse proprio per avvertire di quanto il rapporto tra parola e violenza non sia in fondo mai mutato. Come affidare, però, cotanta sostanza a un pugno di attori dalle dubbie doti recitative? E soprattutto: dove risiede l’interesse per un film – dall’evidente pretesa teatrale, che però non sa andare oltre la fiction portata su grande schermo – nato già vecchio quanto le musiche, ormai tronfie, di Ennio Morricone? Meglio un buon Vanzina. D’annata, però.

Il film, di interesse culturale nazionale, è stato realizzato con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per il Cinema, con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte e della Regione Piemonte.
 
TITOLO ORIGINALE: I demoni di San Pietroburgo; REGIA: Giuliano Montaldo; SCENEGGIATURA: Giuliano Montaldo, Paolo Serbandini, Monica Zapelli; FOTOGRAFIA: Arnaldo Catinari; MONTAGGIO: Consuelo Catucci; MUSICA: Ennio Morricone; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2007; DURATA: 118 min.

 


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