There's a vein of pure gold in the stone. La canzone di Gavin Clark che accompagna i fotogrammi di Somers Town, pellicola di Shane Meadows datata 2008 (che si è aggiudicata il Michael Powell's Award al festival di Edimburgo), ricama con dolcezza esili trame di speranza attorno alle vite di Tomo (Thomas Turgoose), piccolo e insolente vagabondo inglese, in fuga da Nottingham alla scoperta del grande vuoto che solo una metropoli può dare, e Marek (Piotr Jagiello), immigrato dalla Polonia insieme al padre Marius (Ireneusz Czop) alla velleitaria ricerca di un'esistenza dignitosa e lontana dal doloroso passato nella natìa Polonia. Tra i due ragazzi, Tomo e Marek, si instaura una difficile amicizia, caratterizzata dalla comune passione per la medesima ragazza, Maria (Elisa Lasowski), una cameriera parigina alla quale Marek, che gira per Somers sempre accompagnato da una vecchia reflex, ha scattato centinaia di fotografie, immagini che diventano dei veri e propri feticci per i due bighelloni.
I connotati della dimensione umana, l'affetto e il dolore, le botte e le carezze, il pianto e le risate, si caratterizzano come l'unico piano realmente autentico e fertile nell'ottica di una catarsi, di un riscatto, mentre i manufatti urbani se ne distaccano, bieche proiezioni divenute ormai entità a sé, che tritano e consumano prima la carne e poi l'anima. Le note di Clark infatti lasciano l'amaro in bocca, così come amaro e volutamente posticcio si rivela il finale del film dove il colore pastello bruciato si estende sul livido bianco e nero con cui Meadows riprende i sobborghi di Somers Town, alla periferia di Londra. L'abbondanza di campi medi e lunghi, i pochi primi piani e l'immobilità pressoché constante della macchina da presa schiacciano i personaggi tra le fauci di cemento della città, che è la vera protagonista. La viva impressione che si avverte è proprio quella dell'impotenza, dell'inadeguatezza, dell'impossibilità di un qualsivoglia miglioramento sociale. Somers Town non è una storia di città, è una storia nella città; i personaggi vi approdano come bestie in fuga, e solo nella fuga sembrano trovare una soluzione, banalmente, meno grigia.
La speranza di un sorriso possibile si concretizza infatti nelle riprese di una camera a mano in una Parigi da cartolina, ed è proprio per questo che l'espediente, apparentemente didascalico e riconciliante del colore nell'epilogo trova una propria funzione narrativa nella negazione di se stesso, come inverosimile happy ending, una parentesi conclusiva praticamente onirica.
TITOLO ORIGINALE: Somers Town; REGIA: Shane Meadows; SCENEGGIATURA: Paul Fraser; FOTOGRAFIA: Natasha Braier; MONTAGGIO: Richard Graham; PRODUZIONE: Gran Bretagna; ANNO: 2008; DURATA: 75 min.
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