Escoriandoli - Antonio Rezza e Flavia Mastrella PDF 
di Barbara Faonio   

Escoriandoli, cioè i coriandoli dell'Es, ovvero le escoriazioni della mente; Escoriandoli, come escoriazioni sulla superficie dell'uomo per portare alla luce, ironicamente, le angosce dell'individuo di fronte alla morte, all'amore, alla società.
Primo lungometraggio dei due anarchici dell'espressività per eccellenza: Antonio Rezza e Flavia Mastrella.
Partorito nel 1996, presentato e fischiato alla 53ª Mostra del Cinema di Venezia, Escoriandoli vede la luce solo l'anno successivo, diventando comunque presto un piccolo gioiello di culto.

Il film, prodotto da Galliano Juso (Lo zio di Brooklyn di Ciprì e Maresco), ha uno stile che esce totalmente fuori dagli schemi della cinematografia comica italiana, anche perché non è proprio di comicità che si dovrebbe parlare riguardo questo film; la definizione esatta data dai due autori è "comico-aggressivo-riflessivo". È una pellicola fondamentalmente pessimista, che tenta di lasciare addosso una forte inquietudine e che, più che far ridere, vuol far riflettere puntando sull'ironia nera imperniata su una fantasia senza freni.

Escoriandoli tenta di rivoluzionare le coordinate "psico-temporali": il film è costituito da cinque episodi senza cornice, che si trascinano l'un l'altro attraverso elementi interni. Cinque brevi storie quasi surreali, che raccontano manie quotidiane, piccole nevrosi, e grandi ossessioni ambientali di individui collocati "in un paesaggio urbano a misura di poveraccio", come asserisce Giacane, uno dei personaggi della strana galleria proposta dai due registi.
Appaiono così a ruota sullo schermo: Isabella Ferrari, Valeria Golino, Valentina Cervi, Claudia Gerini e Antonio Rezza, unico e mutevole protagonista maschile, che oltre a riservarsi un posto d'onore nell'epilogo del film - in cui è il solo dominatore della scena - gioca con le quattro figure femminili, uscendone ora vincitore, ora divorato e usato, come trait d'union tra i vari episodi.

Seguire lo sviluppo narrativo del film non è facile, i personaggi che si susseguono sullo schermo si muovono in spazi vuoti, in luoghi desolati e sembrano essere il microcosmo di un'azione che si svolge in un'altra dimensione, totalmente aliena e alienata. Come lo stesso viso e il corpo di Antonio Rezza, che sembrano quelli di un marziano capitato in una realtà che non gli appartiene, in una sorta di non-luogo privo di senso. Proprio questo senso, che manca e che non viene assolutamente cercato, è la cifra stilistica dominante nel film. I personaggi dei vari episodi agiscono senza alcuna motivazione interiore, in un susseguirsi di azioni e dialoghi totalmente assurdi.

Le ambientazioni in periferie urbane, i luoghi asettici dominati da enormi "palazzoni" privi di vita sono la proiezione di un sentimento di enorme desolazione. Sono luoghi morti. Lo spazio schiaccia i protagonisti e riesce ad annullare le loro personalità. Gli oggetti assumono un'importanza fondamentale, scavalcano il primato dell'attore sulla scena, fino a sottometterlo, a sopraffarlo.

Particolarissimo il gusto della composizione figurativa: inquadrature dal basso, attenzione per linee di fuga, angoli visivi insoliti, montaggio serrato e spesso incurante di una grammatica filmica corretta, fotografia fredda e cristallina, scenografie deliranti.
Sovvertire è la parola d'ordine di Antonio Rezza e Flavia Mastrella: scavalcare qualunque canone espressivo, per esprimere emozioni e immagini della nostra realtà, filtrata però dalla visione distorta e allucinata dei due autori. Tutte le regole, allora, vengono abbattute: abolito il campo e controcampo, le inquadrature canoniche, ridotto al minimo l'uso del primo piano, i piani sequenza diventano rarissimi. Avviene nel loro cinema una vera e propria rivoluzione delle leggi che regolano il linguaggio visivo.

Un film frenetico, dove i ritmi delle immagini, grazie al montaggio di Jacopo Quadri, si trasformano in convulsi bombardamenti proprio come quelli che si ritrovano nella vita di tutti i giorni. I dialoghi e i silenzi sono pieni di "rumoristica" vera. Così la musica (curata da Maroccolo e Magnelli, C.S.I.) appare e scompare velocemente proprio per permettere alla storia di mantenere il suo ritmo e per accentuare maggiormente l'atmosfera surreale che vi si respira. Alla fine, più che una colonna sonora, a sorreggere Escoriandoli c'è una sorta di opera musicale di sapore minimale, a tratti psichedelica, ispirata ai vari personaggi del film e alla capacità di Antonio Rezza di renderli vivi.

 


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