La terza madre PDF 
Maurizio Ermisino   

ImageSi inizia con le lacrime e si finisce con una risata. Le lacrime sono quelle della Terza Madre che dà il titolo al film, quella Mater Lacrimarum che forma una malefica triade con la Mater Suspiriorum, già al centro di Suspiria, e con la Mater Tenebrarum, la protagonista di Inferno, con cui il nuovo film di Dario Argento forma una trilogia. Si chiude con una risata perché è proprio così che i protagonisti si comportano alla fine. Ma anche perché a ridere è soprattutto il pubblico in sala, per quello che invece di un horror sembra una saga delle comicità involontaria. Tutto nasce da un’urna trovata nel cimitero di Viterbo: all’interno ci sono una tunica e altri oggetti appartenuti alla Mater Lacrimarum, l’unica strega sopravvissuta dopo che le altre due sono state uccise a Friburgo e a New York. Comincia una serie di brutali uccisioni, e in tutta la città di Roma sembra scatenarsi il male. Sarah Mandy (Asia Argento), figlia di Elisa, strega bianca che fu uccisa dalla Mater Suspiriorum a Friburgo, cerca di combattere la Terza Madre grazie all’aiuto sovrannaturale di Elisa. Con lei c’è il compagno, Michael, curatore del Museo di Arte Antica.

ImageNon è che i dialoghi e la coerenza narrativa siano mai stati il punto di forza di Dario Argento. Ma, almeno nei primi due capitoli della trilogia, Suspiria e Inferno, c’era una certa suspence e una certa maestria a livello di messa in scena. E soprattutto era riuscita l’atmosfera dei film, dovuta a un grande lavoro di scenografia e fotografia, con quelle case infernali, seducenti e macabre, dominate da un’inconfondibile rosso acceso. Piaceva, di Argento, la capacità di disturbare con inquadrature di particolari, oggetti, sguardi, volti, e con l’uso delle musiche, anche se questi aspetti si notavano soprattutto nei suoi thriller, come Profondo Rosso, a detti di molti i suoi film migliori, prima della svolta horror nata proprio con Suspiria. Di tutto questo ne La terza madre non c’è proprio traccia. Se si esclude qualche sequenza iniziale piuttosto efficace, il resto è un susseguirsi di fughe e uccisioni, tra lo splatter e il gore, neanche tra le più originali messe in scena dal regista. La reiterazione del medesimo schema alla fine porta alla noia. Argento non sfrutta neanche le poche potenzialità del copione: un’intera città in preda a una folla impazzita e senza freni poteva essere un’idea in grado di scatenare la visionarietà del regista in scenari apocalittici, o in critiche sociali, come riusciva efficacemente a Cronenberg ne Il demone sotto la pelle. Invece, il tutto si risolve in una madre che getta il figlio (un bambolotto palesemente di plastica) nel Tevere e in alcuni romani che litigano (sempre nei pressi dell’Altare della Patria, tra l’altro, sarà per i lavori dell’agognata metro C?) per un parcheggio. Cosa che a Roma è assoluta normalità, altro che horror… Così come la tana della Terza Madre poteva essere un efficace girone dantesco, ma il tutto viene risolto con poche parche inquadrature (per non parlare del sottofinale, basta togliere la tunica e oplà, il gioco è fatto). A proposito della madre: Moran Atias è una bellissima ragazza, e siamo grati ad Argento di farcela vedere nuda (i nudi gratuiti sono parecchi): ma non possiede neanche un briciolo della maestosità e della cattiveria che si addice a una strega. Oltre al fatto di non essere un’attrice.

ImageE qui arriviamo alla grande nota dolente del film: la recitazione e il doppiaggio sono qualcosa di inguardabile. Passi per la Atias e per altri mediocri attori, ma anche Asia Argento, che ci è capitato più volte di apprezzare in altre parti, non si salva dal naufragio collettivo. Per non parlare dell’attore che impersona Michael, un villain cha attacca gridando un “aaaah” come non si sentiva da anni nel cinema horror. Come è evidente nell’episodio delle streghe che arrivano all’aeroporto, il film sembra un prodotto di infima serie degli Anni 80. C’è una sciatteria e una supponenza che in Argento non avevamo visto nemmeno nei suoi film meno riusciti. C’è qualche buon effetto, ma altri sono imbarazzanti (la madre di Sarah che sembra uscita da una puntata del serial tv Streghe). L’idea è quella di un compitino tirato su in fretta e con poca attenzione. Per carità, alla proiezione della festa di Roma c’è chi si è divertito. Ma La terza madre sembra una sorta di autoparodia dei film di Argento. E non sembrava questa l’intenzione di partenza. Si ride in sala, si ride nell’ultima scena del film. Una risata ci seppellirà.

 

SCHEDA FILM

TITOLO ORIGINALE: La terza madre REGIA: Dario Argento SCENEGGIATURA: Dario Argento, Jace Anderson, Adam Gierasch, Walter Fasano FOTOGRAFIA: Frederic Fasano MONTAGGIO: Walter Fasano MUSICA: Claudio Simonetti PRODUZIONE: Italia/USA ANNO: 2007 DURATA: 98 min.

 


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