Nixon - Gli intrighi del potere PDF 
Francesca Druidi   

Oliver Stone predilige per sé la definizione di drammaturgo piuttosto che quella di regista politico, nonostante la carrellata di personaggi rappresentati nei suoi film abbia spesso evidenziato tematiche e situazioni connotate da innegabili implicazioni politiche, storiche e sociali, capaci di riaprire ferite mal cicatrizzate dalla società e dall’establishment americani. Lo dimostrano la trilogia sul Vietnam composta da Platoon (1986), Nato il quattro luglio (1989) e Tra cielo e terra (1993); l’elaborazione del lutto di una generazione - e non solo - per la perdita del proprio leader John Fitzgerald Kennedy, vissuta attraverso le indagini sul suo omicidio in JFK - Un caso ancora aperto (1991); il ritratto speculare del 37esimo presidente Richard Nixon, che guardò a Kennedy come principale avversario e pietra di paragone ne Gli intrighi del potere (1995); l’impietoso focus sul penultimo inquilino della Casa Bianca, George W. Bush, in W. (2009). Senza dimenticare, poi, l’attività di documentarista di Stone: da Persona non grata (2003) a Comandante, da Looking for Fidel (2004) a A sud del confine (2009), il cineasta newyorchese si è concentrato sui fronti caldi del pianeta, dal conflitto arabo-palestinese alla figura di Fidel Castro e alla rinascita socialista dell’America Latina. La direttrice per Stone è sempre stata quella di portare sul grande schermo biopic incentrati su personaggi complessi e fuori dagli schemi, più o meno famosi alle masse ma che hanno contribuito direttamente o indirettamente, essendone testimoni, a scrivere la Storia, quella a stelle e strisce, certo, ma non solo: facile ricordarsi di Jim Morrison (The Doors, 1991) o di Alessandro Magno (Alexander, 2004), ma sono biografiche anche le vicende del veterano del Vietnam Ron Kovic e di Le Ly Hayslip che hanno ispirato Nato il quattro luglio e Tra cielo e terra, così come lo sono quelle del procuratore Jim Garrison (JFK) o degli agenti di polizia John McLoughlin e Will Jimeno, sopravvissuti al crollo delle Torri Gemelle l’11 settembre (World Trade Center).

Scomparso nel 1994, Richard Nixon non poteva che affascinare Oliver Stone per il suo profilo ambiguo e controverso e per tutto ciò che “Tricky Dicky” (l’infido riccardino), così come veniva soprannominato, ha rappresentato per l’America degli anni Sessanta e per la politica e l’identità del paese. Scritto dallo stesso regista con Stephen J. Rivele e Christopher Wilkinson, avvalendosi della collaborazione di storici e giornalisti, Nixon - Gli intrighi del potere è una poderosa opera filmica di oltre tre ore che si addentra nei meandri dell’esistenza privata e della carriera pubblica di Nixon, interpretato da un gigantesco Anthony Hopkins, che sopperisce alla scarsa somiglianza fisica con un’aderenza psicologica intensa e sofferta. Il film parte dal 1972, dall’organizzazione dell’operazione al Watergate Hotel a Washington, nel quartier generale del Comitato nazionale democratico, e dalle turbolenti fasi delle indagini e delle rivelazioni sullo scandalo, il Watergate appunto, che condurranno Nixon alle dimissioni nell’agosto del 1974.

La narrazione procede su diversi piani temporali, scandita da flashback e successivi ritorni a un presente dove si fa sempre più inevitabile la drammatica parabola discendente della carriera di Nixon. Come in JFK, Stone fa largo impiego nel tessuto filmico di materiale d’archivio e di repertorio, cinegiornali, super8, trasmissioni televisive e registrazioni, ma l’intenzione non è mai documentaristica. Il punto di vista è, infatti, quello di Nixon. Percorrendo i suoi fallimenti - la mancata elezione a presidente nel 1960, sconfitto da John Kennedy, e a governatore della California nel 1962 -, così come i suoi principali successi - la vice presidenza sotto Eisenhower nel 1952, la conquista della Casa Bianca nel 1968 seguita dalla successiva riconferma, la fine della guerra del Vietnam -, Stone racconta sia le atrocità compiute (i bombardamenti in Cambogia e Laos, il coinvolgimento al colpo di stato di Allende in Cile, la corruzione dilagante, le intercettazioni compromettenti) sia le intuizioni vincenti di Nixon in politica estera (la realpolitik che aprì a russi e cinesi). Ma, soprattutto, fa in modo che la sua macchina da presa aderisca perfettamente al protagonista, restituendo la tragicità di un personaggio shakespeariano, arroccato nella sua solitudine (nonostante la moglie Pat, una grande Joan Allen, e le figlie lo amino molto) e nelle sue contraddizioni. Grazie anche a una sapiente fotografia che alterna il bianco e nero al colore, modulando luci e ombre, soprattutto nelle stanze dove si esercita il potere e si dipanano gli intrighi, il regista costruisce il ritratto umanissimo del presidente americano con ogni probabilità più odiato, di cui Stone individua pecche e passi falsi, ma del quale non può fare a meno di riconoscere, da una parte, la tenacia nell’affrontare le difficoltà e, dall’altra, le fragilità.

Convinto che l’ambiente della politica sia un vero e proprio campo di battaglia, abitato solo da nemici e da un solo amico (il fedele collaboratore Henry Kissinger-Paul Sorvino, con il quale pregherà dopo aver dato le dimissioni), Nixon è rappresentato come un uomo inevitabilmente condizionato dalle sue umili origini e dal suo passato: una madre quacchera irremovibile, un padre lavoratore che non abbassava mai la guardia, due fratelli morti di tubercolosi, la cui precoce fine ha di fatto permesso al giovane Richard di poter frequentare l’università e di diventare avvocato. La strada verso Washington sarà per lui lastricata di vittime, tra cui John e Robert Kennedy, i cui assassinii gli spalancheranno le porte della Casa Bianca. Ossessionato dalla menzogna (che non ammette mai di aver formulato) e dal potere, ma incapace di godere dei propri traguardi, Nixon disprezza i Kennedy per la loro provenienza sociale e per i loro studi prestigiosi, per la loro bellezza, ma soprattutto per la loro capacità di far sognare la gente prospettandole un mondo migliore. La consapevolezza di non essere mai stato amato né dalla stampa né tantomeno dal popolo, a dispetto degli obiettivi raggiunti, costituisce l’autentico dramma di un uomo che ha avuto il mondo in mano (come afferma a un certo punto il presidente sovietico Brežnev) e che ha finito, invece, per essere soverchiato da un coacervo di forze che, secondo Nixon, dominavano in maniera incontrollata la scena politica americana (nel film si coagulano nella definizione di “la bestia”), ma che in realtà molto hanno a che fare con i meccanismi di sorveglianza e di gestione del potere adottato dal presidente stesso. “Quando guardano te si vedono come vorrebbero essere. Quando guardano me si vedono come sono”, afferma un Nixon ormai sconfitto di fronte al ritratto di John Kennedy. Una scena che può considerarsi la summa del film: JFK è morto da eroe, generando attorno alla sua figura quel mito che sopravvive ancora oggi. Non ha conosciuto l’onta della disapprovazione e della contestazione. Nel film di Stone, Nixon è, invece, il leader destinato a essere sacrificato per riportare il “sereno” in un paese sull’orlo della crisi istituzionale. Saranno il tempo e il decorrere della storia - sembra suggerire il regista, chiudendo la pellicola con i solenni funerali del 37esimo presidente - a riconciliare l’America con “Tricky Dicky”, che lo spettatore vede lasciare la White House in modo comunque dignitoso.

Sono in molti a imputare a Oliver Stone di aver tenuto un atteggiamento fin troppo benevolo nei confronti di questo titanico personaggio, che il cineasta ha voluto esplorare a dispetto di un’analisi politica più articolata di quegli anni. Curioso come alcuni cinefili, in un forum on line, abbiano accostato Oliver Stone a un altro film basato su una figura della storia politica americana altrettanto monumentale e altrettanto controversa, quel J.Edgar Hoover, direttore dell’FBI, che compare del resto anche ne Gli intrighi del potere. Come sarebbe stato, si sono chiesti, il J.Edgar diretto da Clint Eastwood nelle mani del regista di Platoon e JFK? Non è facile dare una risposta al quesito, ma è senz’altro interessante notare come due autori cinematografici, contraddistinti da stili nettamente diversi, si siano confrontati con una biografia in cui la (de)costruzione della mitologia e dell’identità statunitensi filtra consapevolmente attraverso le memorie - vere o presunte, plausibili o solo immaginate, ma di certo sofferte e poco conciliate - di uomini rinchiusi nella propria solitudine, vissuti nell’ossessione del potere e dell’altrui apprezzamento.

Titolo originale: Nixon; Regia: Oliver Stone; Sceneggiatura: Stephen J. Rivele, Christopher Wilkinson, Oliver Stone; Fotografia: Robert Richardson; Montaggio: Brian Berdan, Hank Corwin; Scenografia: Victor Kempster, Merideth Boswell; Costumi: Richard Hornung; Musiche: John Williams; Produzione: Cinergi Pictures Entertainment, Hollywood Pictures, Illusion Entertainment; Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia; Durata: 192 min.; Origine: USA, 1995

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.