I due presidenti PDF 
Nando Dessena   

Qualche tempo fa ci siamo occupati nelle cyberpagine di effettonotte dell’interessante Private di Saverio Costanzo, ponendo l’accento sullo sguardo politicamente intimo e intimamente politico del film, che, scavando il microcosmo di un pugno di esistenze private fa emergere quel macrocosmo dai confini incerti e dal tempo inabitabile (labile direbbe Ivano Fossati), la Storia contemporanea, che ci vede tutti, chi più chi meno, fotogenici protagonisti. Sembra questo un buon punto di partenza per analizzare il film del regista Richard Loncraine e dello sceneggiatore Peter Morgan, The Special Relationship - I due presidenti (2010), ultimo capitolo della trilogia iniziata da Stephen Frears con The Deal (2003) e The Queen (2006), sorta di indagine confidenziale sui rapporti politici, e per l’appunto privati, tra Bill Clinton e Tony Blair.

Il quadretto formato da Clinton, Blair e rispettive consorti Hilary (Hope Davis) e Cherie (Helen McCrory), tra invidie, intrighi e umanissime speranze, si muove sulle coordinate dei recenti casi di politica internazionale, dalla questione Irlanda del Nord al conflitto serbo-bosniaco e, ancora, al caso Lewinsky. A colpire è proprio la scelta di raccontare il lato intimo, fragile, domestico dei personaggi di caratura internazionale che tutti conosciamo, distogliendo l’attenzione dall’aura pubblica che circonda i due uomini di stato e sottolineando così una sorta di compromesso con quel crudele alleato che si chiama coscienza. L’ironico standard Friendship di Cole Porter accompagna una carrellata iniziale di immagini di repertorio che presenta celebri strette di mano e vediamo sfilare, tra gli altri, i vari Nixon, Reagan, Bush e rispettive famiglie. Poi con uno stacco, ci viene presentato un anonimo Tony Blair, nel 1992, che cerca durante una sorta di workshop di carpire, attraverso uno studio statistico, il segreto del successo del proprio mentore politico, Bill Clinton. Un progressivo svecchiamento dei partiti, per così dire, di sinistra, corrisponde ad una generale sfiducia degli elettori nel mondo conservatore, e sembra dunque giunto il momento per una reale svolta democratica. Clinton infatti, come sappiamo, appoggerà l’ascesa di Blair, e il patto di mutua solidarietà tra i due presidenti diverrà di fatto una special relationship. L’ammirazione e la riconoscenza di Blair per il sornione presidente americano tendono però a scemare con l’insorgere degli scandali sessuali che vedono Clinton al centro dei riflettori. La spaccatura all’interno dell’alleanza democratica più sopravvalutata degli ultimi decenni consegna così la superpotenza USA in mano a George Bush Jr., con tutto quello che ne consegue, e Loncraine, con una ricostruzione documentaristica (molto più televisiva che cinematografica) rimarca l’influenza delle questioni personali sulle responsabilità della sfera pubblica, illustrando le diverse ambiguità della cosiddetta relazione speciale tra USA e UK.

La complessa operazione di Loncraine/Morgan raggiunge un target molto particolare passando per una fictionalizzazione ai limiti del macchiettistico dei due presidenti (un rubizzo Dennis Quaid ci regala una spassosa interpretazione di Bill Clinton, mentre Mr. Blair ha il volto misterbeaniano di Michael Sheen) e un trascurato pressapochismo nella ricostruzione storica a favore di una mirata attenzione alla sfera familiare. Siamo, come spesso accade ultimamente, davanti ad un esempio di cinema di stampo cronachistico che mette in gioco il proprio statuto di veridicità attraverso una maniacale proprensione alla mimesi con la realtà, con la quale, alla perenne ricerca di un’ontologia fotografica, pare necessario instaurare un rapporto di identificazione plastica. Quasi volendo rifuggire la sfida con il piccolo schermo nella grande mistificazione dell’informazione, il cinema qui si pone dunque come medium puramente narrativo. L’immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto. La sostanza deve essere altrove.

TITOLO ORIGINALE: The Special Relationship; REGIA: Richard Loncraine; SCENEGGIATURA: Peter Morgan; FOTOGRAFIA: Barry Ackroyd; MONTAGGIO: Melanie Oliver; MUSICA: Alexandre Desplat; PRODUZIONE: Gran Bretagna; ANNO: 2010; DURATA: 89 min.

 


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