La fine è il mio inizio PDF 
Marco Capriata   

Occorre premettere che chi scrive non ha letto il libro di Tiziano Terzani. Pertanto, quanto segue sono semplici annotazioni sul film La fine è il mio inizio e le eventuali considerazioni sull'uomo Terzani sono legate, appunto, al punto di vista sopracitato e a una riflessione mediatica dell'immagine e dell'immaginario scaturito dal fu giornalista.

Ebbene, La fine è il mio inizio, come i più sapranno, è la trasposizione per immagini dell'ultimo libro-testamento di Tiziano Terzani, che in prossimità della propria morte ha invitato il figlio Folco a raccoglierne pensieri e riflessioni sulla sua fine vita e sul suo lavoro, sulle proprie esperienze di uomo e giornalista, di cui, peraltro, sarebbe interessante recuperare i libri-reportage che emergono dai ricordi narrati nel film stesso. Opera che si pone come anomalia cinematografica, come prodotto controcorrente rispetto all'idea di un film memoriale e agiografico, scontato e banale, infarcito di chissà quali immagini o ricordi. Eppure questa scelta, conforme forse allo stile e all'idea del personaggio e di chi ne conserva la memoria, appare ad uno spettatore non vicino ai suoi scritti come un'opera difficile da definire, spingendo a porsi un interrogativo sul perché di questa operazione, visto che il cinema è spesso costretto a ridurre e adattare ciò che sulla pagina scritta ha trovato un suo spazio ben definito. E per un libro come questo, che non è un romanzo, l'adattamento cinematografico sembra costituire un medium inadeguato a trasporne completamente il pensiero e l'idea.

Per coloro che hanno letto il libro, La fine è il mio inizio potrà sicuramente rappresentare un'ulteriore conferma di quanto riscontrato con ardore e trasporto nelle sue pagine, e quindi della propria scelta di vedere trasposta per immagini quella figura tanto amata e, diciamolo pure senza toni polemici, anche venerata. Chi, invece, non ha letto il testo di riferimento si trova di fronte ad un'opera statica per il tipo di narrazione a cui si ispira, ad un film che da l'impressione di non essere cinema, se non negli intermezzi quotidiani in cui padre e figlio non sono presi dai semplici ricordi e dal lavoro di raccolta di memorie e pensieri di cui Terzani sentiva il bisogno di dover parlare. Scelta narrativa, quella del regista tedesco, forse dettata più dai costi produttivi, che non stilistica in sé e per sé, ma che lascia un'impressione di immobilità narrativa che non avvince lo spettatore ignaro del Terzani-pensiero, cui ci si dovrebbe forse accostare attraverso i libri e non per mezzo di un prodotto comunque derivativo.

Il film, oggigiorno, costituisce infatti l'appendice inevitabile di ogni fenomeno letterario di successo, anche se non tutti possono prestarsi alla stessa operazione di traduzione per immagini. E questo film ne è un chiaro esempio, almeno per chi scrive. Non si mette in dubbio la buona volontà dei familiari, che hanno visto in esso un'occasione ulteriore per rafforzare il ricordo del proprio caro, ma dispiace constatare che questo film non riesca a suscitare quella fascinazione che molti lettori hanno subito per il personaggio. Bruno Ganz è comunque bravo nello svolgere il proprio compito, anche per la somiglianza con il Terzani degli ultimi anni, mentre Elio Germano sembra non riuscire a trasmettere quell'inquietudine che ci si aspetterebbe di fronte ad un padre così ingombrante e morente. A peggiorare le cose, poi, un doppiaggio con marcato accento toscano che imprime un senso di evidente artificio, tanto che viene da pensare, inevitabilmente, alla battuta di Stanis La Rochelle in Boris, la serie tv, quando dice che i toscani hanno rovinato il cinema, con buon pace per i miei amici toscani.

La fine è il mio inizio rappresenta dunque la conferma, per coloro che amano Tiziano Terzani, che il loro scrittore di riferimento ha trovato per il proprio libro un'eccellente, o semplicemente fedele, trasposizione. Ma per uno spettatore comune è invece un'opera debole, incapace di rendere al meglio le emozioni che la storia di riferimento avrebbe comunque potuto regalare, al di là della condivisione o meno delle riflessioni dello scrittore e dell'uomo. Una figura, quella di Terzani, oggetto per molti di venerazione, in un mondo alla ricerca di icone positive da contrapporre alle brutture di cui siamo circondati, almeno fino a quando il cinismo e il capitalismo non fagociteranno anche ciò che di buono lo scrittore ha provato a trasmetterci attraverso le sue pagine. Non di certo grazie a queste immagini poco incisive.

TITOLO ORIGINALE: Das Ende ist mein Anfang; REGIA: Jo Baier; SCENEGGIATURA: Ulrich Limmer, Folco Terzani; FOTOGRAFIA: Judith Kaufmann; MONTAGGIO: Claus Wehlisch; MUSICA: Ludovico Einaudi; PRODUZIONE: Italia/Germania; ANNO: 2010; DURATA: 98 min.

 


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