Alza la testa PDF 
Viviana Eramo   

Alessandro Angelini, dopo L’aria salata, torna a raccontarci una storia di paternità, di dolore e di periferia. Simile e diverso dal lungometraggio precedente, Alza la testa ripropone con forza uno sguardo attaccato alla realtà, una regia sporca ma misurata, che mostra un debito evidente col passato da documentarista di Angelini.

Sergio Castellitto, in Alza la testa, ha un sapore e un odore selvatico, ruvido, insieme attraente e fastidioso. Non è solo l’interpretazione straordinaria dell’attore – che gli è valsa il Marc’Aurelio all’ultimo festival del Film di Roma – a rendere palpabile il personaggio, pure e soprattutto nel suo lato oscuro, ma anche il lavoro della sceneggiatura, e poi della regia, che lo disegnano in maniera complessa e non artefatta. Mero è un uomo di periferia e un padre come tanti che proietta sul figlio le aspettative di quella vita che non ha saputo o potuto realizzare. Se Mero allena il figlio alla boxe, che è metafora della vita, è anche perché vorrebbe insegnargli a tenere la difesa sempre alta, ad alzare la testa, a difendersi dall’assenza di una madre che se n’è andata e dalla paura di qualcosa di estraneo che possa rompere il loro rapporto esclusivo. Ecco allora che la relazione, piena di fisicità, che Mero intrattiene con il figlio nasconde la (non) sensibilità quasi ancestrale, preistorica, di un uomo pieno di pregiudizi nei confronti degli altri. Il film mette in campo la sua indole subdolamente razzista e se Castellitto, in più di una scena, riesce ad incutere un certo timore nello spettatore non lo si deve al suo comportamento sottilmente manesco, ma alla sensazione che sia una bomba ad orologeria pronta in ogni istante ad esplodere. Perché non c’è persona più pericolosa di colui che non si sforza di capire, che si ferma alle sue poche convinzioni, senza possibilità di apertura verso ciò che è differente. Regia e sceneggiatura, nobilitati in questo dall’interpretazione di Castellitto, costruiscono tutto ciò con tratto semplice, stando attaccati al personaggio nella prima parte per poi lentamente allontanarsene. La seconda parte del film, che mette a dura prova il protagonista, segna infatti uno stacco netto con la precedente, costringendo il personaggio a confrontarsi con la propria indole, a fare i conti con se stesso. Ma se è facile prefigurarsi il primo colpo di scena del film (a circa metà della pellicola), il secondo arriva forte come uno schiaffo. La vera svolta drammaturgica, allora, risiede proprio in quel momento in cui tutto ciò che da vicino il film ci ha fatto conoscere del suo protagonista, di colpo, senza preavviso e con una forza destabilizzante, impatta in una situazione che mai ci si aspetterebbe e che, tuttavia, si dimostra efficacissima nell’indurre un’evoluzione nel personaggio di Mero.

Più che film diviso in due, come in molti lo hanno definito, e che contrapporrebbe infelicemente due storie, due regie e due risultati, Alza la testa mostra la più evidente (forse unica) debolezza nella parte conclusiva. È lì che il gioco si incrina irrimediabilmente, offrendo allo spettatore una chiusura fin troppo simbolica, in cerca di un “miracolo zavattiniano” che invece perisce totalmente sotto uno sforzo metaforico destinato a cozzare con il regime realista a cui il film fino a quel momento si era dimostrato fedele. Ma se il regista mostra fin troppa fiducia, mal riposta, in un finale che fa molta fatica a chiudere il film, lo si può invece totalmente assolvere dall’accusa di “aver messo troppa carne al fuoco” o peggio ancora di aver deciso inconsapevolmente di confezionare due film in uno. Angelini, al contrario, dimostra ancora una volta di contraddistinguersi coraggiosamente per scelte rischiose, di volersi confrontare con storie e temi difficili, e lo fa mantenendo un rigore registico che raramente si incontra in altri giovani autori italiani. A quando, dunque, il terzo film?

TITOLO ORIGINALE: Alza la testa; REGIA: Alessandro Angelini; SCENEGGIATURA: Alessandro Angelini, Angelo Carbone, Francesca Marciano; FOTOGRAFIA: Arnaldo Catinari; MONTAGGIO: Massimo Fiocchi; MUSICA: Luca Tozzi; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2009; DURATA: 86 min.

 


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