Zohan - Tutte le donne vengono al pettine PDF 
Matteo Demichelis   

Scritto, prodotto e interpretato dal comico romantico-demenziale dell'East Coast Adam Sandler, Zohan sarebbe una commedia tutta da ridere. A patto di accontentarsi di un'iniziale iperbole irriverente dell'action-movie di guerra, che vira poi in una storia dal messaggio pacifista molto meno gustosa del pop-corn.

L'agente israeliano Zohan, interpretato da Sandler, è in prima linea nella lotta al terrorismo palestinese grazie alle sue doti di combattente dagli arti snodabili e muovibili a velocità stratosferiche. La sua specialità è infatti quella di neutralizzare i nemici a mani nude, evitando così di far esplodere tutto ciò che lo circonda, un fastidioso vizio dei colleghi del Mossad. La comicità che sfida le leggi della fisica e fa il verso ai due opposti schieramenti politici, a cui assistiamo nella prima parte del film, quella "israeliana", è la più divertente. Il terrorista più temibile è Phantom, una vecchia conoscenza di Zohan. Una specie di Bruce Lee palestinese che, sotto gli immancabili occhiali neri da sole e la fascia rossa sulla fronte, nasconde nientemeno che l'attore John Turturro. Ma Zohan è stanco di violenza e guerra. La notte accarezza il suo sogno segreto sfogliando un libro fotografico fermatosi agli anni della disco-music, in cui ammira le acconciature di un famoso stilista americano del periodo. Fingendosi sconfitto in un duello in mare con Phantom, il barbuto combattente in costume da bagno riesce a nascondersi nella stiva di un aereo, in mezzo alle gabbie dei cani, e sbarca così a New York con un nuovo look “disco ‘70” per realizzare il suo sogno di diventare parrucchiere. Ma la velleità di conquistare il blasonato stilista viene subito derisa quando scopre che nel frattempo la moda è cambiata. Ripiega allora come apprendista in un modesto negozio, gestito però da un’attraente parrucchiera (Emmanuelle Chiriqui), personaggio totalmente opaco lungo quasi tutto il film, se si esclude l'acuto per risolvere romanticamente il finale. Ben presto, delle lunghe code si assiepano fuori dal negozio attirate dalle abilità di Zohan, che pratica il mestiere di shampista come una piccante arte di seduzione, offrendo servizi extra alle attempate clienti. E qui, l'altra via di comicità della commedia, il sesso, è insistita con sottolineature ripetute solo con minime variazioni.

La parte "americana" del film è quella in cui è più debole l'intento di mettere in parodia degli stereotipi culturali. Il quartiere in cui è situato il salone, insieme ad altre attività commerciali in mano agli arabi, rischia di essere spazzato via da una potente impresa immobiliare per lasciare posto ad un nuovo centro commerciale. La resistenza dei commercianti arabi è il pretesto per assoldare un gruppo di delinquenti xenofobi e mettere a fuoco e fiamme i negozi della zona. Arriverà ovviamente in soccorso Zohan, a fronteggiare l’arrogante potente americano insieme a Phantom. Una riconciliazione nel nome dell’America delle libertà e delle opportunità che gioca faticosamente al continuo rilancio dei luoghi comuni da raggirare. Fino ad averne la nausea, data la banalità delle trovate e del plot. E non poteva essere altrimenti, vista l’impresa di parodiare un tema “serio” con l’obiettivo di farne un blockbuster.

Molti i camei che attraversano rapidamente alcune scene, da Henry Winkler (il Fonzie di Happy Days), a Mariah Carrey, John McEnroe ed altri, che interpretano se stessi.


TITOLO ORIGINALE: You Don’t Mess With the Zohan; REGIA: Dennis Dugan; SCENEGGIATURA: Judd Apatow, Adam Sandler, Robert Smigel; FOTOGRAFIA: Michael Barrett; MONTAGGIO: Tom Costain; MUSICA: Rupert Gregson-Williams; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2008; DURATA: 113 min.


 


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