The Social Network PDF 
Maurizio Ermisino   

A cosa stai pensando?
Il peccato originale. La guerra di Troia. Molte cose nella storia del mondo hanno come origine una donna. Anche Facebook. “Probabilmente diventerai un mago dei computer, ma passerai la vita a pensare che non piaci alle ragazze perché sei un nerd. Non piaci perché sei un grande stronzo”. È così che nella prima scena di The Social Network la ragazza pianta Mark Zuckerberg. La sera stessa, lui, per vendicarsi, comincia a postare frasi terribili contro di lei sul suo blog, e crea un sito con tutte le ragazze più carine del campus universitario chiedendo agli utenti di confrontarle a due a due per scegliere la migliore. Nasce così Facemash. Ma la vera intuizione deve ancora arrivare: la gente vuole andare su internet per vedere i propri amici. Eccola l’idea: si dovrà conoscere la persona per andare oltre la sua prima pagina. E gli utenti stessi forniranno le foto, così non servirà nessun hackeraggio. Un ragazzo che chiede se un’amica è single o meno fa nascere un'altra idea chiave: quella dello status. Ecco Thefacebook.com, che poi diventerà Facebook.com su consiglio di Sean Parker, l’inventore di Napster. Anche lui aveva inventato quel sito per far colpo su una ragazza … Mentre Facebook si diffonde a macchia d’olio e diventa un’azienda, Eduardo Saverin, un amico che aveva fornito il capitale iniziale per la società, e i gemelli Vinklevoss, che avevano coinvolto Zuckerberg in un progetto simile a Facebook, gli fanno causa.

Amici
Bell’amico, Mark Zuckerberg. Proprio la causa intentata dai suoi ex amici fa sì che nel racconto entrino anche le versioni degli altri. Per questo il film è stato (imprudentemente) accostato a Rashomon, nel senso che si tratta di una storia narrata da più punti di vista. Il riferimento ci può stare, ma la struttura è molto diversa: la storia non viene raccontata da capo per più volte, e i punti di vista di tutti si intersecano grazie all’espediente narrativo delle cause legali che riuniscono i contendenti a un tavolo, contribuendo ad un unico, frastagliato, racconto. La storia di The Social Network è come l’informazione sulla rete di oggi: pluralista e libera. Il riferimento a Quarto potere, poi, è ancora meno pertinente: sì, è la storia di un’ascesa e di una scalata a una posizione di potere, è raccontata in flashback e ricostruita attraverso un’indagine, ma la portata e l’impatto delle due opere sono completamente diversi. Forse come i tempi che raccontano.

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Siamo alla fine del 2003, in un campus universitario. Feste, birre, ragazzi e ragazze. Atmosfera eccessiva e sovraeccitata. The Social Network, con i suoi personaggi amorali, sembra un film tratto da Bret Easton Ellis. C’è il sesso, ma al posto della droga ci sono i pixel di internet, l’ossessione per la vita virtuale e per il successo. Ironico, sfacciato, sexy, veloce, The Social Network è comunque a tutti gli effetti un film di David Fincher. Il ritmo è quello tachicardico dei suoi primi film. È il ritmo della vita on line di oggi, quello dei click con cui si sceglie e si scarta, si passa da una pagina all’altra, si naviga entrando e uscendo nei siti come nelle vite delle persone. È il ritmo di una vita virtuale che le persone riportano nella vita reale. Alla tachicardia contribuisce la musica di Trent Reznor, cioè Mr. Nine Inch Nails: i suoni elettronici e industriali si adattano alla perfezione a  una storia a base di tecnologia e computer. E hanno l’effetto di aumentare il senso di ossessione del film.

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Perché è di ossessione che parliamo, in fondo. Come in tutto il cinema di David Fincher. Zuckerberg è l’ennesimo personaggio fincheriano ossessionato da un’idea al punto di farne la sua unica ragione di vita. In questo senso il cinema di Fincher si è spostato da una macro-follia, quella plateale degli assassini di Seven e Zodiac e dell’io schizofrenico di Fight Club, a una micro-follia, quella per la comunicazione da parte di una persona totalmente incapace di comunicare. Fateci caso: dalla prima conversazione con la sua ragazza, in cui Zuckerberg parla senza mai interagire veramente, alle discussioni durante i processi e gli appuntamenti con gli investitori, il protagonista di The Social Network si estranea dai rapporti, dimostrandosi incapace di socializzare. È proprio questo il senso del titolo, ed è per questo che suona beffardo. Così com’è beffardo il finale, sulle note di Baby, I’m A Rich Man dei Beatles. Zuckerberg, ormai miliardario, clicca in maniera compulsiva aggiornando la sua pagina di Facebook ogni due secondi per vedere se la sua ex ragazza ha accettato la sua amicizia. A venire in mente, allora, è il finale di The Aviator, in cui Di Caprio/Howard Hughes ripete le parole “il mezzo del futuro”. Entrambi creatori di grandi imperi, entrambe persone sole. Ma Fincher sembra voler sottolineare la piccolezza degli uomini di successo di oggi rispetto a quelli di  ieri, in confronto ai quali sono ben poca cosa: gli imperi, oggi, non nascono da grandi visioni, ma da piccole ripicche. Chi ha fondato il più famoso network sociale, in fondo lo ha fatto perché è un asociale. Commenta.

TITOLO ORIGINALE: The Social Network; REGIA: David Fincher; SCENEGGIATURA: Aaron Sorkin; FOTOGRAFIA: Jeff Cronenweth; MONTAGGIO: Kirk Baxter, Angus Wall; MUSICA: Trent Reznor; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2010; DURATA: 120 min.

 


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