Elles PDF 
Elisa Cuter   

Il film della polacca Malgoska Szumowska, Elles, sembra un'opera che non riesce a centrare il suo obiettivo, il cui oggetto pare intravedersi e poi ritrarsi per sfuggirgli. Inizialmente il film sembra essere un'indagine sul mondo delle ragazze che si prostituiscono per pagarsi gli studi, un fenomeno di scottante attualità in Francia. Anne, la protagonista del film, deve intervistarne due per il femminile Elle. Scopre così che sono ragazze normali, che non sono costrette a farlo per sopravvivere; eppure, nel corso della pellicola, appare sempre più evidente la costrizione “sociale” di tale scelta: sfruttare il proprio corpo è il modo più semplice (anche in termini psicologici: più semplice almeno, dice una, di accettare l'umiliazione di vivere nelle case popolari) per loro di ottenere ciò che desiderano, non soltanto un appartamento lussuoso o abiti eleganti, ma anche degli studi prestigiosi in previsione di un'altra carriera in futuro.

Nonostante l'affresco della vita di queste ragazze sia ricco di spunti interessanti, presto comprendiamo che oggetto reale del film non sono loro, quanto Anne, la stessa intervistatrice. Interpretata da Juliette Binoche, Anne è una donna apparentemente “arrivata”: abiti eleganti (quegli abiti eleganti che le ragazze credono lei abbia ottenuto senza bisogno di scendere a compromessi), un lavoro gratificante, una bella casa, un marito e due figli. Ma il suo contatto con scelte di vita apparentemente così lontane dalla sua, mette in dubbio questa felicità di facciata. Il tentativo di Anne di continuare a fingere di vivere in una versione radical chic della pubblicità del Mulino Bianco viene scardinato dalle domande dirette e sfrontate che le ragazze stesse rivolgono all'intervistatrice. Davanti a loro Anne chiosa, ma quando la macchina da presa la segue a casa emerge il ritratto di una donna profondamente insoddisfatta, costretta, nonostante il suo lavoro, a occuparsi da sola di tutte le questioni domestiche e familiari, e che sente ormai il marito come un'estraneo. L'interpretazione di Juliette Binoche riesce a portare un po' di coerenza in un film che gioca confusamente tra contrasti e parallelismi. Le inquadrature indulgono spesso sulle mani: mani che accarezzano corpi non più giovani, che massaggiano i piedi (la sequenza del massaggio di Anne al padre malato è forse la più provocatoria nell'evidenziare il ruolo di sottomissione e di cura che, anche senza arrivare alla prostituzione, nella nostra società è sempre e soltanto relegato alla donna), che si tagliano, si scottano. Mani che si sporcano. Ed è infatti una presa di coscienza, non priva di senso di colpa (“possiamo anche fare le stesse letture, io e Lei, ma io non avrò mai le sue stesse opportunità!”, le dice lucidamente una ragazza), quella di Anne, che comprende di essere semplicemente l'altro lato della stessa medaglia, di far parte di quella facciata di rispettabilità che cela - dietro allo yoga, le cene di lavoro e i cereali biologici - l'ipocrisia, la solitudine, la freddezza dei rapporti umani. Il mondo di Anne è in fondo il mondo a cui ambiscono appartenere queste ragazze, e da cui viceversa gli uomini fuggono, attratti invece forse proprio dall'apparente spontaneità e spensieratezza di queste ventenni (“le fanno spesso richieste strane?”, domanda Anne ... “certo, non possono mica farle alle mogli!”).

Ed ecco infatti che l'oggetto dell'analisi trasla ancora, insegue questi uomini che stanno nell'ombra ma che in realtà muovono i fili delle donne che si muovono sullo schermo. Come Anne nel finale si sente circondata ormai degli stessi clienti di cui ha sentito raccontare dalle ragazze (e di cui noi assistiamo al campionario di performance, dalla serenata con la chitarra, al pianto inerme, alla violenza prevaricatrice), anche allo spettatore forse sarebbe piaciuto addentrarsi di più nella psiche di questi uomini di mezza età, di successo eppure soli, frustrati, bisognosi di innamorarsi di una vagheggiata gioventù ormai lontana. Un corrispettivo filmico delle Brevi interviste con uomini schifosi di David Foster Wallace, che non si limitasse a diagnosticare una condizione sociale ancora sfavorevole per le donne, ma che  indagasse i desideri, i bisogni e le paure di coloro che spesso ne sono almeno in parte la causa. Elles di questo è la dimostrazione, visto che né la condizione delle ragazze né quella della donna in carriera sembrano volontariamente scelte. Per questo sarebbe forse servito un “Ils”, mentre Elles sembra solo un preludio un po' scontato al film che avremmo voluto vedere davvero.

Titolo originale: Elles; Regia: Malgorzata Szumowska; Sceneggiatura: Tine Byrckel, Malgorzata Szumowska; Fotografia: Michal Englert; Montaggio: Jacek Drosio, Françoise Tourmen; Scenografia: Pauline Bourdon; Costumi: Katarzyna Lewinska; Musiche: Pawel Mykietyn; Produzione: Slot Machine, Zentropa International Poland, Zentropa International Köln, Canal+ Polska, Zweites Deutsches Fernsehen, Shot - Szumowski, Liberator Productions, Polish Film Institute, Filmstiftung Nordrhein-Westfalen, Deutsche Filmförderfonds, Programme MEDIA de la Communauté Européenne, Procirep, Angoa-Agicoa, Haut et Court, Memento Films International, Potemkine, Kino Swiat, Cofinova 7, Arte / Cofinova 6, Soficinéma 6; Distribuzione: Officine UBU; Durata: 99 min.; Origine: Francia/Polonia/Germania, 2011

 


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