Permeato di cultura anni Ottanta, Donnie Darko è un manifesto rivoluzionario a posteriori. Svela i retroscena della vita di provincia americana in modo poetico e acuminato. Disegna lo scenario socioculturale degli anni di Ritorno al futuro, con la malinconia data dai sogni infranti e la disillusione di chi ha vissuto un'epoca densa di speranze, rivelatasi un bluff. Non c'è autocommiserazione, però, nel racconto. C'è analisi di un momento storico, fatta prima che svanisca nel vortice buio del generico "passato" e lasci in eredità solo una lista di citazioni come unica cartina tornasole per comprenderlo. Richard Kelly non permette al passato prossimo di congelarsi in un ricordo monocromatico, ma ne disegna le ombre, acchiappando i fantasmi e raccontandoli, dando loro la dignità di personaggi.

Protagonista della storia è Donnie, antieroe avvolto da un torpore evidente, ma con un sorriso beffardo che suggerisce la sua lucidità. Non è l'adolescente complessato, insoddisfatto o problematico in cui immedesimarsi aspettando che al termine del film si senta meglio, per gioirne in simbiosi. E' un vero psicopatico, consapevole della propria condizione. Il pensiero va ai personaggi narcolettici di Belli e dannati, o alla tragicità dei ragazzi di Drugstore cowboy, insomma, a un'atmosfera evocante la fine del decennio che più di tutti vide glamour e dark convivere provocando frequenti cortocircuiti. Donnie valica gli Ottanta, tra le promesse di Bush padre ed i playback dei Duran Duran, vivendo una vita scandita dal ritmo della "normalità" e prendendo le sue pillole, senza misteri. Tutti sanno che ha dei problemi ed attendono la sua guarigione. Soltanto lui cerca vere spiegazioni.

Il suo acume diviene ancor più evidente quando, scampato ad un inspiegabile incidente, comincia a vivere comportandosi con la tenacia di chi sa esattamente quanto tempo ha a disposizione ed agisce, sicuro di se' in ogni situazione, senza scrupoli. Un amico immaginario gli confida che manca meno di un mese alla fine del mondo: lo conduce, come fosse una visita guidata, all'interno della manciata di giorni che avrà a disposizione.

Donnie vaga, quieto, tra allucinazioni, viaggi nel futuro ed ipnosi come terapia psicanalitica. La sua realtà è fatta di tanti livelli sovrapposti, densi di indizi per lo spettatore, che solo al termine del film si chiederà cosa fosse reale. Una risposta certa sarà, almeno, che Donnie, pur affrontando avventure paranormali è disegnato come un personaggio davvero reale ed emblematico. Donnie vive il rapporto con l'inquietante coniglio immaginario con cui dialoga con la stessa grazia del bambino a cui Spielberg faceva nascondere l'extraterrestre E.T., per proteggerlo dal mondo razionale e spietato degli adulti. Anche Donnie sa cosa deve fare ed affronterà la sua corsa notturna in bicicletta per salvare il coniglio, e tutto il mondo, da un tragico destino.

Darko ha un potere metaforico, è un personaggio che vaga nel proprio tempo con il distacco di un archeologo, perché riesce ad osservare il presente con la tranquillità di chi conosce il futuro. Ironicamente, oltre al profetico personaggio, anche il film stesso è stato protagonista di una strana avventura temporale: dopo aver partecipato al Sundance nella versione di 165', è uscito in sala, negli Usa, in forma ridotta durante i tragici fatti del settembre 2001. E' stato, così, interpretato in un'ottica distorta, troppo distratta dal momento storico (complice dell'atteggiamento una scena in cui il motore di un aereo precipita misteriosamente su un'abitazione, ma anche l'atmosfera - considerata troppo disfattista - che permea il racconto). Placatasi la situazione, piuttosto che essere catalogato come flop e dimenticato, un passaparola tra cinefili e giovani cultori del film ne ha permesso la diffusione in dvd, fino a far giungere una versione director's cut della pellicola all'ultimo Festival di Venezia. Nelle sale italiane, poi, si è proiettata la versione breve americana doppiata.