Nemico Pubblico PDF 
Maurizio Ermisino   

Dillinger è morto. Anzi, no. Dillinger è vivo. Dillinger è vivido, potremmo dire. Perché è vivida l’immagine che Michael Mann confeziona per il suo Nemico pubblico, ritratto di un uomo, il rapinatore gentiluomo John Dillinger (Johnny Depp), e di un’epoca, gli anni Trenta della Grande Depressione post 1929. Le immagini che raccontano questa storia così antica sono in realtà modernissime, nitide. Nemico pubblico è uno strano impasto di passato e futuro. Mann ricopre la sua immagine di una patina d’antan, con una fotografia seppiata che siamo abituati ad associare a film ambientati in un’epoca lontana. Ma contemporaneamente gira in digitale ad alta definizione, una materia in cui è maestro: oggi nessuno sa usare come lui questo mezzo. L’effetto è straniante, antico e modernissimo allo stesso tempo: l’immagine è pura e nitida, definita. Mann per Nemico pubblico ha cercato la realtà. Ha voluto fare un film ambientato negli anni Trenta che non sembrasse un film d’epoca, senza filtri nostalgici. Come se ci si svegliasse e si trovasse lì, in quel tempo. E ha girato in molti dei luoghi reali dove è passato Dillinger. Come se, passando di là, attori e troupe potessero respirare il suo odore, sentire aleggiare il suo spirito.

Quell’immagine, così nitida, da colorata e desaturata diventa bianco e nero, e poi si sporca per trasformarsi in quella dei cinegiornali che raccontano al cinema le gesta di Dillinger. Perché Nemico pubblico ci racconta anche questo: Dillinger è il primo esempio di criminale mediatico. Viene citato dai media, la folla accorre copiosa per assistere al suo arresto, la polizia rilascia proclami alla radio e si fa fotografare con la sua preda. Ogni mossa viene resa pubblica. Ed è curioso che, mentre il cinegiornale lo mostra, il pubblico, che si guarda in giro, non riconosca il vero Dillinger che è al cinema. Curioso, ma normale. È la distanza tra il cinema e la realtà. Tra l’icona, l’immagine che è grande e sta in alto, e l’uomo, piccolo e sprofondato nella sua poltrona. Vince sempre la prima. E l’immagine di un uomo famoso è destinata sempre a prevalere sull’uomo stesso. Ma il cortocircuito mediatico più affascinante, che per un attimo fa entrare Nemico pubblico nell’universo meta-cinematografico, è Dillinger che vede al cinema Clark Gable, in un personaggio a lui ispirato. Il look di Depp/Dillinger, cappello e baffi, è uguale a quello di Gable. Come se i due si trovassero allo specchio. Johnny Depp può essere anche Clark Gable. Anzi, forse è Gable che può essere Depp. Così bravo che non si può non parteggiare per lui nella sfida.

La sfida recitava appunto il sottotitolo italiano di Heat. E come quasi sempre è accaduto nei film di Mann anche qui ci sono due “duellanti” pronti a sfidarsi all’ultimo sangue. Johnny Depp e Christian Bale (Melvin Purvis, l’agente dell’FBI che lo insegue) come Al Pacino Bob De Niro, come Tom Cruise e Jamie Foxx in Collateral. L’avversario che sfida il protagonista è allo stesso tempo la sua nemesi e la ragione della sua identità: è attraverso il nemico che il protagonista si definisce, acquista coscienza di sé, del proprio ruolo. Nemico pubblico è un ideale prequel di tutte gli altri film di Mann, da Manhunter a Heat, da Collateral a Miami Vice. C’è dentro il seme del crimine che arriva fino ai giorni nostri. C’è la sfida ossessiva e assoluta tra due uomini. C’è la città grande e tentacolare che avvolge i personaggi. Dillinger e Purvis si incontreranno. Tra i due non ci sarà il tavolo di un ristorante come avveniva per Pacino e De Niro, ma le sbarre di una cella. Comunque una barriera, comunque il simbolo di due esistenze da due parti diverse della barricata. Comunque il simbolo di una sfida.

TITOLO ORIGINALE: Public Enemies; REGIA: Michael Mann; SCENEGGIATURA: Ronan Bennett, Ann Biderman, Michael Mann; FOTOGRAFIA: Dante Spinotti; MONTAGGIO: Paul Rubell, Jeffrey Ford; MUSICA: Elliot Goldenthal; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2009; DURATA: 140 min.

 


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