Salvatore, vent'anni, vive con i genitori sull'isola di Ventotene. D'estate si guadagna da vivere facendo il barcaiolo per i turisti; d'inverno lavora in nero come muratore nei cantieri di Formia. Qui salva da una caduta dall'impalcatura un collega africano che, non essendo in regola con il permesso di soggiorno, viene rispedito a casa. D'estate conosce Martina, ombrosa turista genovese, di cui si innamora. Lei ha una doppia vita: ha un fidanzato a Genova e una carriera universitaria, ma non è felice. A Ventotene, da Salvatore, viene a lenire le proprie ferite. Quando lei decide di partire per l'estero come studentessa Erasmus, Salvatore disimpara a camminare ...

Quando si decide di girare un film in un ambiente naturale, non ci si dovrebbe limitare a una serie di suggestive inquadrature da cartolina. Bisognerebbe ricordare la lezione di Rossellini, che quando gira Stromboli o Viaggio in Italia immette il paesaggio naturale nel cuore della storia, come motore psicologico e drammatico. Qui il paesaggio marino e isolano non diventano mai elementi risolutivi, sono fondali suggestivi che avendo poco a che fare con l'azione finiscono per stancare. La sensazione è di trovarsi al cinema per assistere ad una puntata di Geo & Geo (con tutto il rispetto che questa trasmissione merita). D'Alatri, poi, vorrebbe recuperare nella recitazione una dialettalità genuina, secondo la grande tradizione del cinema italiano. Ma l'alchimia non funziona: forse non ha più senso imboccare questa strada, se non si ha il coraggio di percorrere l'Italia per scovare attori non professionisti che siano davvero in grado di portare sullo schermo un barlume di verità. Il dialetto di Dario Castiglio (Salvatore) è artefatto. Raffaele Vassallo (che interpreta il ruolo di un amico di Salvatore) fa la brutta copia di Troisi (il film d'altronde è tratto da un romanzo di Anna Pavignano, compagna del grande comico napoletano). Mentre Martina Codecasa (Martina) appare troppo compassata. E allora una domanda sorge spontanea: perché il cinema italiano non sa più trovare i suoi attori?

C'è anche un timido tentativo di denuncia politica e sociale sotteso a Sul mare: il problema della disoccupazione e il lavoro nero nei cantieri. Ma è solo uno dei tanti pezzi di un quadro che non si regge in piedi e manca di armonia poetica. È sempre spiacevole scrivere male di un film, perchè dietro c'è pur sempre il lavoro e la fatica di un gruppo di persone. Cosa salvare dunque di Sul mare? Il suo finale forse: una virata simbolica e surreale, leggera, che ricorda quello di Respiro di Crialese e attraverso quello addirittura Jean Vigo. Peccato che il film abbia preso questa strada soltanto all'ultimo secondo.

TITOLO ORIGINALE: Sul mare; REGIA: Alessandro D’Alatri; SCENEGGIATURA: Alessandro D’Alatri, Anna Pavignano; FOTOGRAFIA: Alessio Gelsini Torresi; MONTAGGIO: Osvaldo Bargero; MUSICA: Freaks; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2010; DURATA: 100 min.