Il Cinema Ritrovato 2005: Panoramica PDF 
di Francesca Druidi   

Si è svolta a Bologna, dal 2 al 9 luglio, la diciannovesima edizione del festival Il Cinema Ritrovato, promossa dalla Mostra Internazionale del Cinema Libero e dalla Cineteca del Comune di Bologna, che rappresenta un'occasione davvero unica per i cinefili di ammirare – grazie alle 15 sezioni proposte – film introvabili altrove, scoperti negli archivi di mezzo mondo e scelti tra le migliori copie disponibili. Lo spettatore sa poi di poter contare sul tradizionale e ricco contenitore Ritrovati & Restaurati, una selezione dei maggiori restauri presentati spesso in prima mondiale, e su preziose retrospettive dedicate a periodi chiave nella storia del cinema muto e sonoro, film delle origini e cinema 'moderno', e ancora registi, attori e star, il cui fascino immortale è offerto di nuovo allo sguardo del pubblico.

A cent'anni dal massacro di Odessa in seguito all'ammutinamento dei marinai della corazzata Potëmkin, è stata proprio La corazzata Potëmkin di Sergej Ejsenštein a inaugurare il festival, presentata in versione restaurata e accompagnata dal vivo dalla partitura originale di Edmund Meisel, diretta dal maestro Helmut Imig ed eseguita dall'orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Questa nuova versione del Potëmkin, che consta di 1372 inquadrature, 15 in più rispetto alla versione finora più completa (quella sonora del 1976) e 45 in più rispetto alla versione tramandata dal Gosfilmofond, si basa in particolare sulla copia affidata dal Museum of Modern Art di New York al British Film Institute di Londra, che può essere ritenuta la più affidabile fra le varianti tramandate della versione russa originale. A chiudere la manifestazione è stata, invece, la serata speciale in onore di Charlie Chaplin, svoltasi nella prestigiosa cornice del Teatro Comunale: è stato infatti mostrato al pubblico - in prima mondiale – il film La donna di Parigi (A Woman of Paris), accompagnato dalla nuova partitura orchestrale del Maestro Timothy Brock, creata a partire dalle composizioni inedite del 1951 – realizzate dallo stesso Chaplin – e dai temi musicali presenti nella riedizione del 1977. A La donna di Parigi, l'ambizioso melodramma del 1923 di cui Chaplin non è protagonista, si è affiancata una nuova serie di cortometraggi del periodo Keystone (1914), vibranti di pura energia comica, che ci riportano al periodo più disordinato delle attività di Chaplin. Da queste commedie emerge un Charlot vagabondo intriso di ferocia vendicativa e di odio distruttivo, come in Mabel at the Wheel, concepito e diretto da Mack Sennett e Mabel Normand, che si pone a margine del burlesque poetico degli anni a seguire. Una nuova ispirazione avanza, invece, in The Property Man, diretto dallo stesso Chaplin, che non rinuncia al suo spirito beffardo nemmeno dietro le quinte del teatro, dove porta un gran scompiglio coinvolgendo infine anche il pubblico, che viene implacabilmente innaffiato.

Oltre a Michael Cimino, che ha portato la sua extended version di Heaven's Gate di 225 minuti, la rassegna ha ospitato Francesco Rosi (con il suo film La sfida, proposto nell'ambito dell'omaggio a Nino Vingelli), Michael Rogosin, figlio del regista di Come back, Africa, Lionel Rogosin, e l'attrice americana Betsy Blair, moglie di Gene Kelly e poi di Karel Reisz, finita negli anni '50 nel mirino della commissione sulle attività anti-americane del periodo maccartista. A Betsy Blair il festival ha dedicato un omaggio con tre film da lei interpretati: I delfini di Francesco Maselli, The Halliday Brand di Joseph H. Lewis e Calle Mayor di Juan Antonio Bardem, nel quale il talento artistico dell'attrice diventa funzionale al ritratto intenso e sognatore di Isabel, l'unica donna di una città di provincia a essere rimasta nubile, e per questo oggetto di compatimenti, commenti e chiacchiere. La noia rende un gruppo di "vitelloni" del paese ancora più gretto e meschino, al punto che uno di loro, Juan, si finge per scherzo innamorato della donna e intenzionato a sposarla, dopo averlo ufficialmente annunciato al ballo cittadino. Una volta svelato l'inganno, Isabel saprà però dimostrarsi forte, decidendo coraggiosamente di non fuggire, ma di affrontare a testa alta l'umiliazione che l'aspetta.

Una retrospettiva è stata dedicata anche ad André Deed, una delle prime vere star del cinema, ma soprattutto una delle grandi figure del burlesque italiano e francese, grazie a personaggi come Boireau e Cretinetti, costruiti con l'impiego di elementi surreali che, a partire da situazioni classiche quali inseguimenti, cadute e distruzioni, si sviluppano in gag maggiormente raffinate. Caratteristici i continui sguardi in macchina di Deed rivolti al pubblico, al quale sembra richiedere una sorta di complicità e di approvazione, come nel corto per l'Itala Film Come fu che l'ingordigia rovinò il Natale a Cretinetti, del 1910, dove un goloso Cretinetti fa una tremenda indigestione sognando di combinare disastri persino in Paradiso, ma riuscendo alla fine ad augurare buone feste alle spettatore.

Sotto l'egida di Orizzonti di Gloria, capolavoro dell'anti-militarismo di Stanley Kubrick, presentato in versione restaurata in Piazza Maggiore, Il Cinema Ritrovato è tornato a concentrarsi su un grande tema di ricerca: la seconda guerra mondiale, restituita dalla storia del cinema sia nella fiction sia nel documentario con un altissimo grado di coinvolgimento non solo ideologico, ma anche tecnico. I film in programma sono stati raggruppati in due sezioni, "Singing in the war" e "La messa in scena della guerra", che hanno dimostrato l'ambiguo rapporto tra il conflitto bellico e la sua rappresentazione nei mezzi di comunicazione di massa, evidenziando – da una parte - l'inevitabile utopia di ogni pretesa realistica di "verità storica" documentaria e, dall'altro, il costante sforzo di testimonianza del reale che il cinema di finzione sempre persegue in tempi di guerra. Tra i titoli proiettati: "All Quiet on the Western Front" di Lewis Milestone, "J'accuse" di Abel Gance, "Verdun, visions d'histoire" di Léon Poirier, "The New Lot" di Carol Reed, "Menaces" di Edmond T. Gréville e "Ordet" di Gustav Molander, realizzato dodici anni prima dell'omonimo capolavoro di Dreyer, e i documentari "Memphis Belle: a Story of Flying Fortress" di William Wyler, "The Battle of Midway" e "Sex Hygiene" di John Ford, "The Battle of San Pietro" di John Huston e "Memory of the Camps", realizzato con la supervisione di Alfred Hitchcock.

Interessante, a proposito dei musical di guerra, è il tedesco Concerto a richiesta di Eduard von Borsody (1940), commedia musicale apparentemente priva di intenzioni politiche ma che nell'intrecciare un improbabile triangolo amoroso – tra una giovane, il suo amico d'infanzia diventato pilota e un ufficiale dell'esercito sparito per mesi a causa della guerra civile spagnola – lascia filtrare un evidente elogio alla cultura germanica, con l'inizio della pellicola ambientato all'epoca delle Olimpiadi di Berlino del 1936 e i continui inserti musicali giustificati dalla presenza della trasmissione radiofonica "Concerto a richiesta", condotta dall'animatore vedette Heinz Goedecke. Inoltre, alla fine del film, il pubblico dell'auditorium intona all'unisono il motivo "Perché marciamo verso l'Inghilterra" e l'ultimo frame è emblematicamente dedicato alla bandiera uncinata nazista.

Ritrovati & Restaurati

The Wiser Sex di Berthold Viertel 1932. È il primo dei sei film che Claudette Colbert girò per la Paramount nel 1932, ed esibisce con chiarezza la derivazione teatrale dalla pièce di Clyde Fitch. Incastrato dalla pupa del gangster Claire Foster (Lilyan Tashman), sua vecchia fiamma, l'avvocato migliore della città (Melvyn Douglas) viene accusato della morte del cugino, che si era incapricciato proprio della donna, bugiarda e calcolatrice. Ci penserà la fidanzata Margaret Hughes (la Colbert), bella e raffinata, a scagionarlo fingendosi vicina di stanza di Claire per cercare di cogliere in flagrante il boss, il vero autore dell'omicidio.

American Madness - La follia della metropoli di Frank Capra 1932. Acceso sostenitore di una politica economica improntata alla fiducia verso il prossimo, il presidente della Union Bank Thomas Dickson (Walter Huston), nel quale si figurativizza il pensiero dello stesso Capra, si trova sull'orlo della bancarotta e del suicidio quando il capocontabile (Gavin Gordon), indebitato per il gioco, favorisce un grosso furto nella cassaforte e coinvolge nel suo alibi la moglie del capo, che aveva accettato l'invito perché trascurata dal marito. Ad aiutare il presidente saranno però il protetto di Dickson, il capocassiere ex galeotto Matt (Pat O'Brien), e la sua fidanzata segretaria. I temi più cari della filmografia di Frank Capra - l'idea new-dealiana che un atto di fede possa più di qualunque manovra finanziaria - ritornano in questo film, che rappresenta con efficacia, grazie al senso di accelerazione imposto dal cineasta (sovrapponendo le battute ed eliminando le dissolvenze), le reazioni isteriche delle persone di fronte alle voci impazzite e al panico del crac economico (quanto mai attuale, se si considerano i casi Parmalat e Cirio).

When Tomorrow comes – Vigilia d'amore di John Stahl 1939. Ispirato a Serenade di James Cain, il film è un melodramma toccante dell'amore concepito come un paradiso irraggiungibile, ostacolato – come d'altro canto pretende il genere – dall'umana follia (stiamo parlando di un maestro del melodramma come Stahl, autore anche di Femmina folle). Melene, una cameriera impegnata in lotte sindacali (Irene Dunne), s'innamora nell'arco di due giorni di un suo cliente, un affermato e facoltoso pianista, Andre Chagal (Charles Boyer). Affronteranno insieme un furioso uragano nei pressi della villa di lui, rifugiandosi non a caso in una chiesa allagata, ma l'ombra della moglie Madeleine, che ha perso l'equilibrio mentale dopo la morte del suo bambino, tornerà a farsi ingombrante, fino a separarli per sempre.

The River di Jean Renoir 1951. In un magniloquente Technicolor, che rende alla perfezione i riflessi cangianti del Gange e le nuance della natura incontaminata ed eterna, si racconta l'esistenza di una famiglia inglese residente in India, ormai radicata nel ritmo e nello stile di vita dettati dal fiume, rallegrata dagli amici e dalla convivenza piena e tollerante con i nativi del posto. Lo sguardo di Jean Renoir, impegnato per la prima volta in un film a colori, è rivolto soprattutto a una delle figlie, Harriet, appena entrata nell'adolescenza, a Valerie, diciottenne capricciosa e viziata amica di famiglia, e a Melanie, figlia del vicino di casa della famiglia, per metà indiana: si innamoreranno tutte dello stesso uomo, il capitano John, depresso per aver perso una gamba durante la guerra, scoprendo la delusione, la gelosia, e intraprendendo il doloroso cammino verso il raggiungimento di una propria identità. Presentando, senza soluzione di continuità, inserti documentaristici sulle tradizioni indiane e sequenze di finzione, il film rappresenta per Renoir un nuovo orizzonte poetico, narrativo e cinematografico, in cui si fanno sublimi sia la comunione tra natura e personaggi, sia la sintesi tra spiritualità e religione, ove per quest'ultima non s'intende l'istituzione ufficiale, ma l'attenzione privilegiata verso gli esseri umani, i popoli. Il fiume costituisce poi il simbolo più alto del circolo vitale, che scandisce i tempi e contempla incessantemente il flusso dell'esistenza così come il passaggio alla morte.

Sierra Charriba di Sam Peckinpah 1965. Questo capolavoro del regista de Il mucchio selvaggio, capace di influenzare il genere, e primo fra tutti Sergio Leone, è diventato leggendario perché oggetto di scontri epici fra i produttori, responsabili di cambiamenti nella sceneggiatura e dell'eliminazione di scene chiave. Questa versione, con 12 minuti in più e una nuova colonna sonora, va pertanto considerata come quella definitiva di Major Dundee (titolo originale), la più prossima a quella che avrebbe voluto divulgare Peckinpah. La storia: per stanare un sanguinario capo Apache, Sierra Charriba, e recuperare tre orfani bianchi catturati, il Maggiore Amos Dundee (Charlton Heston) – confinato in un forte del Texas più simile a una prigione – recluta delinquenti, ladruncoli e prigionieri sudisti, tra cui l'ex tenente-amico Tyreen (Richard Harris), irlandese che ha tradito il suo esercito per passare dalla parte dei confederati. Da qui partirà una vera e propria odissea che, a guerra civile ormai finita, porterà il precario convoglio, seguito costantemente dalla guida indiana Samuel Potts (James Coburn), nel Messico controllato dalle truppe francesi. Un'altra parata di anti-eroi alla Peckinpah per un'avventura che diventa - per i suoi protagonisti - sempre più una resa dei conti con la propria coscienza.

Moments Choisis Des Histoire(S) Du Cinéma di Jean-Luc Godard - 2005. Un'astratta storia del cinema realizzata da uno dei registi-teorici della Nouvelle Vague, incentrata sul montaggio intellettuale di dieci frammenti audiovisivi di circa dieci minuti ciascuno, arricchiti da immagini artistiche e documentaristiche, da didascalie e da titoli grafici, nonché dalla voce over dello stesso cineasta francese. Che cos'è il cinema se non la forma che diventa stile? Così si può riassumere la potente riflessione di Godard sull'arte espressiva del XX secolo, al quale il regista di Fino all'ultimo respiro rimprovera di non aver saputo rivelare la realtà della Shoah e di lasciarsi talvolta seppellire dai condizionamenti industriali (come nel caso del cinema americano).

 


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