Apocalypse now REDUX PDF 
di Fulvio Montano   

Tornare, a vent'anni di distanza, sulle paludate sponde del Mekong (se di Mekong si tratta) è davvero un'esperienza estatica, e i cinquanta minuti in più della versione REDUX del capolavoro di Francis Ford Coppola, hanno l'indiscutibile merito di rendere il dovuto omaggio alla perseveranza ed al genio di un grande artista.
Cinquanta minuti indispensabili, che esplicitano i riferimenti al Vietnam, al contempo luogo della rivelazione (Apocalypse) e paradigma di tutte le terre in guerra (Now), e che, se da una parte raffinano la caratterizzazione del Capitano Benjamin L. Willard, dall'altra, paradossalmente, accentuano il carattere frammentario dell'intera opera.

L'incontro con i montagnards (lì da sempre come spettri celati dalla nebbia), la curiosa teatralità del funerale di Clean (giovane ed orgogliosamente nero nella sua purezza), oltre al lungo intermezzo della cena (improvvisato dagli attori sul set), diventano così il pretesto per criticare assurdità e insensatezza dell'intervento americano.
Dice Coppola: "This sequence, captures an exotic yearning, a groping for long-vanished ideals and a crumbling way of life that presages and essentially predicts the folly of America's experience in Vietnam. These characters are sort of ghosts like Bunuel has ghosts: people who are trapped in their own thinking from years ago."
Nonostante i Francesi accolgano in maniera ospitale i soldati americani, la presenza del Capitano Willard al loro tavolo li mette chiaramente a disagio e, appena terminata la cena, rilanciate convinzioni ed opinioni stile grandeur française, abbandonano la sala uno dopo l'altro. Lo stesso patriarca della piantagione, Hubert deMarais, non ha alcun timore di dire la sua: "Why do we stay here? It keeps our family together. We fight to keep what is ours. You Americans fight for the biggest nothing in history."
Ma ancora più esplicito sarà il colonnello Walter E. Kurtz, circondato dal vociare rispettoso della sua progenie sterminata, proponendo a Willard l'intervento sul Time di un analista dell'Intelligence americana: "I told the President last week that: 'Things felt much better, and smelled much better over there.'"
Per poi chiedere: "How do they smell to you, soldier?" Se nella versione precedente l'umore cupo del capitano Willard rimaneva una costante dell'intero film, la notte d'amore con Roxanne (angelo indistinto tra i fumi dell'oppio), prevedibile seguito della cena alla piantagione, il goliardico scherzo al capitano Kilgore e il baratto (benzina in cambio di sesso) con le conigliette rimaste a secco, restituiscono al protagonista una condizione più umana e meno rassegnata.
Non a caso fa notare Coppola: "Roxanne character gives Willard a sense of life and a sense of soothing, before he goes on to face the extreme madness of Kurtz."
Vedere Willard scherzare con l'equipaggio, condividere una delle tante follie possibili sulla barca, accentua lo scarto tra il Capitano alcolizzato e depresso e l'uomo nuovo generato dal confronto con Kurtz, mentre il suo sprofondare nell'ombra mantiene una sincronia perfetta con la lugubre fotografia espressionista di Vittorio Storaro.
Willard, insomma, può finalmente essere un eroe a tutto tondo e mostrare senza timore ogni sua debolezza. Aggiungere più scene al film, soprattutto nella seconda parte, ha però comportato un'accentuazione di quella frammentarietà già insita nella precedente versione dell'opera di Coppola, divisa com'era in capitoli ben definiti, in tappe (ognuna associata ad un determinato luogo e punteggiate dall'uso elegante di dissolvenze e stacchi) che scandiscono la discesa agli Inferi del protagonista e che sembrano rimandare all'impossibilità di una rappresentazione della guerra così ricca di livelli di lettura e rimandi.
Buona parte della vicenda si svolge, ora, nella darkness, dove i riferimenti temporali, geografici e le stesse situazioni via via più surreali vengono trascesi dal progressivo approssimarsi all'oscurità incarnata dall'anima perduta del colonnello Kurtz.
L'incontro con le conigliette in uno scenario da dopo bomba (girato in attesa che il set di Tavoularis venisse ricostruito dopo il devastante passaggio di un tifone), su cui regna la stessa follia che Willard incontrerà nell'ultimo avamposto militare sul fiume, e la sequenza con i montagnards, immersa nell'indefinito, ottengono così un duplice effetto. Se da una parte trascendono il Vietnam come luogo e come guerra, dall'altra rimandano esplicitamente all'assurdità propria di quel luogo e di quella guerra.
L'ultima parola spetta comunque a Kurtz, sicuro di aver finalmente carpito il senso della vita: "C'è bisogno di uomini... con una morale... e al tempo stesso... capaci di utilizzare il loro... istinto primordiale di uccidere... senza sentimenti... senza passione... Senza... giudizio, senza giudizio.
Perchè è il giudizio che ci indebolisce."

 


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