Una lenta carrellata parte dalle trame colorate di un tappeto sul quale sono sdraiate delle donne, appoggiate l’una all’altra, ad occhi chiusi, mentre le note antiche di una canzone sembra rincuorarle. Le mani, prime figure a sé, sono aperte, poi congiunte quasi in una preghiera, e poi pallide come i volti che appaiono inermi di fronte al dolore che ora sembra quieto, sommesso. Il film si apre sul titolo originale, Grbavica, rivelando quanto con la traduzione italiana, Il segreto di Esma, non siano state rispettate le premesse del film di voler raccontare, anche se venati di un eccessivo intimismo, solo i fatti che raccontano ciò che rimane di quel quartiere, titolo del film, nella periferia di una Sarajrevo allo sbando, macchiata dai conflitti serbo-bosniaci. All’indomani della guerra e dei conflitti che sconvolsero poco più di un decennio fa la Jugoslavia, a Sarajevo una donna cerca di barcamenarsi tra un lavoro precario e una giovane figlia, privata di un’infanzia felice, eppure fiera della scomparsa gloriosa del padre, morto come un eroe di guerra.
Lontano dalla grottesca visione della realtà e dalle oniriche suggestioni in Kusturica, (Il tempo dei Gitani, Underground, Gatto nero, Gatto bianco), come dalla lucida e disarmante umanità, carica di simbologie - e di una messa in scena paradossale dell’idea delle distanze tra gli uni e gli altri -, in Goran Paskaljevic (Il tempo dei miracoli, La polveriera e Ottimisti), Jasmila Zbanic, della quale due stagioni fa è uscito il secondo lungometraggio, Il sentiero, traccia gli intimi racconti di figure femminili in conflitto con la memoria che sono costrette a trascinarsi dietro, senza però tralasciare l’attenzione al cinema documentario (Red Rubber Boots e Images the Corner). “Che cosa ho preso da papà?”, chiede alla madre cercando di scoprire la sua verità, desiderosa di sentir decantare le sue lodi, di quanto fosse coraggioso ed eroico. Invece, di quell’agognato eroismo non rimane niente se non l’eco delle parole sconvolgenti e lapidarie di Esma che, messa alle strette perché non può più tacere, deve confessare il suo segreto, rivelando alla figlia che altro non è che il frutto di violenze e soprusi di un soldato serbo.
Sono questi i fatti che alla fine portano il film a un climax di disperata melodrammaticità, eppure la scelta di dipingere una storia di smaccato intimismo per far riflettere sulla tragica sorte delle diverse marginalizzazioni non convince, non perché non avviene una tanto attesa catarsi ma perché si lascia intendere che possa esserci. Non c’è l’immediatezza nell’esporre i fatti, non c’è la schiettezza, la brutale e necessaria presa di coscienza e l’uso dei dialoghi appare eccessivo, debordante, deviante. Così il film sembra quasi richiudersi sull’inizio, nella scena più convincente, in cui la regia elimina ogni motivo superfluo di intralcio, le parole, lasciando parlare solo i volti di queste donne disperate, di nuovo abbandonati al proprio dolore, raccontando quanto il passato pesi come un macigno sulla loro memoria. Uscito nel 2006, a dieci anni dalla fine dell’assedio di Sarajevo, Grbavica, nonostante gli eccessi di sentimentalismo e la vena melodrammatica, mostra, ancora una volta, quanto il cinema rappresenti un terreno eccellente per riportare alla luce la “memoria” della guerra e di chi è sopravvissuto.
Titolo originale: Grbavica; Regia: Jasmila Zbanic; Sceneggiatura: Jasmila Zbanic; Fotografia: Christine A. Maier; Montaggio: Niki Mossböck; Scenografia: Kemal Hrustanovic; Costumi: Lejla Hodzic; Musiche: Enes Zlatar; Produzione: Coop 99, Deblokada, Noirfilm Filmproduktion, Jadran Film, Das Kleine Fernsehspiel, ARTE, Balkan Script Development Fund, Bosnia & Hercegovina Ministry of Culture & Sport, Eurimages Council of Europe, Hubert Bals Fund, Javni RTV Servis Bosne i Hercegovine, Medien-und Filmgesellschaft Baden-Württemberg, Ministy of Culture Republic of Croatia, Public Broadcasting Service, Vienna Film Financig Fund, Österreichisches Filminstitut; Distribuzione: Istituto Luce; Durata: 107 min.; Origine: Bosnia-Erzegovina/Croazia/Austria/Germania, 2006
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