Tatanka PDF 
Nando Dessena   

Giuseppe Gagliardi, al suo secondo lungometraggio dopo il brillante La vera leggenda di Tony Vilar (2006), dirige il pugile Clemente Russo in Tatanka, sorta di deriva neorealista che, zig-zagando sulla traccia fornita da un articolo di Roberto Saviano e raccolto nel libro La bellezza e l'inferno. Scritti 2004-2009, propone la storia di un riscatto sociale conquistato col sangue e il sacrificio.

Secondo una categorizzazione semiotico-narratologica abbiamo lo spazio per così dire "paratopico" della palestra (ricalcata sulla gloriosa palestra Excelsior di Marcianise di Mimmo Brillantino, semibuia, che odora di sudore e del fetore rancido che viene dalle latrine), lo spazio insomma dove si attua una preparazione della prova decisiva dell’eroe, lo spazio "topico", che sarebbe il ring, e lo spazio "eterotopico", quello del mondo reale dove è facile scegliere la via ai soldi facili spianata dalla camorra. Scrive Saviano: "[...] molti italiani sono diventati campioni, altri sono rimasti bravi atleti e nulla più. Però tutti si sono tenuti lontani dalla camorra. A volte i ragazzi imparentati a una famiglia andavano ad allenarsi la mattina e quelli della famiglia rivale ci andavano nel pomeriggio, ma la boxe li trascinava comunque via da certe logiche. Le regole del pugilato sono incompatibili con quelle dei clan. Uno contro uno, faccia a faccia. La fatica dell'allenamento, il rispetto della sconfitta. La lenta costruzione della vittoria". La boxe, dunque, come unica alternativa alla strada, alla criminalità, la boxe come banco di prova per provare a sé stessi e al mondo il proprio valore in modo onesto. Non manca proprio nulla, i tasselli per costruire un mosaico perfetto ci sono tutti. Abbiamo davanti un film di genere, scritto bene e che tutto sommato funziona. Niente di nuovo verrebbe da dire, niente che si discosti di un solo centimetro dagli stilemi con cui da sempre ci viene proposta la boxe al cinema. Il film di Gagliardi ha però qualcosa che va oltre una semplicistica etichettatura: l’ennesimo film sul pugilato certo, ma che racconta, incrociando Saviano, la bellezza dello sport e l’inferno della camorra, recitato in un dialetto stretto che provoca un forte effetto straniante.

Di recente ci siamo occupati, proprio su Effetto Notte, di The Fighter e della superba e camaleontica prova attoriale di un evanescente Christian Bale. In Tatanka, invece, osserviamo curiosi la presenza totalizzante di Clemente Russo che ripercorre in qualche modo le tappe della propria storia personale rappresentando un caso abbastanza raro di approdo al grande schermo di una gloria dello sport, che aveva peraltro già colonizzato il terreno ben più ospitale degli schermi televisivi in un’edizione del programma televisivo la Talpa. Secondo l’impronta realista seguita da Gagliardi, non sono richieste a Clemente Russo altre prodezze oltre a quelle che aveva già mostrato sui ring di tutto il mondo. E ancora una volta il cinema diventa terreno d’elezione per l’esibizione visiva dell’attrazione. Le soggettive dei pugni di Russo, i terribili colpi del bisonte che carica, ci riportano in quella sala buia dove oltre cento anni fa arrivò il primo terribile, fantastico e puntualissimo treno. Nel genere sportivo, come nel porno del resto, ancora una volta la macchina da presa è al servizio del corpo e si fa testimone privilegiato, cornice ideale che delimita, ritaglia lo spazio del numero a misura dello sguardo.

TITOLO ORIGINALE: Tatanka; REGIA: Giuseppe Gagliardi; SCENEGGIATURA: Maurizio Braucci, Giuseppe Gagliardi, Massimo Gaudioso, Salvatore Sansone, Stefano Sardo; FOTOGRAFIA: Michele Paradisi; MONTAGGIO: Simone Manetti; MUSICA: Peppe Voltarelli; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2011; DURATA: 100 min.

 


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