Fra tradizione e innovazione il mago Zemeckis confeziona un film d'animazione che, con ogni probabilità, diventerà un grande classico di Natale. Il racconto parte da un momento drammatico perchè descrive la tappa obbligata e necessaria di ogni uomo-bambino e cioè il dubbio: ma Babbo Natale esiste? Si parte allora per un viaggio individuale che è irrinunciabile e in cui, anche senza volerlo, si dovrà prendere una decisione: credere o non credere. Così il Polar express è quel treno sognato che porta verso il Polo Nord per l'incontro con Babbo Natale in persona e verificarne l'esistenza.
Attraverso una sceneggiatura lineare che, pur nella sua semplicità, riesce a tenere avvinto e spesso col fiato sospeso lo spettatore, Zemeckis inventa sguardi, movimenti di macchina, traiettorie spettacolari. Ed è dal punto di vista visivo-dinamico che Polar Express gioca le sue carte migliori. La regia è iperdinamica, tesa a cercare sempre il punto di vista più coinvolgente: profondità, soggettive, corpi che ci vengono contro, grandi spazi, dettagli e panoramiche si mescolano tra loro uniti da una fotografia splendente nel dipingere i colori di ghiaccio della notte del Polo Nord. Gli attori animati, creati con l'ausilio della motion capture (Tom Hanks intepreta ben quattro ruoli prestando i suoi muscoli facciali ai diversi personaggi, fra cui anche il bambino protagonista) restano al confine fra reale e fiabesco, emozionano per la loro estrema ambiguità: si tratta in realtà di un mondo spettrale (come ha sottolineato in negativo Roberto Nepoti) che rende poco rassicurante il viaggio dello spettatore verso il fantastico.
Di contro, tuttavia, quando manca l'azione il film si blocca, cade tanto nella retorica quanto nella morale, da far rabbrividire Mary Poppins; eroina quest'ultima che è senz'altro punto di riferimento nell'immaginario degli autori (come non riconoscere nel vagabondo sul tetto del treno le fattezze dello spazzacamino interpretato da Van Dyke?) ma che resta distante a causa non tanto dell'intento conservatore e tradizionalista del film, ma in quanto la storia si muove nella più banale delle semplificazioni, e alla fine ci si chiede: c'è stata veramente una crescita dei personaggi? Sollevando nettamente il dubbio che tutta quell'azione precedente fosse fine a sè stessa.
In sostanza una favola per bambini che sa emozionare i grandi, ma noiosa nel suo intento didattico, costruita con dialoghi superficiali e inutilmente retorici. Resta il racconto visivo e il viaggio allucinante del Polar Express, che per tutta la prima parte del film ci accompagna e di cui Zemeckis si serve per insegnare, questa volta con merito, le emozioni che può dare il cinema.
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