La mala educación PDF 
di Gloria Misul   

E' curioso osservare come Almodóvar abbia deciso di introdurre Enrique (Fele Martínez), il primo personaggio di questo discusso film, sfumando il titolo di testa che lo designa sceneggiatore e regista del film ("guión y direción Pedro Almodóvar") sul medesimo titolo che appare in uno dei poster appesi nell'ufficio di Enrique Goded, appunto, quasi a volerlo definire il suo alter ego, colui che ne condivide la stessa professione e la medesima passione cinematografica. Ma questo non è l'unico sdoppiamento presente nel film perché anche "la visita" è sia titolo del racconto che Ignacio (Gael García Bernal) fa leggere ad Enrique perché ne tragga un film, sia visita reale ed inaspettata che Ignacio fa ad Enrique all'inizio della storia, sia, ancora, visita altrettanto concreta che il signor Berenguer (Lluis Homar), ex padre Manolo, fa sul set di Goded mentre gira la scena finale deLa visita.

E' un gioco di specchi che si snoda su tre piani temporali: il 1980, tempo presente da cui il film di Almodóvar prende avvio, il 1963, anno della vita in collegio, e il 1977, anno di ambientazione del racconto di Ignacio. Questa stessa moltiplicazione della realtà è vissuta anche dagli altri due personaggi principali: Ignacio è, infatti, sia l'alunno del collegio, sia suo fratello Juan che, sotto mentite spoglie, si presenta ad Enrique, sia Zahara, il travestito protagonista del racconto. Si triplica così anche l'identità di padre Manolo, passando dalla figura autoritaria e morbosa di direttore del collegio a quella recitata sul set di Enrique, per terminare con quella disperata del signor Berenguer che, abbandonati ormai gli abiti sacerdotali, lavora in una casa editrice. Un impianto narrativo così complesso non è certo estraneo alla produzione almodovariana, tuttavia si aggiunge qui una dimensione "noir" che spiazza e raffredda la visione perché allo sguardo sarcastico ed irriverente a cui ci ha abituati, si sostituisce quello doloroso di personaggi alla deriva, che perdono, più o meno volutamente, la propria identità (Ignacio diventa Zahara, Juan si trasforma in Angel Andrade e padre Manolo ritorna ad essere il signor Berenguer) in un mondo che non concede riscatto.

Gli uomini qui rappresentati sono profondamente infelici. Cercano di dare una svolta alle loro vite con false partenze che respingono ciascuno verso il proprio dolore. Unica "anima salva" pare essere Enrique: espulso dal collegio in seguito alla scoperta dell'amore con Ignacio, percorre, presumibilmente, un'esistenza più lineare arrivando ad essere un regista di successo. Ignacio e padre Manolo, invece, sono esseri in caduta libera. Il rapporto proibito e illecito che li ha legati in passato ha prodotto inevitabili conseguenze nel presente, in cui il primo si è trasformato in un travestito tossicodipendente in lotta con l'ultima dose, mentre il secondo, sposato e impiegato presso una casa editrice, rivive per Juan la stessa proibita passione nutrita per Ignacio, innescando una ciclicità perversa e distruttiva.

Anche la vita di Juan resta impermeabile a qualsiasi tipo di riconciliazione: rancoroso nei confronti del fratello e complice della sua morte, egli affascina Enrique che, rituffandosi nel passato, scopre la triste illusione da lui creata e davanti ad essa chiude definitivamente (e non solo in senso letterale) la porta. La pellicola segue iconicamente un percorso circolare: una porta si apre all'inizio del film per accogliere l'arrivo di Juan/Ignacio nell'ufficio di Enrique ed una porta, nel finale, lo caccia fuori dalla sua casa e dalla sua vita. Anche il disfacimento delle esistenze messe in scena ha una corrispondenza iconica precisa, cioè i numerosi poster strappati e sovrapposti uno sull'altro dietro le spalle di Zahara e Paquita sedute davanti al cinema Olympo, anticipati dalla grafica dei titoli di testa e ripresi nella disposizione delle piastrelle colorate ai lati della porta di casa di Ignacio a Valencia.

In questo film l'attacco alla Chiesa non è l'unica chiave di lettura, perché le violenze subite da Ignacio in collegio avrebbero potuto nascere in qualsiasi altro contesto sociale oppressivo. Almodóvar non intende mettere alla gogna né il clero né il popolo, ma, piuttosto, frammentare sguardi, relazioni e piani narrativi per sondare il limite delle passioni, immaginarne le conseguenze e considerare che la realtà ne possiede mille altre al suo interno, davanti alle quali l'unico atto dovuto è la sospensione del giudizio.

 


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