Wall-E PDF 
Maurizio Ermisino   

Se non ci fosse il classico corto Pixar (ancora una volta strepitoso: è la storia di un mago e del coniglio che estrae dal suo cilindro) a precedere Wall-E, probabilmente non crederemmo neanche di trovarci di fronte ad un film d’animazione. Perché l’inizio di Wall-E è degno, per impatto e qualità delle immagini, di quelle di un classico della fantascienza. Lo scenario apocalittico-distopico in cui si muove il robot Wall-E è vicino a quelli di Blade Runner o di 2001: Odissea nello spazio, esempi di quella che consideriamo la fantascienza adulta. Oggetti di plastica, forme che ormai appartengono a un modernariato vicino/lontano nel tempo, come le videocassette o un cubo di Rubik, piccole cose di pessimo gusto che questo essere meccanico, moderno E.T. dal collo lungo e gli occhini sgranati, raccoglie e conserva con meticolosità, salvandole dall’oblio. Grattacieli altissimi, che solo un incontro più ravvicinato ci rivela essere montagne di spazzatura, che Wall-E raccoglie e compatta in cubi. È la Terra del futuro, è il mondo che noi umani ormai abbiamo abbandonato. C’è rimasto solo Wall-E, che centinaia di anni prima avevamo creato per raccogliere la spazzatura, e che, dimenticato, continua il suo lavoro. Continuerebbe così, il diligente macchinario, all’infinito, un giorno uguale all’altro. Ma sulla Terra arriva Eve, robot ultratecnologico di ultima generazione, alla ricerca di una qualche forma di vita.

È un film d’animazione, Wall-E, e su questo non c’è dubbio. E della miglior specie, quella targata Pixar. Un’animazione così vicina alla perfezione da scegliere quando raggiungerla e quando discostarsene. La perfezione è raggiunta nel disegno dei personaggi, con un eccezionale lavoro sulle textures, capace di rendere la carrozzeria del protagonista così arrugginita e ferrosa da sembrare vera e di illuminare così realisticamente le superfici lucide e bianche di Eve, con la luce che scorre sulla scocca bianca e ne viene riflessa. Sono due opposti che si attraggono: Wall-E è nato guardando un binocolo (che ne costituisce il volto), Eve è ispirata al design dei prodotti Apple, è una sorta di I-pod gigante e volante. La Pixar si discosta dalla perfezione quando invece si ispira ai classici della fantascienza anni Settanta e Ottanta in Panavision, con l’immagine costruita al computer come se fosse girata da una macchina da presa, con le imperfezioni create dalle lenti, come il riflesso del sole, le sfocature, la sovraesposione. Ma Wall-E è anche molto altro. Funziona come un film muto, almeno nella prima mezz’ora, dove il regista Andrew Stanton ha cercato di dare a Wall-E delle espressioni degne di Buster Keaton. È una storia d’amore, con sprazzi di musical e due personaggi che catturano e commuovono come e meglio di due attori in carne e ossa (guardate il loro incontro finale). Ed è soprattutto un film di fantascienza, uno dei migliori che sia stato mai girato. Quella fantascienza che oggi ormai quasi non c’è più, che ci faceva interrogare sui nostri limiti e sulle frontiere da raggiungere. Così Wall-E fa riflettere seriamente sul nostro futuro, sull’ambiente e sul consumismo. Una terra invivibile, trasformata in un’enorme discarica, non è un’ipotesi poco realistica. Una terra senza vita e senza natura, cose che oggi diamo per scontate ma che potrebbero non esserci più. Wall-E ci fa pensare alla futilità degli oggetti che oggi ci affanniamo a possedere, cose che crediamo importanti e che in un battito di ciglia diventano obsolete, che sono destinate a finire nel dimenticatoio e a trasformarsi in immondizia. Ma soprattutto inquieta per come rappresenta il futuro dell’umanità, che non si muove più, che vive in simbiosi con la sua tv, che è completamente omologata.

Un film che è il degno successore della fantascienza adulta di un tempo, dicevamo. Quando alla fine sentiamo Sul bel Danubio blu, il walzer di Strauss che accompagnava le danze della astronavi di 2001: Odissea nello spazio di Kubrick ne abbiamo solo la conferma più evidente. E quando vediamo il capitano combattere con il pilota automatico, epigone del computer HAL 9000, capiamo che la citazione del classico della fantascienza non è fine a se stessa, come spesso accade nei film di animazione. Il nuovo capolavoro della Pixar è un altro tassello nella riflessione sul rapporto tra uomo e macchina, che è stato uno dei temi portanti dei grandi film di fantascienza. Wall-E ci dice chiaramente che la razza umana rischia di soccombere alle macchine perché ha abdicato, ridotta com’è a uno stato larvale indotto dal consumismo globalizzato.

La spazzatura allora rischiamo di essere noi. Meno male che un robot ci salverà.


TITOLO ORIGINALE: Wall-E; REGIA: Andrew Stanton; SCENEGGIATURA: Andrew Stanton, Jim Reardon; MONTAGGIO: Stephen Schaffer; MUSICA: Thomas Newman; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2008; DURATA: 98 min.

 


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