Le avventure acquatiche di Steve Zissou PDF 
di Eva Maria Ricciuti   

Calma piatta. Niente di nuovo all'orizzonte.

Nessuna avventura per il team Zissou, e infatti sullo schermo (e per circa due ore!) la pellicola scorre priva di accenti, segnata da una medietà (voluta) che sembra contraddistinguere quella che ormai è la cifra stilistica di Wes Anderson.

Una scelta azzardata in un'epoca segnata dal movimento convulso e dalla velocità elevata del ritmo delle storie amate da un pubblico sempre più avvezzo ad un cinema video-game.

E se, però, ne I Tenenbaum la storia scorreva comunque piacevolmente e la medietà si giustificava nei caratteri dei personaggi e nella natura di una vicenda segnata dalla disgregazione dell'identità di una famiglia, in Le avventure acquatiche di Steve Zissou la parabola del buffo team di oceanografi non convince e non coinvolge. Purtroppo.

Steve Zissou (che sarebbe potuto esser il figlio di Jacques Cousteau o il nipote del Capitano Nemo) è un personaggio piatto, sempre uguale a sé stesso, per nulla attraente. E non è la crisi di creatività di cui è preda a spegnerlo, o la perdita del miglior amico a prostrarlo, nulla in realtà sembra poter giustificare la scelta di tratteggiarlo in tal modo, perché nessuna delle crisi di cui è preda sembra esser realmente "importante" nella trama o nella vita del personaggio, che appare solo affetto da mal di vivere, da malinconia congenita, da una forma di menefreghismo cronico che però non solo non riesce a suscitare simpatia ma lo rende semplicemente noioso. Ed è un vero peccato, perché rimane in bocca l'amaro di una storia che avrebbe potuto emozionare moltissimo, che avrebbe potuto accompagnarci per qualche ora di divertimento in compagnia di grandi attori, che, se visti esclusivamente in questa cornice sembrerebbero ormai giunti al tramonto della loro parabola artistica.

Sacrificata, infatti, la presenza di Anjelica Huston, relegata al ruolo di comprimaria e quasi totalmente assente da una trama che pare guizzare quasi esclusivamente nei duetti con Bill Murray.

Un Murray che, dal canto suo, appare segnato nella figura, appesantito, quasi stanco della routine e con ben poco in comune con lo spensierato ghostbuster che lo rese famoso.

E che dire dello spento Willem Defoe, parodia di sé stesso, ingombrante nei panni di un personaggio che non emerge e non si ricorda.

Tuttavia alcune invenzioni (la ciurma in cappellino rosso che gira documentari manipolando visibilmente la realtà) e molte immagini (le creature marine che ammiccano dagli oblò o le passeggiate all'interno del piroscafo visto in sezione, come fosse una casa delle bambole) risultano mirabili e indicano il germe delle ottime capacità e della notevole personalità di Wes Anderson. Un'occasione mancata, purtroppo, perché Le avventure acquatiche di Steve Zissou ha alla base una bella storia, che avrebbe potuto conquistare e coinvolgere, ma che proprio per questo stile eccessivamente decadente arriva a pochi spettatori.

Rimane dunque l'amaro di aver assistito ad un film che ha mancato il bersaglio per qualche millimetro. Chissà, magari la prossima volta….

 


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