TOFIFE 2004 / Los Muertos PDF 
di Gloria Misul   

Titolo piuttosto macabro per il film vincitore del 22° Torino Film Festival che, pur non gradito al pubblico, ha tuttavia convinto la giuria della manifestazione, aggiudicandosi il primo premio. La pellicola sembra sfociare nel documentario per l'assenza di un intreccio, di un approfondimento psicologico e per la scarsità dei dialoghi, a favore di una pura illustrazione degli eventi.

Il regista Lisandro Alonso segue il protagonista Argentino Vargas (Argentino Vargas, coincidenza tra l'identità personale e quella recitata) dai momenti precedenti alla sua scarcerazione attraverso il viaggio lungo il fiume, fino all'incontro con suo nipote, mai conosciuto prima, annullando quasi la presenza della regia per mescolarla alla vegetazione tropicale del nord argentino. Vargas è un personaggio enigmatico e taciturno, che si mette alla ricerca di sua figlia Olgano navigando in canoa lungo il fiume Parana. Incontra pochissime persone durante il percorso, non parla con nessuno di sé o del suo passato e solo per caso, mentre recupera la barca da un pescatore, si scopre che è stato l'assassino dei suoi fratelli in un passato di cui non vuole avere memoria. La solitudine è la condizione irrinunciabile di questa anabasi verso i luoghi delle proprie origini, così come solitario viveva tra i boschi Misael Saavreda, il protagonista del precedente lungometraggio del regista, "Libertad" (2001), convinto di poter "pensare il mondo" attraverso la rappresentazione di un unico soggetto, tralasciando le relazioni affettive o familiari (1).

Vargas vive con uguale silenzio il rapporto sessuale con una prostituta come il piacere di assaggiare un gelato all'ombra di un bar. Anche le ore che lo separano dalla liberazione trascorrono in un'assenza quasi totale di dialoghi con i compagni di cella; non c'è nulla che permetta allo spettatore di conoscere le emozioni di quest'uomo o i suoi pensieri, quasi non ne avesse. Persino l'acquisto di una camicetta per la figlia, che sta per riabbracciare dopo anni, avviene con indifferenza e quasi per obbligo.

Ciò che realmente ha una voce in questa pellicola è la natura incontaminata della foresta argentina: il rumore dell'acqua solcata dalla canoa, la pioggia, le api dell'alveare da cui Vargas "ruba" il miele, la vegetazione lussureggiante lungo le sponde del fiume insieme a quella della foresta nel brutale piano-sequenza iniziale, dove sono buttati i corpi insanguinati di due giovani, forse un riferimento ai fratelli uccisi dal protagonista di cui, però, non sapremo mai nulla. Il tempo è dilatato al massimo e segue l'avvicendarsi delle fasi del giorno: lontano dalla città, e in questo caso dalla prigione, non esistono orari e doveri ma contano soltanto i ritmi diurni e notturni. Anche lo spazio subisce un'espansione e l'ex detenuto passa dalla cella angusta e buia del carcere ai luoghi sconfinati della regione di Misiones, dove si addentra con la canoa.

Los Muertos è un film ellittico, in cui si può semplicemente seguire l'occhio della m.d.p. in una totale assenza di fascinazione, in cui la musica irrompe solo a fine pellicola, durante i titoli di coda, e in cui non accade nulla, se per "accadere" si intende l'evoluzione di una storia e dei suoi livelli narrativi. Argentino Vargas, attore non professionista, vive realmente la vita selvaggia che ripropone sullo schermo. In un'intervista rilasciata al quotidiano Le Monde Alonso racconta di come quest'uomo si guadagni da vivere"pescando, lavorando di tanto in tanto alle coltivazioni forestali(…). Egli non ha nulla, né elettricità, né acqua corrente, beve l'acqua del fiume" (2).

L'evidente influenza neorealista porta l'autore a mostrare l'uomo con il proprio disagio esistenziale attraverso l'autenticità di chi indossa questo disagio come una seconda pelle, quindi il Vargas-uomo, come il Vargas-personaggio, conduce davvero un'esistenza aspra, chiusa e istintiva ai confini del mondo.

Alonso ha dunque creato un'opera che, seppur convincente dal punto di vista estetico e formale, delude per la violenza proposta gratuitamente verso la fine del film, quando il protagonista afferra una capra vera, intenta a brucare sulla riva del fiume, la sgozza e la pulisce delle interiora per portarla in omaggio alla figlia. L'intera azione si svolge con una ricchezza di particolari brutali che hanno maldisposto una discreta fetta di presenti in sala, non perché animalisti sfrenati o perché convinti che la violenza debba essere unico appannaggio dei telegiornali, ma perché questa reale uccisione nulla aggiunge al significato del film e anzi, sottrae al protagonista quel poco di umanità di cui sembrava essere connotato fino a quel momento.

(1) Le Monde, sabato 6 novembre 2004
(2) Le Monde, ibidem

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.