Leoni per agnelli PDF 
Christian Olivo   

ImageArian ed Ernest, due studenti della West Coast University, hanno deciso di seguire il consiglio del professor Malley, loro idealista professore di Scienze Politiche, e cercano di compiere nella loro vita qualcosa di importante arruolandosi per andare a combattere in Afghanistan. Malley è orgoglioso della scelta fatta dai due ragazzi, ma vive una profonda crisi morale avvertendo la responsabilità di aver messo in pericolo la loro vita. Mentre Arian ed Ernest lottano per sopravvivere, Malley si adopera per aiutare uno studente ribelle, Todd - che nella sua apatia sembra essere l’opposto dei suoi colleghi -, a trovare la propria strada. Nel frattempo a Washington il senatore Jasper Irving sta per fare scottanti rivelazioni alla giornalista TV Janine Roth riguardo la strategia americana in Afghanistan, rivelazioni che potrebbero cambiare il destino di Arian, Ernest e di tutti i soldati americani impegnati nel conflitto.

Leoni per agnelli, film che segna il ritorno di Robert Redford dietro la macchina da presa dopo un’assenza durata ben sette anni, è il classico film dove tutti parlano molto e nessuno dice nulla, un film costruito più sulle idee che sui personaggi. La qual cosa potrebbe rivelarsi un punto di forza se solo quelle idee non fossero i più triviali luoghi comuni su un conflitto che, almeno in termini di cinematografia, sembra aver già esaurito le cartucce a propria disposizione. Nella sua brevità (alla luce di quanto visto, gli 88 minuti sono una vera benedizione), l’ultima prova di Redford alla regia fallisce miseramente due obiettivi vitali: da un lato il lavoro alquanto sottotono delle tre star - Cruise, Streep e lo stesso Redford (penalizzate peraltro da un doppiaggio “svogliato”) - non offre un’identificazione importante con alcuno dei personaggi coinvolti; dall’altro la sovrapposizione dei tre segmenti narrativi, in cui una volta tanto nello schieramento di opinioni post-11 settembre oltre il bianco e il nero compare anche e soprattutto il grigio, non è in grado di sviluppare materiale intellettualmente stimolante per lo spettatore. Con uno sforzo immane da parte di Redford, che ricorda più un esordiente invece del capace regista di polso ammirato in altre pellicole, e che evidenzia la sua mai digerita estraneità al cinema d’azione, il pubblico viene quindi dirottato sul piano più becero, quello delle sequenze in Afghanistan che assomigliano più a un debole riempitivo che alla fase cruciale del plot narrativo, nonostante un’innegabile quanto infantile dose di suspense nella lotta per la sopravvivenza di Arian ed Ernest. Difficile credere che questo film nasca dalle mani di uno sceneggiatore intelligente come Matthew Carnahan, che con la stessa materia aveva fatto di The Kingdom (Peter Berg, 2007) un’opera possente e godibile anche dai pochi avvezzi alla discussione politica. A questo meta-ritratto che nei continui spostamenti intavola la giustapposizione di pareri discordanti servirebbe tutto ciò che il professore impersonato da Redford contesta al suo studente: “Sei abile con le parole. Ti manca solo un cuore che batta dietro alle tue parole.” Già, perché di questo Leoni per agnelli non resta in fondo che un fiume di parole.

Pedante nella sua polemica anti-repubblicana e inerte all’inverosimile sul piano dell’entertainment, è in assoluto uno dei peggiori film del 2007. In breve: leoni per agnelli diretti da scimmie per pecoroni da multisala e popcorn. Non per nulla, questo film segna definitivamente l’ombra del regime di Cruise, scaricato dalla Paramount, sulla United Artists, una dittatura fatta di primi piani patinati e un pretenzioso ruolo da protagonista per un attore che sembra non aver ancora smaltito le smorfie di Top Gun.

L’agonia (liberale) di Hollywood è servita.


TITOLO ORIGINALE: Lions for Lambs; REGIA: Robert Redford; SCENEGGIATURA: Matthew M. Carnahan; FOTOGRAFIA: Philippe Rousselot; MONTAGGIO: Joe Hutshing; MUSICA: Mark Isham; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2007; DURATA: 88 min.

 


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