This Must Be the Place PDF 
Nando Dessena   

Un piccolo uomo nero trascina i piedi stanchi all'interno di un quadro troppo colorato. Non si tratta di Edward Scissorhands, perduto nei sobborghi di Burbank, ma di Sean Penn alias Cheyenne (copia conforme di Roberth Smith dei The Cure con la vitalità sciancata dell'ultimo Ozzy Osbourne...) nel quinto lungometraggio dell'italianissimo Paolo Sorrentino, This Must Be the Place, presentato in concorso al festival di Cannes 2011 dove si è aggiudicato il premio della giuria ecumenica. Sorrentino, impegnato in una coproduzione italo/franco/irlandese sotto l'egida di Indigo Film, Lucky Red, Medusa film e patrocinata da Banca Intesa ed Eurimages, si trova a dirigere, oltre a Penn, attori del calibro di Frances McDormand, Harry Dean Stanton, Shea Whigham e Judd Hirsch, oltre al musicista David Byrne nei panni di se stesso. Una produzione di respiro internazionale insomma, girata in lingua inglese, che ha consentito al regista de Il divo (2008) di misurarsi con il sistema produttivo statunitense.

La pellicola si muove lungo le coordinate di un romanzo di formazione mascherato da road movie. Cheyenne, ex cantante dark in piena crisi esistenziale, che, nonostante la decisione di abbandonare la scena musicale continua a vestire i panni della rock star, decide di recarsi negli Usa per andare a trovare suo padre, gravemente ammalato, con cui non ha mai avuto un rapporto facile, lasciando per un po' la sontuosa villa di Dublino dove vive con la premurosa moglie (Frances McDormand) e la dolorosa eco dei ricordi. Giunto troppo tardi negli States, si trova costretto a confrontarsi, in occasione del funerale di suo padre, con un passato remoto che fino ad allora aveva ignorato. Scoprire che il genitore era stato prigioniero nel campo di concentramento di Auschwitz e che aveva passato il resto della vita a cercare di cancellare le umiliazioni subite, gli dà modo di intraprendere un viaggio alla scoperta di sé, una riconciliazione, una maturazione fuori tempo massimo, sotto le mentite spoglie di una caccia al nazista. Il registro dominante è quello della commedia, e l'inadeguatezza del personaggio nei più piccoli problemi della vita quotidiana, vissuta in netto contrasto con la pragmaticità di sua moglie, vigile del fuoco di professione, offre spunti di comicità esilarante nella prima parte della pellicola, preambolo necessario al salto troppo grande verso la seconda parte, quella del viaggio negli USA. Sembra un po' la scelta sadica di far partecipare ad una corsa podistica un anziano che a mala pena cammina. Tuttavia, Sean Penn, con grazia catatonica, muove le zampine malferme trascinando il suo trolley nei campi medio-lunghi, sbuffa sul ciuffo ribelle di capelli nei primi piani e sussurra flebilmente le battute rivelatrici di Sorrentino e Umberto Contarello (co-sceneggiatore). La dimensione intimista dei dialoghi fa da contraltare al grottesco incedere della maschera di Cheyenne, ancorando la mostruosità dell'outsider su coordinate fenomeniche e impedendo in tal modo una deriva verso l'archetipo. La deviazione del discorso verso l'abusato tema dell'alterità viene così scongiurato e una volta tanto il freak perde il proverbiale carattere minaccioso. Come dice Cheyenne: "Non sono quel genere di ragazzo". Perfettamente integrata nella diegesi è l'avvolgente colonna sonora, cosa ovvia essendo il protagonista della storia un musicista.

È palese però, che lo stesso Sorrentino, all'interno di una personalissima parabola che lo vede muoversi tra umiltà ed ambizione, abbia voluto omaggiare i propri idoli, tanto da riciclare una canzone dei Talking Heads per dare il titolo al proprio lavoro, ritagliandovi uno spazio importante per il già citato David Byrne, e prendendosi il tempo per una riflessione niente affatto banale sulla poetica musicale. Probabilmente Paolo Sorrentino è l'unico vero regista pop italiano, capace di incorniciare le contingenze storiche e culturali offrendo ai propri spettatori un valore aggiunto, estetico e non estetizzante.

TITOLO ORIGINALE: This Must Be the Place; REGIA: Paolo Sorrentino; SCENEGGIATURA: Umberto Contarello, Paolo Sorrentino; FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi; MONTAGGIO: Cristiano Travaglioli; MUSICA: David Byrne, Will Oldham; PRODUZIONE: Italia/Francia/Irlanda; ANNO: 2011; DURATA: 120 min.

 


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