Fondazione Fellini: I due volti di Gelsomina PDF 
di Daniele Vecchio   

Che cosa ne è oggi della memoria storica e cinematografica di Giulietta Masina? Decine di critici e gente di spettacolo, riuniti a Rimini dalla Fondazione Fellini, hanno cercato di rispondere a questo quesito, nel corso di tre intense giornate, affollando di curiosi e appassionati la sala del cinema preferito da Fellini, lo storico Fulgor. Il convegno internazionale si è svolto in occasione dei cinquant'anni da La strada, il film che ha maggiormente caratterizzato la figura attoriale della Masina dando vita al suo personaggio più popolare e amato in tutto il mondo.

Dai vari interventi sono emerse molte interessanti riflessioni sulla Masina come donna e come attrice, è stato sviscerato il doppio ruolo di moglie e collaboratrice di Fellini, il quale non considerava Giulietta la sua musa, ma addirittura la identificava con la sua coscienza. Nel solco di questa indagine fra vita privata e professionale, si è innanzitutto messa in luce una certa identità "dissociata", intuibile da alcune evidenti differenze: moglie devota e borghese nella vita reale, quasi sempre un personaggio liminale e sofferente nei suoi film; fervente cattolica e fedele compagna da un lato, emarginata e vagabonda dall'altro. Non solo: anche all'interno del suo percorso filmografico il registro adottato dall'attrice oscillava perennemente tra la dolcezza e l'aggressività, la lunatica tenerezza del clown e la vitalità sfrenata della donna di strada. Tanto che perfino nel personaggio della prostituta (divenuto ben presto un "marchio" per lei, essendo il ruolo più frequentemente recitato) la Masina è riuscita a non acutizzare il suo lato umbratile e a mantenere intatta quell'aura di innocenza che la contraddistingue (valga per tutti l'indimenticabile personaggio di Cabiria).

Questa innocenza ha rappresentato il file rouge che ha permesso di risalire dalla sua fede cattolica, peraltro autenticamente sentita e tutt'altro che conformista, allo spirito cristiano di cui è imbevuto molto del cinema del pur ateo e laico Fellini, un aspetto peraltro spesso trascurato dalla critica. Le parole di Christopher Wagstaff sono state illuminanti a riguardo: il suo intervento ha infatti proposto un significativo accostamento della poetica felliniana, nell'ambito della più ampia rinascita del cinema italiano del dopoguerra, con i problemi e le soluzioni estetiche affrontati secoli prima dai poeti stilnovisti: il tratto che li accomuna è la volontà di giungere a rappresentare il sublime attraverso uno stile e una materia umile. In questa prospettiva è di imprescindibile importanza la lezione di Rossellini, maestro di Fellini, e l'esempio di alcuni suoi film come Francesco, giullare di Dio e soprattutto Il miracolo, episodio de L'amore, scritto e interpretato da Fellini.

L'espressione del volto della Masina ne La strada rappresenta, con le sue repentine metamorfosi, una distinzione/fusione già ampiamente sviscerata dalla critica felliniana, quella tra clown Bianco e clown Augusto, ma è possibile inferire all'interno del suo gioco non solo la comunicazione tra il serio e il faceto, ma forse anche tra l'umile e il sublime. Le osservazioni di Wagstaff sembrerebbero ardite se non ci fosse a confortarle una recente scoperta, commentata da Peter Bondanella, curatore dell'ultimo volume della rivista della Fondazione Fellini, presentato al convegno. Dalla pubblicazione inedita del trattamento e del soggetto de La strada, custoditi da Bondanella all'Università dell'Indiana, viene fuori che nella prima stesura del copione Fellini e Pinelli avevano inserito, a commento della famosa scena della parabola del sassolino, un'esplicita citazione dell'episodio di Caronte della Divina Commedia, in seguito eliminato per evitare allusioni troppo forti e ridondanze letterarie. Un altro spunto curioso, più precisamente cattolico, lo si può trovare nel catalogo della mostra dedicato all'attrice bolognese, nelle parole che il grande cantante e musicista brasiliano Caetano Veloso (autore anche un meraviglioso album in tema, Omaggio a Federico e Giulietta) riserva a Giuletta-Gelsomina: "Il cuore compassionevole di Gesù, il suo stoicismo dolce, la poesia dei quadri naïf che rappresentano il Cuore di Gesù nelle stanze delle case della buona gente nella mia piccola città: lo spirito di tutto questo si materializza quando io vedo il volto di Giulietta Masina".

Anche l'intervento di Goffredo Fofi ha ripreso il tema della dimensione spirituale, partendo dalle figure dei freaks che popolano l'immaginario felliniano - e a cui il personaggio di Gelsomina appartiene, essendo in fondo un pochino ritardata -, vedendo in queste figure delle persone mistiche, che sempre all'interno di questo mondo fantastico fanno da tramite e da medium fra il mondo dei vivi e quello dei morti; a consolidare questa visione, l'interesse costante di Fellini per le teorie esoteriche di Jung e Bernhard, e lungo questo versante il ripromettersi di analizzare in maniera nuova e concreta un film centrale per comprendere le relative implicazioni, quel Giulietta degli spiriti, troppo trascurato e malversato dalla critica.

Tra le accorate testimonianze degli amici di Fellini, come Vincenzo Mollica e Germana Zanini (la dolce coinquilina che ha commosso la platea rievocando i giorni della loro intensa amicizia), le revisioni e rivendicazioni di "antipatia" sincera di Italo Moscati, c'è stato spazio per i contributi più vari: dalle analisi accademiche (Francesco Pitassio e Cristina Iandelli) della figura della Masina come anti-diva rispetto alle maggiorate che conquistarono gli schermi italiani degli anni Cinquanta, alle diversioni e gli approfondimenti di Morandini e Sanguineti, dalle proiezioni inedite di Maurizio Porro e Ferruccio Castronuovo, alle provocazioni di Carla del Poggio. Fino ad arrivare a una proposta, o piuttosto un auspicio, avanzato da Peter von Bagh, quello di istituire un giorno della cultura europea in cui trasmettere in eurovisione, alla stessa ora sui canali di tutti i paesi dell'Unione, il film La strada: davvero difficile, del resto, non riconoscerlo come un valore comune.

 


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