È possibile parlare di Bella addormentata trascurando il dibattito che ha suscitato, le polemiche vecchie e nuove che ha (ri)portato a galla nel tornare ai primi giorni del febbraio 2009, quando Eluana Englaro veniva trasferita nella clinica udinese “La Quiete” per la sospensione della nutrizione artificiale? Con tutta evidenza, no. I due ordini di discorso, quello artistico e quello etico-politico, si intrecciano, si sovrappongono, si sostengono l’un l’altro. Innanzitutto poiché è la materia in sé a essere densa e complessa, già intrisa di idee e credo differenti, segnata da scontri, dissensi e conflitti insanabili. Non a caso, la struttura narrativa lascia spazio a diversi personaggi, ciascuno dei quali si fa portatore, nelle sue convinzioni così come nelle contraddizioni che man mano tradisce, di una delle possibili prospettive sul “caso Englaro”, il quale rimane invece fuori campo, consegnato unicamente ai resoconti mediatici.
Protagonista del segmento narrativo più solido è un senatore del Pdl che, chiamato a votare a favore del decreto legge per vietare l’interruzione dell’alimentazione artificiale, non è disposto a rinunciare alla propria laicità e libertà di coscienza, in nome della quale anni prima ha esaudito la richiesta della moglie, profondamente cattolica, di porre fine alle sue sofferenze (personaggio portatore di un’istanza forte, quello della donna, tutt’altro che secondario per quanto appaia solo in flashback nella memoria dei suoi cari). Al contrario, la figlia Maria, credente come la madre, è in prima linea nell’opporsi a quello che ritiene un assassinio, che spera con i suoi compagni di scongiurare a suon di canti e di rosario alle porte della clinica, se non - più pragmaticamente - con un appello al Presidente del Consiglio Berlusconi perché “salvi Eluana” (come recita uno dei cartelli dei manifestanti). Ma alle ragioni della fede si intrecciano quelle del cuore, e Maria si innamora di un ragazzo schierato sul fronte opposto, a Udine, con il fratello aggressivo e problematico. Lontana dal clamore mediatico, segue accorata la vicenda Englaro un’attrice che ha abbandonato le scene per accudire la figlia in stato vegetativo, rinunciando alla propria libertà ma al contempo all’amore per il figlio e l’ex marito. Tenace almeno quanto lei, un medico si ostina a voler salvare una tossicodipendente decisa a suicidarsi. Il montaggio va e viene tra le diverse storie, accostandole le une alle altre in una composizione plurale e polifonica, che risulta tuttavia sbilanciata da snodi narrativi risolti troppo frettolosamente (la storia d’amore di Maria) e da una serie di stilizzazioni che finiscono per assottigliare lo spessore dei personaggi piuttosto che restituirne in modo più limpido il punto di vista. Debolezze che rendono il film meno riuscito ma non meno importante, che non gli impediscono di tracciare un ritratto nitido e scioccante di un tessuto sociale e istituzionale in piena disgregazione, incapace di ricomporre in un quadro più ampio le storie dei singoli, i quali si rincorrono e si sfiorano solo per perdersi di nuovo tra le schegge impazzite di un dialogo tra sordi.
Ecco il motivo per cui il discorso cinematografico e quello politico, ma soprattutto etico, umano, non possono essere separati l’uno dall’altro, neanche per lo spettatore. Come quello di Eluana, ogni dramma personale non è solo tale: il privato si rispecchia inevitabilmente nel pubblico, e ogni solitudine ha dietro di sé una collettività incapace di vedere, di capire, di rispettare ciò che pur non approva. È a tale rispetto, altra faccia della libertà, che la pellicola chiama, insistente, tenace e disturbante. E dunque tanto più necessaria.
Titolo originale: Bella addormentata; Regia: Marco Bellocchio; Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli; Fotografia: Daniele Ciprì; Montaggio: Francesca Calvelli; Scenografia: Marco Dentici; Costumi: Sergio Ballo; Musiche: Carlo Crivelli; Produzione: Cattleya, Babe Film, Rai Cinema, La Banque Postale Images 5, Sofica Manon 2, Friuli Venezia Giulia Film Commission; Distribuzione: 01 Distribution; Durata: 115 min.; Origine: Italia/Francia, 2012
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