Sicko PDF 
Tiziano Colombi   

ImageKarl Rove odia Michael Moore.

Chi è e soprattutto perché il suddetto personaggio dovrebbe avercela a morte con il ciccione americano più amato dalle coscienze critiche d’Europa? Presto detto, il signor Rove è stato lo stratega della seconda, vincente, campagna elettorale di George W. Bush, l’uomo in grado di lustrare e rendere appetibile l’immagine del presidente, tanto da garantirgli la rielezione alla Casa Bianca. Michael Moore, al contrario, è il regista che più di ogni altro riesce a far apparire l’uomo più potente del mondo un bambolotto scellerato dotato di poco acume. Come? Semplice, lo inquadra in primi piani strettissimi e lo lascia parlare: l’effetto comico è drammaticamente assicurato, Stan Lauren e Oliver Hardy a ruoli invertiti, il pacioso dietro la cinepresa e lo smilzo a farsi guidare nella comica messa in scena.

Questa volta il ragazzone di Flint punta il dito contro il sistema sanitario americano, contro le compagnie assicurative che da un lato lasciano senza copertura una grossa fetta della popolazione (che non si può permettere di sottoscrivere alcuna polizza) e dall’altro paiono perseguitare i propri clienti costringendoli a rimanere sani il più a lungo possibile, pena la non copertura delle spese sanitarie, anche in casi di pericolo di vita. Sicko è puro Michael Moore, un compendio delle tecniche narrative e di messa in scena care al regista. Non manca niente: discreta dose di dati documentali, tanto per far capire che la questione è da prendere sul serio, elenco di casi di mala-sanità con tanto di Rambo domestici impegnati in auto-suturazioni, colpo di scena con viaggio a Guantanamo di alcuni soccorritori dell’11 settembre curati dai medici del terribile Fidel, e, per non farsi mancare nulla, l’edificante rapporto su quanto il vicino Canada sia un posto migliore e la vecchia Europa non manchi mai di buon senso civile. Tutto secondo copione dunque, altro perfetto colpo alle pupille cinefile del mondo intero?

ImageQuasi. Manca al film la spinta della cronaca, il saldo ancoraggio all’immediatezza, l’urgenza di essere un’opera essenziale alla discussione sul presente, quella puntualità che fece di Fahrenheit 9/11 una Palma d’Oro contestata ma ricca di significato politico, e a suo modo necessaria. Lo stesso Bowling a Colombine (Premio Oscar nel 2003) partiva dalla cronaca, la strage del 20 aprile ’99 alla Columbine High School, per inoltrarsi in una ben calibrata indagine sul problema delle armi da fuoco negli USA. Sicko non ha queste qualità. Il film è ben congegnato, l’ironia e la capacità di mandare all’aria la rigidità del linguaggio dei documentari “classici” è sempre lì a rendere merito a Moore di aver strappato il genere dalle sale d’essai per catapultarlo nel circuito del cinema mangia e bevi, ma il cerchio non quadra.

ImageLe due ore della pellicola scorrono via piacevoli, qualche risatina qua e la puntella il buio, quella che non scatta però è la riflessione, la voglia del confronto a luci accese con il vicino di poltrona. Al suo posto rimane un che di consolatorio, quel “alla fine qui da noi non si sta poi tanto male” che  ha fatto tanto felice la ministra Livia Turco alla prima del film a Roma e che avrà certo scoraggiato i giornalisti del settimanale L’Espresso che da qualche mese si intrufolano nelle strutture sanitarie italiane per raccontarne il degrado. Moore ci mette del suo evitando, non si sa se per mancanza di interlocutori o per scelta assai discutibile - ricordando la fulminante sequenza in cui lo si vede a confronto con Charlton Heston in Bowling a Colombine -, ogni tipo di contraddittorio e indugiando un po’ troppo ingenuamente sulla favola della Francia paese dei balocchi (evidentemente i fuochi delle banlieues non devono aver raggiunto il Michigan).

Sicko, dunque, non è uno strike perfetto da raccontare ai nipotini, ma rimane un buon prodotto e un tassello in più che Moore mette nella sua faticosa battaglia per raccontare l’altra America.  

Scheda film

TITOLO: Sicko; PAESE: USA; ANNO: 2007; REGIA: Michael Moore; SCENEGGIATURA: Michael Moore;MONTAGGIO: Dan Swietlik, Christopher Seward, Geoffrey Richman;FOTOGRAFIA: Christoph Vitt;MUSICA: -;DURATA: 120'

 


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