A trovarselo davanti, Emile Hirsch non ha affatto l’aria di un avventuriero, di un estremista, di uno che ha sfidato la fame, il freddo, le insidie della natura. Con la sua aria timida e spaurita, lo sguardo basso, sembra molto lontano dal suo personaggio, Christopher McCandless, il giovane che nel 1990 subito dopo la brillante laurea, diede un taglio netto alla sua vita agiata in Virginia per immergersi totalmente nella natura incontaminata dell’Alaska. Sullo schermo Hirsch diventa un altro, diventa Chris. Chris che brucia i suoi documenti d’identità, dona in beneficenza tutti i suoi risparmi, Chris il “supervagabondo” che percorre chilometri, affronta le rapide, scuoia un alce, Chris che si nutre solo di erbe selvatiche e libri. Chris che Vive fino in fondo, che si spinge troppo oltre. Il giovane attore scelto da Sean Penn per il progetto a cui pensava da più di dieci anni (dalla notte in cui nel 1996 lesse il libro di Jon Krakauer e rimase totalmente affascinato dalla storia del giovane McCandless), ha una presenza scenica impressionante fatta di forza e di dolcezza al contempo. Riempie lo schermo, come si suol dire. Into the wild è un viaggio di formazione dalla società civilizzata ma paradossalmente incivile, fatta di ipocrisie, di false sicurezze, di atteggiamenti di “facciata”, alla purezza vera, alla wilderness della natura, che ha tanto da insegnare e ci costringe a chiamare le cose con “il loro vero nome”. Chris nel suo viaggio si lascia accompagnare solo dai suoi scrittori più amati, London, Tolstoj, Thoreau, ma incontra volentieri anche personaggi che possono arricchire il suo cammino e la sua visione delle cose, e che verranno a loro volta segnati dalla sua saggezza e genuinità. Così ci sono Jan e Rainey, gli strambi e benevoli hippies, c’è Wayne, l’agricoltore che gli dà lavoro e pratici consigli, c’è Tracy, la bella chitarrista, e soprattutto c’è Ron, il vecchio che vede in lui un figlio perduto e un amico trovato. La colonna sonora originale di Eddie Vedder, frontman dei Pearl Jam, non costituisce un mero sottofondo alle avventure del giovane, ma ne arricchisce il significato, ne sottolinea il senso. Tutto nel viaggio di Chris è libertà assoluta, spazi sconfinati, avventura, lotta con se stessi. Ma lui non è un ribelle, è (per sua stessa definizione) un Esteta. Sono tante le cose che apprenderà nel suo viaggio: eppure nella natura troverà qualcosa di inaspettato che lo costringerà a rivedere certe sue posizioni, a mettere da parte quel suo rancore. Penn, che prima di girare il film si è ampiamente confrontato con Carine McCandless, la sorella di Chris, per restituire un ritratto il più veritiero possibile del ragazzo, ci regala un’opera reale, genuina, commovente. Uno sguardo schietto sulla vita americana, sulla coscienza giovanile, sul mito dell’eterna sfida dell’ uomo ai limiti della natura. E quel che ci resta, alla fine, è una ricchezza nuova, e la consapevolezza di aver conosciuto la storia di un ragazzo speciale, come speciale è questo film, che parla di lui.
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