I grandi romanzi hanno sempre il loro fascino. Spesso lo hanno anche le vite di chi li ha scritti. E succede poi che le esistenze degli scrittori somiglino a dei romanzi, che ispirino esse stesse dei libri. E dei film. In questa spola continua tra vita e finzione, tra verità ed immaginazione, spesso la rincorsa al falso storico non solo diventa complicata, ma pure inutile.

Difficile stabilire cosa ci sia di realmente accaduto in Becoming Jane, l’ultima di una lunga serie di pellicole ispirate a Jane Austen e ai suoi romanzi. Qui i due sceneggiatori, ispirandosi al libro di Jon Spence e forse attingendo più a Orgoglio e Pregiudizio e a Ragione e Sentimento che non alle (scarse) notizie biografiche dell’autrice, confezionano una storia che ha per protagonista proprio la grande scrittrice vissuta in Inghilterra alla fine del 1700. La Austen (Anne Hathaway) ha vent’anni, vive nelle floride campagne inglesi e non intende maritarsi per convenienza. Ella adora scrivere e vorrebbe tanto vivere semplicemente di questo. Tuttavia, la situazione finanziaria della sua famiglia, e soprattutto le regole indiscutibili di una società che non permette alle donne neanche di pensare se stesse come degli esseri autosufficienti, costringono la giovanissima Jane a un conflitto di interessi tra ciò che vorrebbe e quello che dovrebbe. A complicare la situazione, un affascinante e squattrinato futuro avvocato (James McAvoy) si innamora perdutamente.

Il film, diretto da Julian Jarrold, qui al suo secondo lungometraggio, finisce per girare intorno ai continui tira e molla dei due giovani, in un balletto ripetuto di scene già viste. All’iniziale incontro/scontro, preludio alla nascita della passione amorosa, segue l’ammissione del sentimento, che tuttavia cozza con la realtà difficoltosa e piena di ostacoli che ritardano l’arrivo dell’agognato lieto fine. Se davvero la Austen abbia vissuto questa passione travolgente nei confronti di un Mr. Darcy reale, poco importa; come poco importa che Anne Hathaway sia decisamente troppo bella rispetto al modello originario. È più rilevante, piuttosto, che nel brulicare incessante di balletti e vestiti a falda larga, di liti furiose e fughe dolorose, non si percepisca mai chiaramente la profondità del travaglio interiore di una donna costretta continuamente a negare se stessa e il suo grande amore. Il film aspirerebbe a farlo, ma gira a vuoto perdendosi nei cliché di una protagonista idealista, di un padre comprensivo e di una madre autoritaria.

Becoming Jane, insomma, intrattiene, e lo fa discretamente, con i suoi dialoghi bizzarri (la capacità dialettica della Austen è ben riprodotta) e qualche scena spassosa come quella in cui Jane si mette a giocare a cricket. Ma lascia in bocca il sapore del posticcio e della farsa, materializzati nei volti (malamente) invecchiati dei due protagonisti nel finale.

TITOLO ORIGINALE: Becoming Jane REGIA: Julian Jarrold SCENEGGIATURA: Kevin Hood, Sarah Williams FOTOGRAFIA:  Eigil Bryld MONTAGGIO: Emma E. Hickox MUSICA: Adrian Johnston PRODUZIONE: Gran Bretagna/USA ANNO: 2007 DURATA: 120 min.