Future Film Festival: oltre il 3D PDF 
Francesca Druidi   

Più di 150 appuntamenti tra proiezioni e incontri, 27 lungometraggi in anteprima distribuiti in 6 giornate intense, dal 27 gennaio al 1 febbraio, che hanno registrato oltre 30.000 presenze nelle tre sale del centro di Bologna (Cinema Odeon, Europa Cinema e Cinema Lumière) e nella consueta, prestigiosa, sede di Palazzo Re Enzo. Il Future Film Festival 2009 tira, quindi, un bilancio positivo della sua undicesima edizione, nonostante la riduzione del budget del 30% e la diversa logistica imposta dalle tre sedi delle proiezioni alternative all’unitario cinema-multisala delle scorse edizioni. Nell’ormai denso scenario di festival e rassegne cinematografiche italiane, l’appuntamento bolognese con il cinema d’animazione e le ultime frontiere dell'immaginario digitale, diretto da Giulietta Fara e Oscar Cosulich, si conferma come un importante momento di confronto tra opere mainstream, film maggiormente indipendenti e concezioni più sperimentali, innescando significative riflessioni sulla funzione degli effetti speciali e del digitale, nonché sulle differenti visioni che rientrano sotto il termine ombrello di animazione.

Molteplici sono stati gli eventi del 2009. Innanzitutto, il lancio dell’innovativa serie tv di Guerre Stellari, Star Wars: The Clone Wars, che andrà in onda dal 13 febbraio su Cartoon Network. Si tratta in assoluto della prima serie animata prodotta della Lucasfilm Animation, che in ogni appuntamento di due mini-film da 30 minuti ciascuno presenterà nuovi personaggi, come ad esempio Ahsoka Tano, padawan di Anakin, e i volti più conosciuti – Anakin Skywalker, Obi-Wan Kenobi, Padmé Amidala – di una delle saghe cinematografiche più amate e seguite. La prima stagione della serie, diretta da Dave Filoni con la produzione esecutiva di George Lucas, è composta da 22 episodi, caratterizzati da una nuova veste grafica tesa a sintetizzare lo spirito delle trilogie filmiche, che rappresenta il prodotto delle ultime frontiere della CD applicata all’animazione.

Ad aprire il festival è stata poi l’anteprima italiana de Il curioso caso di Benjamin Button, l’ambiziosa opera di David Fincher candidata a ben 13 Oscar, tra cui la nomination per il suo protagonista assoluto Brad Pitt. Nel film la tecnologia digitale svolge un ruolo decisamente strategico nel rendere credibile la storia di Benjamin Button, personaggio nato anziano e progressivamente destinato a ringiovanire. Il supervisore degli effetti visivi Eric Barba, che da anni collabora con il regista di Zodiac e Fight Club, ha lavorato in sinergia con Greg Cannom, creatore del trucco prostetico, funzionale a mostrare nel procedere della narrazione l’invecchiamento e il ringiovanimento del protagonista, vero centro emozionale della pellicola. Altra anteprima italiana di rilievo è stata Underworld: la ribellione dei Lycans di Patrick Tatopoulos, l’ideatore di tutte le creature della saga, che esordisce dietro alla macchina da presa raccontando le origini della sanguinaria faida tra gli aristocratici Vampiri e i barbarici Lycan, stirpe di feroci  selvaggi licantropi. Grande risalto viene in questo caso dato a un personaggio già comparso nelle prime due pellicole: Lucian (l'efficace e intenso Michael Sheen, quasi irriconoscibile se si pensa a The Queen e Frost/Nixon), il primo Lycan nato schiavo nella dimora di Viktor (il sempre bravo Bill Nighy), leader dei vampiri. A differenza della stirpe originaria, Lucian è in grado di assumere sia la forma umana che quella bestiale, frenato in questa trasformazione da un collare lunare appuntito. Il suo sangue è stato utilizzato per creare una nuova schiera di schiavi, sfruttati dai vampiri come operai e guardie nel corso del giorno. Motore dello storia è la contrastata e segreta relazione amorosa, alla Romeo e Giulietta per intenderci, tra Lucian e Sonja (Rhona Mitra), la fiera e coraggiosa figlia di Viktor, che metterà naturalmente a rischio le loro vite e muterà i destini di entrambi gli schieramenti. Film solido dal punto di vista visivo, pur nella sua prevedibilità narrativa, Underworld: la ribellione dei Lycans è stato girato in Nuova Zelanda e in alta definizione, permettendo così una migliore manipolazione della velocità dell’azione per le sequenze di combattimento e una cura superiore dell’aspetto dei licantropi.

Non è mancato il tradizionale, attesissimo, incontro con i Pixar Animation Studios, quest'anno rappresentati da Doug Sweetland, che ha presentato il making of del corto Presto (che ha preceduto la proiezione di Wall-E nelle sale), di cui è regista e sceneggiatore, e l'inedito cortometraggio Burn-E, inserito nei contenuti speciali del DVD e Blu-ray Disc di Wall-E, e che vede come protagonista un robottino comparso fugacemente nel geniale e struggente lungometraggio di Andrew Stanton. Grande consenso hanno registrato gli ampi e articolati omaggi a Nobuo Nakagawa, maestro dell’horror e del fantastico, vera e propria figura di riferimento per la new wave di registi nipponici quali Hideo Nakata (Ring), Kiyoshi Kurosawa (Pulse) e Ub Iwerks, animatore, inventore, sperimentatore mai celebrato a sufficienza per la carica innovatrice che ha apportato nel mondo dell’animazione e degli effetti speciali (ad esempio quelli pensati per Gli Uccelli di Hitchcock). Famoso soprattutto per aver ideato, con Walt Disney, il personaggio di Topolino, ha in realtà creato altre icone sedimentate nell’immaginario collettivo, come Flip the Frog, Willy Whopper e Oswald the Lucky Rabbit, oltre ad aver realizzato l’indimenticabile Skeleton Dance (1929), vero e proprio gioiello delle Silly Simphonies, la serie di pionieristiche animazioni musicali della Disney.

Primo anno di programmazione e notevole successo anche per il 3D Day, che si è rivelato soprattutto un momento di confronto sullo sviluppo e l’utilizzo del cinema digitale e di questa nuova tecnologia in particolare, alla quale hanno partecipato produttori, distributori, esercenti, registi italiani e stranieri. Un evento che ha destato grande interesse presso il pubblico e gli addetti ai lavori, che sarà senz’altro replicato nella prossima edizione del Future Film Festival. Le potenzialità estetiche del 3D sono state espresse dalla proiezione di diverse pellicole: Nightmare Before Christmas Disney Digital 3D, la versione del capolavoro di Tim Burton del 1994 (già mostrato al festival del cinema di Venezia in occasione del Leone d’Oro alla carriera assegnato al cineasta) frutto della conversione del film analogico in 2D nel formato cinema digitale 3D stereoscopico; e Bolt – Un eroe a quattro zampe di Chris Williams, primo film della major sotto la guida di John Lasseter (presidente anche dei Pixar Animation Studios) e soprattutto primo film Disney prodotto per il 3D stereoscopico, efficace soprattutto nelle scene d’azione iniziali in cui è coinvolto il protagonista, sorta di Truman Burbank (Jim Carrey) del Truman Show di Peter Weir ma in versione canina. Presentati anche in anteprima trenta minuti di Monsters vs Aliens, ultima produzione Dreamworks interamente pensata per il 3D. Le due dimensioni non sembrano però cedere definitivamente il passo, ma anzi resistono strenuamente. Prova ne è l’assegnazione del Lancia Platinum Grand Prize, premio del Future Film Festival per il miglior lungometraggio d’animazione o con effetti speciali, a Martin Fierro The Movie di Liliana Romero e Norman Ruiz, tratto dal poema epico dello scrittore argentino José Hernández. La giuria, composta dal regista Maurizio Forestieri, Franco La Polla, docente dell'Università di Bologna e Massimo Germoglio di Rumblefish, gli ha infatti riconosciuto "l'originalità e la ricercatezza del design, la semplicità e l’efficacia della storia, che racconta un vecchio poema argentino su gauchos e pampa, con la splendida tradizione della tecnica di animazione 2D".

Se il Giappone si è fatto valere con Angel on the Run di Yoshinobu Yamakawa, prodotto dall’affermata MadHouse, di casa al FFF, ma soprattutto con Word of the Stranger di Masahiro Ando, al quale è andata la menzione speciale della giuria "per l'ammirevole animazione e direzione che racconta una storia dai colori western in piena tradizione samurai", l’America ha portato le sue migliori produzioni sia commerciali che di nicchia. Ad esempio, From Inside di John Bergin, tratto dall’omonima graphic novel scritta dal regista stesso, è una sorta di pessimistica e allucinata distopia postapocalittica vissuta e raccontata in voice off dalla protagonista, una giovane donna incinta che viaggia su un treno dalla destinazione ignota. Se From Inside è parso forse un po’ troppo pretenzioso come progetto, larghi entusiasmi hanno invece raccolto Sita Sings the Blues di Nina Paley, musical d’animazione che ha vinto all’ultimo festival di Annecy il premio come miglior film, e soprattutto Idiots and Angels, il nuovo film del regista indipendente statunitense Bill Plympton, già omaggiato dal FFF nel 2004, maestro dell’animazione indipendente che si occupa di disegnare tutti i suoi lavori fotogramma per fotogramma. Idiots and Angels è una coinvolgente parabola morale sui generis che, senza ricorrere ai dialoghi, percorre con uno stile altamente personale e surreale la riluttanza di un uomo egoista e moralmente abbietto che si trova, suo malgrado, ad avere vere e proprie ali che lo costringono a compiere buone azioni. Peccato che chi lo circonda veda in questo strano fenomeno l’occasione per arricchirsi a discapito degli altri.

Per lo spettatore più giovane, ma destinato come sempre anche a un pubblico trasversale di età, sono stati una gioia per gli occhi Igor di Toni Leondis, cartoon 3D prodotto tra Francia e Stati Uniti, divertente commedia che rielabora situazioni e personaggi dell’horror movie e del genere fantastico con personaggi piuttosto azzeccati, e il raffinato The Tale of Despereaux di Sam Feel, regista di Giù per il tubo, e Robert Stevenhagen, nelle sale italiane il 24 aprile distribuito da Universal.

 


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