A-Team PDF 
Maurizio Ermisino   

Nostalgia canaglia, cantavano un tempo Al Bano e Romina Power. Già, la nostalgia è canaglia perché è proprio quella che ci frega quando riguardiamo oggi le serie tv che amavamo da piccoli. Come eravamo semplici, come eravamo tamarri (negli anni Ottanta poi …), com’eravamo ingenui. Però a quelle serie si continua a volere un gran bene. Questo senso di “com’eravamo tamarri/ingenui” è quello che assale gli studios di Hollywood ogni volta che si confrontano con le vecchie serie tv: visto che, ripensando a come eravamo, facciamo ridere, tanto vale, riprendendo una vecchia serie, buttarla in farsa. Così, molti dei film ispirati alle serie tv vintage, come Starsky & Hutch e Charlie’s Angels, sono sostanzialmente delle parodie. A-Team, arrivato al cinema dopo una decina d’anni di tentennamenti (secondo solo a Magnum P.I., di cui si parla da altrettanto tempo ma che ancora non ha visto la luce), ha prima di tutto questo grande pregio: la cifra stilistica dell’opera. A-Team era sostanzialmente un film d’azione ironico e leggero, e tale è rimasto.

Il merito è soprattutto della regia: l’ipercinetico Joe Carnahan è un piccolo Tarantino senza le sue capacità di scrittura. Ma, come quello vero, vuole bene ai prodotti che cita, e così mette in scena l’originale rivedendolo e aggiornandolo, ma sempre con rispetto. È evidente da subito, per come inquadra i quattro protagonisti facendoli entrare in scena uno alla volta ed evidenziando le loro caratteristiche peculiari: il sigaro di Hannibal Smith, il sorriso smagliante e il ciuffo di Sberla, la cresta da moicano di P.E. Baracus. Il pazzo Murdock, poi, fa storia a sé. Il cast è piuttosto riuscito, almeno per tre quarti: Hannibal è Liam Neeson (Shindler’s List), Sberla è Bradley Cooper (Una notte da leoni) e Murdock è Sharlto Copley (protagonista rivelazione di District 9). L’unico a non reggere il confronto, impossibile, con Mr. T è Quinton “Rampage” Jackson. È un ex pugile, e non a caso, in quella che è stata la scelta più dura a livello di cast. Si era pensato anche a Mike Tyson, Ma Mr. T è davvero qualcosa di irripetibile. Per la cronaca, si dice che abbia visto il film, e non abbia gradito …

Ma torniamo al regista. Joe Carnahan, reduce dal “tarantinato” e divertente Smokin’ Aces, gira bene, dimostrando di avere parecchi buoni colpi in canna. Come l’incontro in una macchina per le fototessere tra Sberla e Charisse Sosa (Jessica Biel), ufficiale dell’esercito e sua ex. Ma soprattutto la scena del film in 3D che viene proiettato nel manicomio dove si trova Murdock. Il 3D promette un’immagine che esce dallo schermo: e stavolta esce davvero, visto che il muro dove è proiettato il film viene sfondato dalla vettura vera dell’A-Team, quella che si vede nel film. Un po’ il contrario di quello che accadeva quando il pubblico assisteva ai primi esperimenti dei Fratelli Lumiere e scappava dal treno che arrivava dallo schermo. Qui non scappa, ma l’auto con l’A-Team gli arriva davvero addosso! Se convincono la costruzione dei personaggi, i rapporti tra di loro (che poi sono sempre stati la chiave del telefilm) e le gag ritagliate su misura, a non convincere è la trama che viene costruita attorno. È giusto il tentativo di aggiornare la storia (non sono più reduci del Vietnam ma dalla Guerra in Iraq), ma l’intreccio, che ha a che fare con delle matrici per banconote false e si snoda tra America, Iraq e Germania, è inutilmente prolisso e poco avvincente. Poco male: anche se A-Team non è un film imperdibile, il divertimento è assicurato. Ma non provate a dirlo a Mr.T, potrebbe reagire male. E, al vostro posto, non vorremmo vederlo incavolato …

TITOLO ORIGINALE: The A-Team; REGIA: Joe Carnahan; SCENEGGIATURA: Michael Brandt, Derek Haas; FOTOGRAFIA: Mauro Fiore; MONTAGGIO: Jim May; MUSICA: Alan Silvestri; PRODUZIONE: USA; ANNO: 2010; DURATA: 117 min.

 


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