Private PDF 
di Tiziano Colombi   

Private, primo lungometraggio del regista Saverio Costanzo, figlio del celebre (e onnipresente) presentatore televisivo Maurizio, è un film di sguardi: girato interamente in digitale è dominato da una messa in scena dinamica che raramente rinuncia alla macchina a mano. Nonostante la peculiarità della sopraccitata cifra stilistica non si può parlare di Private come di un documentario, esso infatti è essenzialmente una metafora, il racconto di una microcondizione: una famiglia di palestinesi che vive assediata nella propria abitazione, costretta alla segregazione da una squadra dell'esercito israeliano che fa della loro casa un avamposto militare, diviene specchio della Storia, di un conflitto decennale come quello tra Palestinesi ed Israeliani, appunto.

Private esemplifica quella che lo scrittore israeliano David Grossman ha definito "la guerra che non si può vincere". Tutta la vicenda si svolge in interni, l'occhio dello spettatore, confinato tra le mura della casa/palcoscenico, assiste ad una tragedia di stampo checoviano, dove non si giunge ad una catarsi, dove il sangue tanto familiare ai personaggi shakespeariani è assente e lascia spazio alla delusione, all'amarezza, alla rabbia, ma infine alla vita.

Costanzo, che ha sceneggiato il film con la sorella Camilla, evita (ottimamente) di scegliere una parte, di assumere un univoco punto di vista, tentando per quanto possibile di fotografare i diversi aspetti e le diverse dinamiche che scaturiscono da una vicenda assurda quanto inevitabile e fino ad ora irrisolvibile/irrisolta. L'obiettivo della camera digitale indugia sui primi piani degli attori, mostrando una galleria di volti che, pur lontana dalla muta fissità dei volti di Dreyer, riesce ad illustrare l'eterogeneità dei sentimenti in gioco: alla ferrea volontà di resistenza del padre (egregiamente rappresentata dal volto drammatico dell'attore palestinese Mohamed Barki), per il quale abbandonare la casa sarebbe come morire perché "essere rifugiati è come non essere", si contrappongono il dolore e la pena della madre, la rabbia e la voglia di rivalsa della figlia maggiore, il silenzioso sentimento di vendetta di uno dei figli maschi, pericolosamente ammaliato dal richiamo dell'estremismo, fino ad arrivare alla paura degli stessi soldati israeliani. Interessante anche l'uso della soggettiva: particolarmente efficaci, infatti, risultano i segmenti nei quali la figlia più grande, trasgredendo agli ordini imposti dai militari (e alle regole fissate dal padre), si nasconde nell'armadio situato in una zona dell'abitazione riservata agli occupanti: da questa prospettiva nascosta la ragazza coglie i tratti più profondi dell'animo dei "nemici", davanti ai suoi occhi si impongono non più gli antagonisti in armi che tanto odia, ma i giovani uomini con le loro passioni, i loro timori e la voglia profonda di essere altrove.

Lo spettatore, pur condividendo tale sguardo, rimane escluso da ogni tipo di immedesimazione, anche parziale; il visibile cinematografico diviene dato da acquisire, la profonda incursione nel privato, nel quotidiano, pur divenendo esemplare oltre che significativa, scaccia ogni volontà di approssimazione del bene e del male. Le scelte del regista hanno il grande merito di evitare la retorica dei buoni e dei cattivi, dell'eroe e della sua controparte: certamente questo non esclude la possibilità per chi guarda di avere una posizione in merito a ciò che accade sullo schermo, questa scelta rimane però libera e priva di forzature precostituite.

Private fonde tecniche documentaristiche ad un attento uso della recitazione e della forza drammaturgia del corpo dell'attore, usa uno spazio ridotto, il teatro/casa, per raccontare non solo la martoriata realtà del Medio Oriente, ma prova, quasi inconsapevolmente, a suggerire un percorso di pace che sembra dar vita materiale attraverso la finzione cinematografica alle parole di un altro grande scrittore israeliano, Amos Oz, da anni impegnato nel dibattito sulla imprescindibile necessità della convivenza tra lo Stato di Israele e quello Palestinese: "nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c'è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte".

Private è stato girato in Calabria, a Riace, dopo un primo tentativo di fare le riprese sul posto, proposito abbandonato a causa degli eccessivi rischi per l'intero staff. Il film vincitore del Pardo d'oro all'ultimo festival di Locarno (il protagonista Mohamed Barki ha ricevuto il premio come miglior attore), sarà distribuito in trentacinque paesi, divenendo, di fatto, la "pellicola" più venduta della storia del cinema italiano.

 


#01 FEFF 15

Il festival udinese premia il grandissimo Kim Dong-ho! Gelso d’Oro all’alfiere mondiale della cultura coreana e una programmazione di 60 titoli per puntare lo sguardo sul presente e sul futuro del nuovo cinema made in Asia...


Leggi tutto...


View Conference 2013

La più importante conferenza italiana dedicata all'animazione digitale ha aperto i bandi per partecipare a quattro diversi contest: View Award, View Social Contest, View Award Game e ItalianMix ...


Leggi tutto...


Milano - Zam Film Festival

Zam Film Festival: 22, 23 e 24 marzo, Milano, via Olgiati 12

Festival indipendente, di qualità e fortemente politico ...


Leggi tutto...


Ecologico International Film Festival

Festival del Cinema sul rapporto dell'uomo con l'ambiente e la società.

Nardò (LE), dal 18 al 24 agosto 2013


Leggi tutto...


Bellaria Film Festival 2013

La scadenza dei bandi è prorogata al 7 aprile 2013 ...


Leggi tutto...


Rivista telematica a diffusione gratuita registrata al Tribunale di Torino n.5094 del 31/12/1997.
I testi di Effettonotte online sono proprietà della rivista e non possono essere utilizzati interamente o in parte senza autorizzazione.
©1997-2009 Effettonotte online.