Walk Over PDF 
Giuseppe Sedia   

Il pugile-studente Andrzej cammina a passo veloce sull’asfalto. In Walk Over (1965) la macchina da presa di Jerzy Skolimowski segue senza sosta la traiettoria urbana del trentenne Andrzej interpretato dallo stesso cineasta. Il movimento laterale della cinepresa delinea la traiettoria autobiografica di Skolimowski e dei figli della generazione che aveva subito l’occupazione sovietica e nazista. Una nuova generazione allo stesso tempo apatica e ruggente, indifferente ai temi patriottici e all’eroismo dell’assurdo raccontati con crudeltà romantica da Andrzej Wajda.

La modernità del regista polacco emerge con chiarezza già in fase di scrittura scenica. Non è un caso che Roman Polanski si rivolge al suo compagno di studi per scrivere il soggetto e i dialoghi del suo esordio al lungometraggio Il coltello nell’acqua (1963), thriller psicologico calato nel qui ed ora di una gita in barca ai Laghi Masuri. Il trattamento hitchcockiano di questo soggetto originale è uno dei primi tentativi da parte della cinematografia polacca del dopoguerra di mettere in discussione il rapporto privilegiato che la lega alla letteratura. Una relazione particolarmente sentita dalla prima generazione di cineasti usciti dalla scuola di cinema di Lódz. Un cineasta moderno che avrebbe interpretato nel suo paese - anche in qualità di attore - la nouvelle vague senza aver visto i primi film di Godard e Truffaut.

Un cinema moderno, individualista, autobiografico pronto a seguire con la cinepresa i giri a vuoto del suo anti-eroe urbano Andrzej Leszczyc, protagonista del dittico composto da Rysopis - Segni particolari nessuno (1964) e Walk Over. Un personaggio anti-letterario, immerso nel presente, preannunciato dai giovani varsoviani disillusi immaginati da Skolimowski per la sceneggiatura del film Ingenui e perversi (1960), diretto da un insolito Wajda. Dopo aver raccontato in Rysopis le ultime ore di libertà di Andrzej studente di ittiologia prima del servizio di leva, in Walk Over, Skolimowski - regista di se stesso - offre una possibilità di riscatto al suo personaggio attraverso un torneo di boxe aziendale vinto soltanto per il ritiro del suo avversario, corrotto dall’allenatore di Andrzej. All’alter-ego del regista che sembra colpire a vuoto la vita non resta che tentare la fuga da se stesso e dalle proprie responsabilità. Una fuga esistenziale e morale che segue nello spazio filmico una traiettoria orizzontale. Le carrellate laterali di Skolimowski svelano progressivamente oggetti e situazioni in modo audace.

Un cinema “rischioso, della sorpresa continua“, come lo aveva definito Roger Tailleur su Positif durante una proiezione al Lido. E in questo panorama e produttivo e culturale che va letta la novità del cinema di Skolimowski, tornato alla regia dopo un ritiro quasi ventennale interrotto lo scorso anno da Four Nights with Anna (2008). A Skolimowski-Andrzej il ruolo di dettare il ritmo di questa poetica dell’attraversamento urbano. Alla sua poderosa carrellata da cineasta il tentativo di rinnovare stile e contenuti del cinema polacco prima di una brillante carriera oltrecortina.

 


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