Due partite PDF 
Matteo Demichelis   

Lasciare fuori dal palcoscenico i mariti e le “scene da un matrimonio”, attorno ai quali ruota gran parte del discorso di Due partite, è il dispositivo utilizzato dal testo teatrale della Comencini per dispiegare,  attraverso una commedia da camera tutta al femminile, le vite di quattro madri negli anni Sessanta e delle rispettive figlie trent’anni dopo. Attraverso piccole e grandi confessioni private, intime, che talvolta, come accade nella realtà, possono scivolare nel triviale. Nonostante, quindi, il pericolo di cadere nella banalità sia sempre in agguato, il testo della Comencini arriva a centrare il bersaglio – ritrarre due mondi femminili borghesi socialmente molto diversi nel tempo –, ed è condotto con intelligenza attraverso un dispositivo efficace.

Nel voler scrivere la critica dell’adattamento per il cinema di questo kammerspiel, non si può che concentrarsi, fondamentalmente, sul lavoro delle attrici. E purtroppo, a questo riguardo, non tutte le interpreti sono state all’altezza del loro ruolo. Complice anche la direzione che si è voluta imprimere al lavoro: quella di una commedia con attrici riconosciute da un largo pubblico, che garantiscano un successo commerciale accentuando pesantemente i toni della commedia, soprattutto nel primo atto, e  sottraendo così la pièce a possibilità espressive sicuramente più libere ed originali. Il regista Enzo Monteleone, a cui è stato affidato questo adattamento, ha colorato la prima parte con le canzoni di Mina e con i toni sgargianti delle pellicole che uscivano in quegli anni. La macchina da presa si muove in mezzo alle acconciature vaporose di quattro giovani donne riunite, come tutti i giovedì pomeriggio, attorno al tavolo da gioco del salotto borghese di Beatrice, prossima a dare alla luce la sua prima figlia. Le amiche arrivano con le figlie, ma per qualche ora i due mondi si separano. Le figlie giocano a fare le mamme in una stanza, mentre le madri ridiventano donne parlando di sé. Nessuna delle quattro lavora, secondo la tradizione borghese del periodo del boom economico. Sofia (Paola Cortellesi) è stata appena lasciata dall’amante, e non nasconde il suo cinismo nei confronti della famiglia. Claudia (Marina Massironi), invece, è la moglie rassegnata di un marito con l’amante, benché votata ciecamente alla causa di madre modello di ben tre bambine. Gabriella (Margherita Buy) non nasconde la sua solitudine  e insoddisfazione personale, sebbene sia l’unica delle quattro a ritrovare qualche raro momento di passione con il marito perennemente in viaggio a causa della sua professione di musicista. La partoriente Beatrice (Isabella Ferrari) è la più ingenua e idealista del gruppo, con molte aspettative per il figlio in arrivo e per la nuova famiglia che si costituirà.

Nel secondo atto, trent’anni dopo, il funerale di una delle quattro donne è l’occasione per un nuovo incontro in quella casa. Protagoniste, questa volta, le quattro figlie, riunitesi per partecipare al lutto di Giulia (Alba Rohrwacher). Le giovani donne non hanno figli. Solo Cecilia (Valeria Milillo), proveniente dalla famiglia più numerosa, sta provando a rimanere incinta pur senza avere un compagno, con l’inseminazione artificiale. Sara (Carolina Crescentini) ha ricevuto il talento e la passione per la musica dalla madre Gabriella, la quale, invece, aveva abbandonato la carriera per dedicarsi alla famiglia. Sara è così diventata un’apprezzata musicista internazionale, lontana, tuttavia, dai suoi affetti come lo era stato suo padre. Infine, Rossana (Claudia Pandolfi) esercita la professione di medico, e la sua incapacità ad avere figli aggiunge un altro tassello nella rappresentazione dei difficili rapporti di queste donne con la maternità. Lo stesso salotto borghese viene filmato con colori ben più lividi del primo atto, che accentuano maggiormente la drammaticità dei nuovi problemi con cui si deve confrontare l’emancipazione femminile dai ruoli tradizionalmente assegnati alle donne. In questa seconda parte, sono state capaci di tradurre i drammi personali solamente due attrici, Claudia Pandolfi e Alba Rohrwacher. Carolina Crescentini recita la parte  dell’isterica incotrollata e incontrollabile, senza comunicare assolutamente nulla del suo personaggio. Nella prima parte, invece, infastidisce non poco Paola Cortellesi, la quale avrebbe dovuto liberare la sua interpretazione da quella verve comica che ha avuto l'effetto di esaltare in maniera assolutamente stucchevole l’aspetto cinico e disperato del suo personaggio.

Volendo intraprendere a tutti i costi la strada della commedia, si dovrebbe forse prendere come esempio di ottima performance piena di humour quella delle attrici francesi nel bellissimo Otto donne  e un mistero (François Ozon, Francia, 2002). Uno stile ricco di sfumature, meno gigionesco, con scambi perfetti tra i personaggi, come quello di questa commedia francese, avrebbe dato risultati straordinari.

TITOLO ORIGINALE: Due partite; REGIA: Enzo Monteleone; SCENEGGIATURA: Cristina Comencini, Enzo Monteleone; FOTOGRAFIA: Daniele Nannuzzi; MONTAGGIO: Cecilia Zanuso; MUSICA: Giuliano Taviani; PRODUZIONE: Italia; ANNO: 2009; DURATA: 94 min.

 


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