Pranzo di Ferragosto PDF 
Felicia Buonomo   

Film di esordio di Gianni Di Gregorio, Pranzo di Ferragosto esce nelle sale dopo aver ricevuto diversi riconoscimenti dal pubblico e dalla critica. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2008, il film vince il Premio Venezia Opera Prima "Luigi De Laurentiis". Di Gregorio sarà poi premiato come miglior regista esordiente nello stesso anno, da entrambi i maggiori riconoscimenti cinematografici italiani: David di Donatello e Nastro d'argento. Certo i “riconoscimenti” ufficiali hanno il potere di indirizzare l’occhio dello spettatore verso un giudizio preconfezionato, ma nella fattispecie dobbiamo riconoscere a Di Gregorio una straordinaria capacità di tenerezza di fronte al sempre celato, o peggio edulcorato, tema della “vecchiaia”.

Gianni, trasteverino, è figlio unico di madre vedova - una nobildonna altolocata ma decaduta, con le sue idiosincrasie e piccole manie -, di cui deve ogni giorno occuparsi. Madre e figlio vivono soli in una tenera simbiosi, in un appartamento nel centro di Roma. C’è un elemento di disturbo in questa unione, tuttavia, ovvero i debiti che negli anni hanno accumulato. Così, in un bel giorno incoronato dall'afa estiva, Alfonso, l'amministratore del condominio, si presenta alla loro porta per riscuotere quanto gli è dovuto e, approfittando delle ristrettezze economiche dell'inquilino-amico, propone a Gianni l'estinzione di tutte le spese condominiali in cambio di un favore: ospitare Marina, la madre, per la notte e il successivo pranzo di Ferragosto, in modo che lui possa partire e raggiungere la famiglia alle terme. L'accordo non prevede tuttavia l'arrivo di una seconda signora, la zia di Alfonso, Maria, una simpatica anziana con problemi di memoria, ma una vera maga nel cucinare la pasta al forno. I quattro pranzano insieme e, nonostante le lamentele della madre, tutto sembra filare liscio. Gianni, suo malgrado, è obbligato a offrire asilo a una terza “anziana donna”, quando l'amico Marcello, medico di famiglia, giunto nel pomeriggio per una visita di controllo in seguito a un malore, gli chiede di potergli affidare la madre: la sua badante è assente, Marcello è costretto al turno di notte e l'anziana donna, Grazia, rimarrebbe sola troppo a lungo. Ancora una volta l'amico-paziente è obbligato ad accettare. Gli ospiti aumentano e la situazione sembra sfuggire di mano a Gianni, ma tra litigi e mille avventure riesce a ricucire le relazioni tra le quattro donne, grazie a una magica pasta al forno della cara zia Maria e all'ausilio di una “speciale” camomilla. Il mattino dopo, Gianni ritrova le donne alle prese con qualcosa che sembrava essergli sfuggito da tempo: l'amicizia. Le “quattro madri” pare abbiano dimenticato i rancori del giorno prima e, prese da un’euforia che le lega l'una all'altra, costringono Gianni a preparare un pranzo per il giorno di Ferragosto, in attesa di salutarsi, con il ritorno dei propri figli. Ma al momento dell'addio, quando ormai Gianni ha estinto il suo debito, le tre signore diventano coscienti di un altro sentimento che avevano forse trascurato per molto tempo: la paura di rimanere sole, ricattando così ancora una volta, a suon di quattrini, il povero Gianni, che non può fare altro che accettare la somma, lasciando ancora per qualche attimo le donne in allegra compagnia.

Costato appena cinquecentomila euro, questo piccolo film prodotto da Matteo Garrone, e recitato da attori non professionisti ma sapientemente diretti da Di Gregorio -, cattura lo spettatore per la sua sincerità. È lo stesso regista a parlare di una storia autobiografica: figlio unico, strettamente legato a una madre vedova, ha così conosciuto il mondo degli anziani e tutto ciò che lo circonda, dalle loro vulnerabilità agli abbandoni estivi. Persino la proposta avanzata nella pellicola dall’amministratore non è frutto della fantasia, si tratta di un episodio realmente accaduto, solo che nella vita reale Di Gregorio rifiutò la proposta, portando sulla pellicola “come sarebbe andata” se avesse accettato. Pranzo di Ferragosto diventa così una soglia che il regista romano oltrepassa, traghettato dalla sua esperienza accumulata negli anni (quale quella a fianco di Matteo Garrone, piuttosto che di sceneggiatore), che rendono il regista capace di manipolare le sue storie in modo autentico e vivo. Mai banale, anche negli episodi che vedono il protagonista alle prese con quattro simpatiche mamme che danno sfogo alle loro “piccole pazzie”, ci pone davanti al dramma della solitudine e dell'abbandono. Complice anche uno stile ruvido e senza orpelli, Di Gregorio rende omaggio alla terza età, dipingendone un ritratto realistico che punta a riflettere sui rapporti che si instaurano tra le persone, tra gli amici, tra madre e figlio.

Titolo originale: Pranzo di Ferragosto; Regia: Gianni Di Gregorio; Sceneggiatura: Gianni Di Gregorio; Fotografia: Gian Enrico Bianchi; Montaggio: Marco Spoletini; Scenografia: Susanna Cascella; Costumi: Silvia Polidori; Musiche: Ratchev & Carratello; Produzione: Archimede, Ministero per i Beni e le Attività Culturali; Distribuzione: Fandango; Durata: 75 min.; Origine: Italia, 2008

 


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