The Charlie Chaplin Festival 2003 PDF 
di Martina Palaskov Begov   

La Royal Festival Hall di Londra e la London Philarmonic Orchesta, diretta dal maestro Carl Davis, i giorni 28, 29 e 30 novembre, hanno regalato, a piu' di 7000 persone, tra adulti, adolescenti e soprattutto rumorosissimi bambini, tre splendide giornate in compagnia del genio dello slapstick, della comicitá, del tempismo, della spazialitá estrema, sir Charles Spencer Chaplin. The Charlie Chaplin Festival, questo il nome della manifestazione, ha una lunga e travagliata storia alle spalle che merita di essere raccontata.

Correva l'anno 1980 quando gli storici David Gills e Kevin Brownlow, soci fondatori della Photoplay (storica casa di produzione e di restauro di vecchie pellicole mute), assieme al compositore americano Carl Davis, furono coinvolti in un progetto televisivo chiamato Hollywood. La Thames Tv di Londra li aveva ingaggiati per organizzare la messa in onda di 13 mini serie televisive che trattassero della storia della cinematografia muta hollywoodiana. Carl Davis, affascinato dalla autoritá visiva e da quella "potenzialmente" musicale dei film, spinto dall'entusiasmo di Gills, propose di proiettare le vecchie pellicole accompagnando le immagini mute con musiche suonate dal vivo da un'intera orchesta, come accadeva negli anni Venti. La proposta non fu accettata con enorme entusiasmo dal direttivo della Thames Tv, ma fortunatamente a reggere le redini della rete c'era il visionario Jeremy Isaac, il quale volle incominciare, nel 1980, la serie di proiezioni pubbliche in grande, con il Napoleon, capolavoro di Abel Gance datato 1927. L'anno dopo, I tre proposero il film The Crowd, 1928, di King Vidor. Le musiche vennero composte da Carl Davis, il quale riveló al mondo intero il suo talento naturale nel raccontare musicalmente le sensazioni e le emozioni degli eroi muti. Le musiche furono talmente apprezzate per la loro originalità che ancora oggi la Wern Orchestra di Londra, condotta da Rolf Wilson, ripropone i brani regolarmente.

Quando la Thames Tv dichiaró bancarotta, Channel 4, che nel frattempo aveva passato in televisione tutti I film proposti dal trio, si offrí di appoggiare economicamente il progetto. Non é un caso che la famosa rete televilsiva fosse tanto interessata al progetto: Isaac era stato assuto a C4. La tradizione continuó e Davis scrisse tra le piú belle ed affascinanti colonne sonore mai udite. L'incantesimo si ruppe quando Isaac venne rimosso dal suo incarico e sostituito da un qualcuno non particolarmente interessato nei film muti. Ma Davis non si diede pervinto, convinto che la potenza musicalmente espressiva di una grande orchesta potesse commuovere non pochi animi e non solo quelli di fanatici cinefili anacronisti. Cosí quando fu chiamato a dirigere la prestigiosa London Philarmonic Orchesta, Davis si riservó diverse serate dedicate al cinema muto, riproponendo classici quali The Crowd, The Big Parade (King Vidor, Usa, 1925), Intolerance (di D.W. Grifitth, Usa, 1917) alla Royal Festival Hall.

Il tributo al comico inglese inizió nel 1989, con una proiezione di City Lights, per celebrare il centenario della nascita dell'artista. Ma l'interesse nei confronti di Chaplin ha origini piú antiche. La Photoplay aveva prodotto nel 1983 un documentario intitolato Unkown Chaplin, che sucitó nuovo interesse sulla figura del maestro, denigrato e sottolvalutato dopo la sua morte, nel 1977. Questo interesse si é protratto fino ai giorni nostri, con frequenza chiaramente interevallate, ma pare che la comicitá, la narrativa e soprattutto la straordinaria leggerezza e dolcezza espressiva di Charlot (nomingnolo attribuitoli dai francesi) non perda mai il suo carisma e rimanga sempre un'arte, o meglio, un'Arte contemporanea.
Charlie Chaplin, the tramp.

Il grande, grandissimo fascino che circonda la figura di Charlie Chapin riguarda numerose particolarità comiche che egli coltiva e meticolosamente ricerca. Charlie Chaplin era solito prendersi cura di tutti i minimi particolari di produzione, per quanto concerneva i suoi film, compresa la colonna sonora da adattare alle immagini. Tra le diverse produzioni per cui ha recitato (la Keystone di Mack Sennet, la Essanay, First National) Chaplin ha anche lavorato per la casa Mutual, la quale ha prodotto svariati cortometraggi tra il 1916 e il 1917, altrimenti conosciuti come The Mutuals, sprovvisti di spartiti musicali indicativi. Carl Davis ha recentemente incominciato a scrivere musiche originali da adattare alle commedie che sta promuovendo (assieme a tante altre musiche e film) in tutto il mondo. La compagnia francese MK2 sta riproponendo tutti I classici di Chaplin in Dvd servendosi della colonna sonora magistralmente composta da Davis, che si ritrova ad essere, oggi, uno dei massimi esperti del settore musicale cinematografico (ha lavorato anche a film contemporanei, quali Scandal, di Michael Caton-Jones, 1989). La Warner Bros. si occupa della distribuzione inglese ed americana dei Dvd, mentre il British Film Institute ha da poco dato vita alla Charlie Chaplin Foundation.

Ma non finisce qui…anche l'Italia ha dato il suo contributo, alquanto significativo, per promuovere e facilitare la conoscenza di uno dei piú grandi registi, attori, montatori, produttori della Storia del Cinema Mondiale. Durante la passata edizione delle Giornate del Cinema Muto di Sacile, la Cineteca di Bologna ha presentato un progetto interattivo a cui sommi esperti e familiari del genio stanno dando un grosso contributo. La Cineteca sta adattando un enorme catalogo, che comprende tutto il matriale cartaceo, fotografico e documentale del regista per la rete Internet, offrendo cosí la possibilitá di studiare materiale fino ad oggi inedito. Tra le chicche piú interessanti si possono trovare svariate versioni di una medesima sceneggiatura, che rivelano quanto Chapiln fosse terribilmente maniacale e metincoloso nel scrivere I suoi capolavori.

All'interno della stupenda rassegna del Charlie Chaplin Festival (che sembra aver improvvisamente portato goia, allegria ed un eccezionale infantilismo all'interno dell'austero edificio post-bellico della Royal Festival Hall), Kevin Brownlow e Carl Davis hanno presentato un cortometraggio interessantissimo che narra del Charles Spencer Chaplin regista. How to Make Movies (l'anno in cui Chaplin ha girato gli spezzoni é il 1917; se il film fosse uscito sarebbe stato datato 1918), inizialmente, quando Kevin lo scovó sotto centinaia di vecchi rulli di film di Chaplin, non era un cortometraggio completo. Le scene c'erano, ma mancava un ordine preciso che permettesse al film di essere visto di seguito e completamente. Tuttavia, lo storico inglese aveva una sceneggiatura scritta dallo stesso Chaplin per il cortometraggio. Ció ha reso possibile la "ricomposizione" del film, musicarlo (il pianista John Sweeney ha improvvisato la colonna sonora) e presentarlo in questo nuovo formato sabato 29 novembre al Festival. Chaplin si prende meravigliosamente in giro facendo assaporare al pubblico una sua classica giornata lavorativa negli studi cinematografici di Los Angeles. Vediamo Charlie che scrive, che si trucca, che lavora con gli attori, nella sala di montaggio, insomma una giornata insieme all'artista, naturalmente all'insegna della risata e dell'ironia.
Altri tre capolavori assoluti hanno fatto da scenario alla manifestazione: City Lights (1931), The Circus (1928) e The Kid (1921). Tra I Mutuals, invece, classici quali The Immigrant (1917), The Adventurer (1917) e The Cure (1917) sono stati proiettati prima dei lungometraggi, per stuzzicare lo spettatore; uno squisito aperitivo prima della "grande abbuffata".

The Circus raggruppa grandi tematiche care a Chaplin fin dall'inzio della sua carriera. Il povero tramp gioca con la sua stessa figura comica. L'intero film é basato sulla soluzione cinematografica della mise en abîme, lo spettacolo nello spettacolo. Inconsapevolmente lo sventurato barbone entusiasma le folle senza dover fingere di essere il clown, forse un'amara realtá con cui é costretto a vivere per sempre. Egli non vuol far sorridere, ma solo poter dimostrare alla donna che ama quanto vale. Ció lo trascina in fantastiche peripezie, tra cui la fenomenale sequenza in cui Charlie si sostituisce al rivale equilibrista, ma, naturalmente, incappa in stravaganti imprevisti che danno modo all'artista di rivelare tutte le sue doti circensi. Mai nessun artista forse ha meglio distributo la spazialitá e la temporalitá diegetica all'interno dell'inquadratura cinemantografica. La gag (dalla quale discende tutta la grande tradizione comica americana), insegna sir Charles Chaplin, deve essere calcolata e ragionata in termini quasi scientifici affinché possa essere efficacie. Lo spazio messo a disposizione e delimitato dalla cornice dell'inqaudratura ha una valenza e un'importanza fondamentale, all'interno del quale il tramp si muove, si nasconde, scappa e si dimena.

Interessante come Chaplin poco adoperi il montaggio e lo scambio brusco di piani per permettere allo spettatore di riconoscere sempre l'ambiente. Spesso uno spazio nello spazio incornicia la sequenza, che rende difficile, ardua impossibile, a volte, la fuga del personaggio, come accade nella bellissima immagine del misero Charlie intrappolato per errore nella gabbia del leone. The Circus é un film alquanto maturo, che getta nuove basi interpretative per la figura del tramp. Come sosotiene Piero Scaruffi , "Charlie, l'omino impotente che accetta il sopruso, aggredisce il prepotente padre della ragazza amata e lo picchia con ferocia, un attegiamento poco conosono alla tradizione evangelista del tramp".

The Kid (1921) é invece il primo lungometraggio di Chaplin ed oltre ad essere estremamente autobiografico, introduce delle particolaritá drammatiche associate alla (in)solita comicitá. "Infatti", sostiene Kevin Brownlow, con cui abbiamo avuto il piacere di parlare durante il Festival, "le produzioni dell'epoca erano alquanto riluttanti nel promuvere lungometraggi basati esclusivamente sullo slapstick. Si temeva la noia e la ripetitivitá. Questo il vero motivo della drammaticitá di alcune sequenze, per altro riuscitissime perché vere. Ho recentemente visionato un documentario svizzero sulla vita di Chaplin con immagini inedite. La casa e la stanza dove Chaplin ha passato gran parte della sua infanzia londinese tra Lambeth e Camberwell, nel sud della capitale, é rassomigliantissima alla catapecchia in cui il tramp alleva il piccolo trovatello (Jackie Coogan)." L'analisi sociale e il commento comico, ironico e paradossale (il tramp si comporta da gentiluomo anche quando deve cercare delle cicce tra i rifiuti), la drammaticitá, ma anche le sequenze visionarie ed oniriche, quasi surrealiste (il sogno del barbone che si addormenta per strada ed immagina il suo quartiere, oramai il Paradiso, popolato da sudici barboni con le ali e l'aureola) rendono il film un raro capolavoro sempre attuale. Il finale, diversamente da molto altri, é lieto. Chaplin dipinge la riconcigliazione di una famiglia sui generis, una famiglia eterogenea composta da due esperti truffatori e la dolce mammina premurosa. La figura del padre adottivo viene sempre posta in paragone alla tenera immagine del monello e le loro identitá si scambiano, si mescolano, trasformando l'uno nell'altro (emblemantica e riuscitissima la sequenza del bimbo che ammonisce il padre che si rifiuta di prendere posto a tavola). Forse l'opera piú personale di Chaplin, nella quale non c'é solo spazio per le risate senza fine, ma anche per una piccola lacrima, come sottolinea il maestro nella didascalia iniziale. Jackie Coogan é semplicemente fenomenale nella sua performance da monello. Le usuali situazioni volutamente paradossali ed ironiche in cui solitamente il tramp si caccia (sottile critica di una societá di cui Chaplin ha sempre criticato le fragili basi ideologiche) si fanno da parte per lasciare spazio ad una tematica piú emotiva, personale, sensibile.

City Lights (1931), d'alto canto, é forse il film che maggiormente caratterizza la sacralitá cinematografica di Chaplin. Quando egli incominció a lavorare al progetto per il film City Lights, nel 1928, I primi film sonori avevano giá invaso diverse sale cinematografiche, sucitando un grande trambusto e gettando molti interpreti e professionisti del settore nel caos. Il personaggio che Chaplin creó e che lo rese famoso nel mondo intero, il tenero barbone dal cuore dolce e sempre pronto a sorridere nonostante la squallida vita randagia che la terra della libertá gli ha offerto, é un personaggio universale proprio perché il suo carisma comico ed emotivo é dato dal mino, dalla pantomima, dalla gestualitá muta delle sue goffe azioni. Come far parlare Charlot, in che lingua avrebbe dovuto esprimersi, e con che dialetto? Quello sud londinese o quello del bronx newyorkese? Dopo svariati mesi di crescente titubanza, Chaplin decise di girare il film come fosse stato un normale film muto, servendosi solo dell'ausilio sonoro nella colonna sonora di contorno. Egli dichiaró alla stampa, probabilmente consapevole di mentire, che l'avvento del sonoro e tutta la grande innovazione cinematografica apportata con la sincronizzazine non sarebbero durati che un paio d'anni per poi tornare nell'oblio e permettere ai film muti di rivivere nuovamente. La complessa situazione storica in cui si trovava il cinema dell'epoca non era l'unica preoccupazione del regista. Egli dovette affrontare non poche crisi e delusioni durante la lavorazione. L'attrice che Charlie insistette per avere nella parte della tenera fanciulla cieca, Virginia Cherrill, si riveló poco professionale e ancor meno meticolosa nel segiure le direttive del regista, quindi Chaplin fu costretto a licenziarla per poi richiamarla perché consapevole della sua unicitá nell'interpretare un'affettuosa ragazza non vedente. Inoltre il temuto e famigerato blocco dello scrittore investí l'artista proprio nel pieno delle riprese (Chaplin era solito scrivere la sceneggiatura mentre procedeva alla produzione effettiva del film, inventando nuovi agganci e cambiando scene e sequenze costantemente), costringendo la troupe intera ad una pausa forzata.
Sembra, tuttavia, che tanto sudore e tanto lavoro abbiano poi dato i loro frutti. City Lights é il film che piú di tutti si avvicina alla perferzione assoluta. Nonostante la mancata devozione nei confrontii delle nuove tecnologie sonore, il film fu accolto con grande clamore e il successo superó di gran lunga quello di film quali The Kid e The Gold Rush (1925). Il barbone gentiluomo rivela tutta la sua bontá d'animo nella pellicola e si presta al sacrificio estremo pur di aiutare la fioraia cieca ad avere le cure di cui necessita, consapevole del fatto che una volta riacquisata la vista, perderá la donna per sempre. La donna, infatti, non é a conoscenza della vera identitá dell'omino, che si finge un ricco miliardario. Il finale é emblemantico e consolida l'artista e la figura che gli ha fatto da ombra per tutta la vita, nell'olimpo dei grandi interpreti. Deluso dalla reazione della donna, il tramp si allontana, da solo, verso nuovi lidi, alla ricerca della veritá, della sinceritá, della trasparenza non corrotta dai zozzi ideologismi lucrativi, sempre con il portamento di un insolito gentiluomo….

 


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