Eva contro Eva: lo spettacolo come specchio della vita - Joseph Leo Mankiewicz PDF 
di Manuela Bunino   

Il variegato mondo dello spettacolo, con il suo bagaglio di ambizioni, invidie, passioni e giochi di potere, viene delineato da Mankiewicz con tratti incisivi e spietati.

Un'affermata e ormai matura attrice teatrale (una Bette Davis calatasi perfettamente nella parte), si lascia intenerire da una scaltra arrampicatrice sociale (Anne Baxter), che approfitta del suo aiuto per insidiarne il ruolo sul palcoscenico e nella vita privata. Alla fine gli sforzi della giovane saranno premiati, ma il prezzo da pagare per la gloria si rivelerà altissimo.

La Davis giganteggia, dando vita a un personaggio memorabile, tanto determinato davanti al pubblico quanto insicuro senza il trucco e gli abiti di scena, ironico e graffiante ma al tempo stesso fragile e bisognoso d'affetto.
Intenso e coinvolgente è il confronto a distanza tra le due protagoniste sulla natura effimera della notorietà. Mentre la giovane e ambiziosa Eva dichiara di vivere per gli applausi del pubblico, autentiche ondate di amore che rendono i fugaci momenti sulla scena, gli unici degni di essere vissuti, la saggia Margot ammette che la fama non ha nessun valore se si accompagna alla solitudine. Laddove la prima sogna di essere ammirata e amata da centinaia di spettatori diversi ogni sera, la seconda ricerca invece l'amore di una sola persona. Una donna, confida alla sua amica più cara, non potrà mai dirsi tale se trova ad attenderla la sera una casa vuota e le lenzuola fredde ("Senza di lui non si è una donna. Si è un essere con la casa ben arredata e un album pieno di buone critiche. Ma non si è una donna").

L'eterno conflitto femminile tra vita privata e affermazione professionale sembrerebbe pertanto risolversi a favore della prima, in quanto la ricerca del consenso e del favore del pubblico non sarebbe altro che un effimero strumento per compensare la mancanza di un legame autentico, basato non sull'apparenza ma sulla realtà. La più grande paura di Margot è che chi le sta vicino scopra di sentirsi attratto non dalla donna bensì dall'attrice, dal personaggio che le si è cucito addosso nel corso degli anni. Solo la conferma che i suoi timori sono infondati la libererà dall'ossessione per l'inesorabile scorrere del tempo e le permetterà di deporre in un cassetto la maschera della diva per affrontare un ruolo ben più difficile da interpretare, quello della donna innamorata e appagata. "E' la sola aspirazione che tutte abbiamo in comune – afferma- essere soltanto donna, essere amata".

Attorno alle due attrici ruota una serie di personaggi minori delineati in modo acuto e pungente. Incontriamo il critico cinico e senza scrupoli, che il regista sceglie come voce narrante, l'impresario debole e malleabile ma affascinato dalla possibilità di incrementare i suoi guadagni, lo scrittore mosso da autentico entusiasmo per il suo mestiere. E ancora il regista disincantato e attirato dalle sirene del successo, l'assistente devota che però sa far valere le proprie ragioni, la conturbante attricetta di scarso talento (interpretata dall'ancora sconosciuta Marilyn Monroe). Personalità molto diverse, accomunate dalla passione per il mondo del teatro, per il quale provano un'attrazione irresistibile che condiziona in modo decisivo la loro vita.

La sceneggiatura si regge su dialoghi sferzanti e ben costruiti, mentre la regia guida con mano salda lo spettatore verso l'amaro epilogo. Se è innegabile che la gloria eserciti un'attrazione irrefrenabile su tutti noi, tuttavia pochi sono così saggi da saper oltrepassare lo specchio ingannevole del successo per contemplare la desolazione che spesso si cela dall'altra parte.

 


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