Un naturalista un po’ strambo, il Professor Bomba, ricercatore molto sui generis, è ossessionato dalla convinzione che esista un “mondo nel mondo”, una vera e propria civiltà in miniatura che abita i boschi. Dopo la dolorosa perdita della moglie, ritrova la figlia diciassettenne, che lo raggiunge nella sua casa/laboratorio di campagna. Lei è Mary Katerine (che ormai si fa chiamare MK), e non può far altro che assecondare le stramberie del genitore (sperando, tuttavia, che possa “rinsavire), forse per una promessa fatta alla madre prima della sua dipartita. “Papà, se ci sono piccoli ometti che vanno in giro, perché non li ho mai visti?”. “Semplice, è perché si muovono troppo velocemente!”. La spiegazione è tutta qui, e sarà il leit motiv della pellicola.
Il disegno di questo film ha il tratto distintivo nei suoi personaggi, molto caricaturali ed espressivi, tipico di altre opere come Toy Story o L’era glaciale (della stessa Blue Sky Studios), e si adatta molto allo sfondo naturalistico della narrazione. In effetti il tema di questa fiaba in 3D sembra un po’ ritrito, e a salvarlo sono gli intrecci estremamente curati: i personaggi “umani” entreranno nel mondo dei piccoli abitanti del bosco, che si scoprirà esistono davvero, e le vicende dello scienziato un po’ picchiatello e di sua figlia si andranno a incastrare con quelli dell’esercito “buono” dei Leafman (piccoli protettori della natura e dell’armonia, ardimentosi soldati), che combattono i perfidi Boggan (distruttori di ogni cosa vivente). E’ un film che tiene incollati i bambini allo schermo con i suoi colori sfavillanti, i suoi abbacinanti giochi di luce (bellissima, in particolare, la riproduzione dello stagno incantato) e i suoi goffi personaggi, metà animali e metà uomini. Ciò che sorprende, andando a scorgere la lista di coloro che hanno prestato la voce ai personaggi, è il numero estremamente alto di star presenti: da Colin Farrell ad Amanda Seyfried, da Beyonce a Jason Sudeikis.
Quest’opera, nel suo principale intento educativo e sensibilizzante nei confronti dei più piccoli, riesce a divertire, affascinare e coinvolgere come poche nel panorama degli ultimi anni del cinema di animazione (riuscendoci molto meglio, ad esempio, della saga di Arthur di Luc Besson). Lo sviluppo della trama richiama per certi aspetti un po’ Il signore degli anelli, nelle parti in cui si vedono contrapposti i due piccoli eserciti, e un po’ del manicheismo del cinema d’animazione disneyano. La decennale esperienza dei Blue Sky Studios si traduce in un prodotto godibile, frutto di un grosso lavoro di sceneggiatura, di una accuratezza fuori del comune nel delineare i profili dei vari personaggi e dei paesaggi, soavemente attinti da tavolozze di colori estremamente vivi. Il tutto restituisce una magia e un incanto che rimangono impressi negli occhi e nel cuore, infondendo tenerezza (l’amore di MK per il padre supererà ogni diffidenza e offrirà la consueta ed immancabile catarsi) e regalando emozioni autentiche. Chissà se, infine, riusciremo a sentirci più vicini alla natura, per come viene qui rappresentata: un meccanismo che fa dell’armonia l’aspetto fondamentale, con ogni agente in gioco che possiede il proprio peso specifico nell’economia del sistema. Un qualcosa che dovremmo tenere a mente con molta attenzione, in un momento storico nel quale è proprio l’armonia e il rispetto dell’ambiente a venire meno con tanta facilità.
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